giovedì, Aprile 18, 2024

È Zach Galifianakis la vera anima di Masterminds

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Il cinema sembra non saper fare a meno delle storie vere, e anche le commedie non si sottraggono. Così pure Masterminds parte dalla storia di una vera rapina Loomis Fargo, avvenuta nella Carolina del Nord nel 1997, che con 17 milioni di dollari di bottino all’epoca era la seconda più importante (per quantitativo di denaro rubato) della storia degli Stati Uniti.

Il fatto è noto anche perché al centro di tutto c’erano dei redneck, dei paesani, che in un ginepraio di pessime decisioni e assurdità hanno mandato tutto a monte e si sono fatti scoprire. Da qui l’idea di raccontarla in forma di commedia.

Forza e motore di tutto è Zach Galifianakis, l’attore di commedia più importante del cinema americano del momento, il più interessante e dirompente, l’unico ad unire la forza distruttiva dei Sellers o Belushi all’umorismo di parola della grande tradizione degli scemi comici, con in più un candore da Jerry Lewis, ma aggiornato ad un’era in cui il candore non è più sinonimo di innocenza ma solo un’altra maniera di essere bastardi.

È lui con la personalità caratteristica dei suoi personaggi a dare vita a David Ghantt, la talpa che rende possibile la rapina.

Il merito del film, come tutti quelli che si appoggiano a vere storie assurde, è di avere un andamento molto strano, cioè di non seguire la tipica struttura ordinata dei film ma di mascherare quell’andamento dentro la cornice di una sequenza di fatti che ha il passo caotico delle cose come accadono nel mondo reale.

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Diventa così difficile anticipare gli eventi e si rimane sempre spiazzati dalla folle idiozia e dalle coincidenze, implausibili e assurde se fossero state inventate ma accettabili solo sapendo che sono davvero accadute.

Accanto a Galifianakis, rapinatore per amore, c’è l’oggetto del suo desiderio, Kristen Wiig, l’attrice comica di maggior richiamo del momento assieme a Melissa McCarthy, pupa di uno strano boss ignavo che è Owen Wilson. In parti minori anche Kate McKinnon e Leslie Jones (assieme alla Wiig sono tre quarti delle acchiappafantasmi), più un Jason Sudeikis in grande spolvero, nei panni di un serial killer assoldato per pareggiare i conti.

Basterebbe onestamente questo, cioè le personalità comiche coinvolte, e uno script sufficientemente originale a dare ritmo e forza al film. Tuttavia era lecito aspettarsi qualcosa di più di una commedia divertente, non solo da un simile cast, ma soprattutto dal regista: Jared Hess.

Diventato noto per Napoleon Dynamite (attenzione però, il suo vero capolavoro è un film fatto qualche anno dopo: Gentlemen Broncos) assieme alla moglie Jerusha Hess è forse il regista di commedie più originale che l’America abbia partorito negli ultimi 15 anni. Masterminds è la sua prima commedia al servizio di una sceneggiatura altrui, la prima al di fuori della confortevole ma ristretta cerchia del cinema indipendente, una in cui la sua personalità emerge pochissimo.

Hollywood non è mai stata famosa per essere un luogo malleabile e ospitale. Per non essere sbattuti fuori dalla macchina filmica più importante del mondo i registi devono o avere una personalità e una capacità di incassare tali da dargli la forza per piegare quei meccanismi alla propria volontà e mantenere uno stile personale, oppure devono fare quel che sono assunti per fare e basta. Jared Hess sembra aver scelto la seconda opzione e Masterminds è così una commedia impeccabile e convenzionale da un autore fuori da ogni canone che è stato addomesticato.

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