giovedì, Aprile 18, 2024

Split, ora possiamo dirlo: Shyamalan è tornato

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Eri perduto e ora ti abbiamo ritrovato.
Ci sono voluti una coppia di film a basso budget (bassissimo, quasi minuscolo per gli standard di Hollywood: 5 milioni di dollari), la riduzione al minimo di mezzi e possibilità, diversi paletti e una buona dose di arte dell’arrangiarsi con quel che c’è per rimettere in palla M. Night Shyamalan. Split è quasi tutto ambientato in un sotterraneo, è un film di rapimento e mistero con un protagonista che dentro di sé ha 23 personalità differenti (James McAvoy in una prestazione che, considerata la difficoltà del ruolo, non è propriamente eccezionale) e delle ragazze prigioniere che non sanno cosa sta per accadere ma vogliono evadere. Fuori, una psichiatra indaga su cosa turbi e abbia fatto il suo paziente. Semplice ed essenziale.

M. Night Shyamalan l’abbiamo scoperto tutti con Il Sesto Senso, chi ha visto anche il suo film successivo e di minore successo, Unbreakable, non ha potuto che confermare quanto di buono si potesse dire su questo talento cristallino per la suspense, gli intrecci e i grandi colpi di scena finali.

Poi l’abbiamo perso tra Signs, The Village, Lady In The Water e E venne il Giorno; l’abbiamo trovato irriconoscibile in L’ultimo dominatore dell’aria e quando è arrivato ad After Earth con Will Smith e suo figlio Jaden già in tanti l’avevano abbandonato, stufi, fiacchi e amareggiati per quel che era diventato, per questa eterna promessa non mantenuta.

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I suoi film hanno giustamente incassato sempre meno, progetti sempre più folli e ridicoli, colpi di scena che sembravano obbligatori. Questo regista che non ha mai smesso di dirigere le sue storie come forse nessuno, dopo Spielberg, ha saputo fare, unendo l’arte magistrale di sintetizzare in un’immagine il maggior numero di informazioni utili per comprendere gli eventi e il saperlo fare con grandissima grazia e sapienza narrativa, è affogato in storie quasi sempre scritte da sé in un trionfo orripilante di trame pompose e retoriche.

Per la prima volta dal 2000 sembra però che la tendenza si sia invertita e che questo regista così a lungo perduto si sia ritrovato. E proprio là dove l’avevamo lasciato.

Split è infatti un film che grida Shyamalan da ogni inquadratura, che non manca nemmeno uno dei luoghi comuni di questo autore appassionato di storie misteriose piene di svolte, di ambienti in cui il mistero sta ad un cancello, un bosco, una piscina o una stanza di distanza. Non perde nemmeno un’occasione per le sue inquadrature a doppia focale o per mettere sfocato nello sfondo qualcosa che si muove mentre in primo piano una vittima ignara fa altro. Eppure è privo di quel gusto kitsch per la scempiaggine filosofica, per le spiegazioni astruse e l’inutile titanismo delle trame. Anzi! Come già il suo predecessore, The Visit (il vero film della rinascita), è un asciutto thriller che unisce il classico tema delle personalità multiple dentro uno stesso individuo, ad un modo di trattarle e usarle per la suspense molto personale, con addirittura un finale “mostruoso” che ricorda i filmacci di serie Z americani degli anni ‘50.

Ci è voluto un genio della produzione come Jason Blum (l’uomo che con la sua casa, la Blumhouse, ha rimesso in piedi l’horror americano a colpi di budget minuscoli, tenuti bassi per politica aziendale), per far dare di nuovo il meglio a questo cineasta così bravo e così poco costante. Come in tutti i film di Blum infatti anche Split è ambientato quasi tutto in un ambiente solo, ha valori produttivi molto bassi e con poco fa il massimo che può, inventa crea e distrugge pregiudizi e convenzioni.

Così dopo quel gioiello di paura e umorismo, che era The Visit (di incredibile efficacia, essenzialità e potere evocativo), ora Split è un buonissimo film di serie B, un thriller da manuale con la ciliegina del doppio finale. Prima chiude la storia narrata e poi, nella sua coda, un pelo prima dei titoli di coda, si concede un secondo colpo di scena più grande clamoroso e “produttivo”, uno che solo i suoi fan possono cogliere e che unisce questo film ad un altro della filmografia di Shaymalan donandogli ancora più senso.

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