martedì, Aprile 16, 2024

Chi era Piersanti Mattarella, il fratello del capo dello Stato

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Piersanti Mattarella
(Foto: wikimafia.it)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sta ricevendo insulti e minacce di ogni sorta, dopo avere deciso di depennare dall’elenco dei possibili ministri il nome di Paolo Savona e dopo avere assegnato a Carlo Cottarelli il compito di provare a dare forma a un governo di transizione.

Le forze politiche avverse alla decisione gridano al colpo di stato e annunciano battaglia, fino a ricorrere all’impeachment. Sui social la polemica è diventata ancora più feroce e scurrile, c’è chi augura al capo dello Stato di “fare la fine di suo fratello”.

Ma chi è il fratello del presidente della Repubblica? Si chiamava Piersanti, Piersanti Mattarella. Più grande di lui di 6 anni (Piersanti era nato nel ’35, mentre Sergio nel ’41), è morto per mano di Cosa nostra a Palermo il 6 gennaio 1980, a pochi mesi dalla conclusione del suo mandato come presidente della regione Sicilia.

Di quel giorno, quando un killer si è avvicinato all’automobile su cui c’era Piersanti con la moglie e con la figlia, rimane la fotografia di Sergio che estrae dall’auto il corpo del fratello, in un abbraccio che è passato alla storia. C’era anche Pietro Grasso, quel giorno: era un giovane magistrato.

La lotta alla mafia e ai legami forti
Piersanti Mattarella si era schierato tante volte contro la mafia, arrivando a mettersi di traverso a Vito Ciancimino, uomo di collegamento dei Corleonesi che era stato sindaco di Palermo per una manciata di mesi tra il 1970 e il 1971 ma che, a quasi un decennio di distanza, quella poltrona riusciva ancora a controllarla in parte, come hanno ricostruito gli inquirenti durante il suo processo.

Aveva visto giusto e lontano, Piersanti Mattarella, tant’è che nel 1992 Ciancimino è stato condannato in via definitiva a 8 anni di galera per associazione mafiosa e corruzione.

Piersanti Mattarella era un uomo di punta della Dc e non ha esitato a scombussolare il proprio partito in nome della lealtà e della legalità. Nel 1979 ha chiesto all’allora segretario nazionale Benigno Zaccagnini di indagare nel comitato della provincia di Palermo, perché Ciancimino stava stringendo rapporti saldi con Salvo Lima, figura della Dc discussa e a sua volta caduta per mani mafiose nel 1992.

Sapeva Piersanti Mattarella che, mettersi contro le correnti mafiose e parte del suo partito, avrebbe avuto un prezzo. Voleva rimodernare la regione, avere maggiori strumenti di verifica dell’impiego del denaro pubblico. Voleva dare un futuro migliore ai giovani siciliani, sognava un futuro migliore per la terra di cui tutti parlavano per l’Etna e per la mafia.

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