In vista del 23 novembre, data del prossimo consiglio di amministrazione di Alitalia in cui saranno analizzate le linee del nuovo piano industriale, arrivano le prime indiscrezioni sulle future mosse del cda. Secondo quanto pubblicato oggi da Il Sole 24 Ore, «verrà ratificato il sostegno di Etihad, che si accollerà debiti finanziari della compagnia per 216 milioni, si tratta di obbligazioni, per rafforzare il patrimonio di Alitalia e rimandare la ricapitalizzazione. Etihad rimborserà le obbligazioni a scadenza, nel 2020, ma adesso non verserà denaro, sottoscriverà «strumenti finanziari partecipativi» (Sfp), che daranno diritto a una prelazione in caso di distribuzione di utili futuri, se Alitalia farà profitti. Questi titoli, detti «quasi equity», non hanno diritti di voto e non faranno aumentare la quota azivonaria di Etihad, che non può oltrepassare il 49% altrimenti, secondo le norme Ue, Alitalia perderebbe i diritti di traffico. Gli interessi sul debito continuerà a pagarli Alitalia». Sul fronte operativo il quotidiano economico anticipa una rotta che punta a diminuire l’attività nel breve-medio raggio dove c’è la concorrenza di Ryanair e altre low cost e sviluppo dei voli a lungo raggio. Nei voli fino a tre ore, tranne qualche eccezione in classe economica si pagherà per avere panini, snack e bevande. Meno personale, potrebbero esserci fino a 2.000 esuberi. Per lo sviluppo del piano oltre il breve termine occorreranno investimenti significati per acquisire nuovi velivoli wide body: Alitalia ne conta oggi 24 (A330 e B777), l’a.d. Cramer Ball ne vorrebbe altri 20 aerei in tre anni. Alitalia stima per quest’anno una perdita netta di gestione sui 400 milioni, prima di voci straordinarie, l’anno prossimo le perdite potrebbero superare i 500 milioni. L’utile non verrebbe raggiunto prima del 2021.
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