giovedì, Gennaio 16, 2025

5 ragioni per guardare The Night Of

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Opaca, oscura come vuole il titolo che allude a una notte fatale, spenta nei colori e sempre rassegnata nel registro dei dialoghi, The Night Of è di sicuro una delle serie tv migliori dell’anno. E una che non potete omettere di guardare se siete fan dei grandi prodotti per il piccolo schermo.

Partiamo dai fatti: The Night Of è una miniserie da otto episodi di un’ora; è prodotta da Hbo; è creata, scritta e diretta dallo sceneggiatore di Schindler’s List e regista Steve Zaillan assieme alla penna di alcuni episodi di The Wire Richard Price; è ispirata a Criminal Justice, una serie tv inglese; era stata cucita su misura per James Gandolfini, il protagonista scomparso nel 2013 de I Soprano che figura, comunque, come produttore esecutivo.

Se queste premesse non vi bastano, ecco 5 ragioni per cui dovreste guardare lo show, che arriverà il 25 novembre su Sky Atlantic Hd.

La storia
Nasir Khan detto Naz è uno studente di origine pakistana che vive nel Queens. La sua famiglia è onesta e umile; non ha un’auto e una notte, senza chiedere il permesso, prende in prestito il taxi del padre per recarsi con degli amici a una festa a Manhattan.

Qui, nel lussuoso Upper East Side in cui si perde, carica per caso una ragazza a bordo. Come si scopre già nell’episodio pilota, lei non ha tutte le rotelle a posto ma Naz si invaghisce, e si lascia portare a casa sua dove fanno l’amore tra alcol, droghe e rituali bizzarri di fronte ai quali il ragazzo è visibilmente a disagio. Dopo alcune ore si sveglia senza ricordi di quanto è accaduto: la ragazza, nel letto, è stata pugnalata 22 volte e giace in un mare di sangue.

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Naz scappa. Ma, sfortunatamente, un incontro con la polizia ne segna irreversibilmente il destino.

Il bisogno di risposte
Chi ha ucciso la ragazza incontrata da Naz nella Night of del titolo? Ecco la domanda che vi spingerà a divorare la miniserie che è insieme un legal drama, un giallo e prison show, episodio dopo episodio. L’estrema chiarezza della prima puntata lascia immediatamente pochi dubbi sul fatto che a commettere l’omicidio possa difficilmente essere stato il protagonista, dunque per la maggior parte del tempo si assiste a quel che viene percepita una sequela di ingiustizie, pressappochismi da parte della polizia e assunzioni legate chiaramente più al colore della pelle di Naz che alla sua personalità (assai mite) in quel che è a tutti gli effetti non una commedia ma un dramma degli equivoci.

Il tono documentaristico
Se The Night Of non fosse una serie tv di finzione, con un montaggio differente si incastonerebbe perfettamente nella cornice true crime. Ogni aspetto dello show è così realistico da risultare doloroso e l’eloquenza non è tanto retaggio dei dialoghi quanto della macchina della presa. Le ambientazioni (appartamenti, quartieri, stazioni di polizia) rappresentate raccontano una vicenda complementare e parallela a quella di Naz, ampliando il senso profondo di una vicenda che, in fondo, potrebbe essere fin troppo simile a tante altre vicende rimaste taciute, sepolte nei trafiletti invisibili dei quotidiani.

Il commentario socioculturale
Come è lecito aspettarsi da Price e Zaillan data la loro produzione precedente, The Night of è tutt’altro che una serie tv disimpegnata, di puro intrattenimento. Il vero afflato del caso giudiziario di Naz non è individuale, è collettivo: il tessuto della sua storia è lo stesso nel quale sono ricamate infinite tragedie parallele di famiglie dimenticate, senza mezzi e risorse per farsi valere anche di fronte alla più terrificante delle avversità i cui riverberi minacciano di sfilacciare ogni loro certezza. La vera protagonista dello show è l’impotenza

John Stone
Ultimo ma non ultimo, è il personaggio costruito attorno a James Gandolfini che ha finito per assumere la forma dinoccolata di John Turturro a dominare la scena: è l’avvocato John Stone (un Saul Goodman di Breaking Bad, ma come l’abbiamo conosciuto in Better Call Saul) a tenere le redini drammatiche dell’azione in quasi ogni momento, ed è a lui che tocca l’incarico di alleggerire una serie tv altrimenti difficile da digerire. Un oppresso, un tartassato e un dimenticato a sua volta, Turturro/Stone rappresenta anche un barlume di luce in una lunga notte dell’anima che non pare avere fine. 

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