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(Foto: Maurizio Pesce / Wired)
Shanghai — Da Firenze alla Cina, quasi per caso. Sì, perché all’hackaton tenutosi al Wired Next Fest fiorentino, Marta Signorini, Laura Parenti, Elisa Wan ed Eleana Sava ci sono finite all’ultimo minuto, riuscendo poi a presentare l’idea vincente. Con Beauty Shoot si sono aggiudicate la prima edizione di Beauty Hack!, vincendo la possibilità di realizzare l’app e un viaggio in Cina per visitare il quartier generale di Huawei.
Vengono da mondi diversi, geograficamente ma non solo, e la loro storia come team è iniziata proprio con la partecipazione al concorso di pochi mesi fa, del quale sono venute a conoscenza tramite le pagine di Wired. Elisa, studentessa di ingegneria informatica al Politecnico di Torino, si è iscritta per arricchire il proprio curriculum e fare esperienza fuori dall’università; Marta voleva confrontarsi con un metodo di lavoro mai sperimentato e un team di persone sconosciute; Laura — che lavora a Talent Garden a Milano ma è originaria di Firenze — ha aderito per spirito d’avventura, e infine Eleana — nata in Romania, ma in Italia da cinque anni — per curiosità e voglia di mettersi alla prova.
Nessuna delle quattro in realtà pensava che sarebbe stata ammessa all’hackaton, né tantomeno che avrebbe conquistato il viaggio in Cina messo in palio. “Penso che il nostro progetto fosse il più semplice, ma anche il più immediato”, commenta Marta: “Abbiamo avuto delle traversie nel progettare il tutto, e sicuramente gli altri gruppi si sono presentati con mock-up più elaborati e grafiche più elaborate: noi però siamo andate dritte al sodo.
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Ciascuna ha portato a casa qualcosa di differente dalla visita al quartier generale di Huawei, a Shenzhen e al centro di ricerca e sviluppo di Shanghai.
(Foto: Maurizio Pesce / Wired)
Laura è rimasta colpita dal connubio tra l’intelligenza emotiva delle persone incontrate e l’attenzione dimostrata per concetti come l’innovazione e la tecnologia. Elisa si è lasciata coinvolgere dagli aspetti più tecnici del tour: “Qui ho potuto rendermi conto che alcune cose che avevo studiato all’università e avevo reputato noiose in realtà sono decisamente importanti”. Eleana sottolinea un altro aspetto: “Ho visto un’azienda che cerca di valorizzare la persona per darle l’occasione di migliorare se stessa e il mondo che la circonda”. Marta, invece, racconta di un ambiente inclusivo, lo stesso che l’ha colpita durante l’hackaton: “Anche qui sembra che tutto sia possibile: è un approccio che si distingue molto in questo momento storico”.
E ora che faranno? Rispondono in coro: “La nostra app, assolutamente. In qualche modo la faremo. Abbiamo dato il via al progetto in 30 ore e faremo di tutto per portarlo a buon fine. Dovessimo chiuderci in appartamento per settimane, e se avremo bisogno di risorse le troveremo”.
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