giovedì, Gennaio 16, 2025

5 ragioni per non perdere Quarry

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Tornare a casa dopo essere stato in guerra. Due volte. È con la vita di tutti i giorni che deve fare i conti Mac, veterano disilluso, che nel 1972 torna nella sua Menphis e trova ad accoglierlo l’odio dei concittadini, oltre che la freddezza di chi dice di amarlo. È arrivato (dal 19 su Sky Atlantic Hd) Quarry, miniserie thriller hard-boiled in otto episodi prodotta da Cinemax, una controllata di Hbo.

Se le premesse non vi sono bastaste, di seguito 5 ragioni per cui vale la pena vedere Quarry.

1. La storia


Mac Conway torna alla città dov’è nato e cresciuto dopo la sua seconda missione in Vietnam, ma nulla va come dovrebbe. La moglie è fredda e distaccata, il padre non vuole più vederlo, l’intera città è convinto che sia un pazzo assassino. Accusato di essere stato responsabile di un massacro d’innocenti, trovare un nuovo lavoro sembra una missione impossibile… finché un losco figuro che si fa chiamare “il Broker” gli fa una proposta: diventare un serial killer, e mettersi in affari con lui.

Con tutti gli elementi del noir, seguiremo l’evoluzione di un uomo che è come una cava (quarry, in inglese): scavato dall’interno, duro come una roccia fuori.

2. Logan Marshall-Green


Ne è passato di tempo da quando interpretava il ruolo del fratello scapestrato del protagonista Ryan in The O.C. o Richard Halley, in 24. Dopo la televisione per lui sono iniziati i piccoli ruoli al cinema e in dieci anni Marshall-Green si sa imponendo come uno dei migliori attori sulla piazza.

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Uno di quelli da tenere d’occhio.

Lo abbiamo visto di recente nel thriller-horror The Invitation, dove interpretava un uomo devastato dal dolore di una perdita, e sarà uno del villan del giovane Uomo Ragno in Spiderman: Homecoming.

In Quarry è Mac Conway, il protagonista della serie che si ritroverà incastrato in una rete di omicidi e corruzione. La sua performance è stata elogiata dal pubblico e dalla critica, definita una delle più convincenti del 2016 tanto che in molti si sono stupiti della sua mancata candidatura ai Golden Globe.

Nonostante Mac, presto ribattezzato Quarry, sia l’anti-eroe per eccellenza, sarà impossibile non tifare per lui.

3. I romanzi

QUARRY2Max Allan Collins, classe 1948, è uno scrittore, sceneggiatore e fumettista, decisamente prolifico.

Nel 1976 ha dato il via ad una saga di romanzi incentrati sulla vita di un veterano del Vietnam e su un oscuro malvivente, detto “The Broker”. Negli USA la serie ha avuto molto successo, e nel corso degli anni Collins ha pubblicato ben 13 volumi. A quarant’anni di distanza quella saga diventa una omonima serie tv. Ma Collins non è nuovo agli adattamenti, è infatti dalla sua graphic novel Road To Perdition, che è stato tratto il capolavoro di Sam Mendes Era mio Padre, con Tom Hanks e Paul Newman.

Per chi volesse scoprire come si evolvono le vicende nei romanzi, oltre la serie tv, la casa editrice Vallardi ha recentemente pubblicato i primi due volumi.

4. Il cattivo

In una serie nera come questa, il ruolo del cattivo è fondamentale. Il regista Greg Yaitanes (già dietro la macchina da presa della serie Dr. House) ha deciso di affidarlo ad un attore del calibro di Peter Mullan. Noto soprattutto per il ruolo da protagonista nel film di Ken Loach My name is Joe, che gli valse il premio come miglior attore al Festival di Cannes, Mullan è il Broker, un misterioso boss criminale che gestisce i loschi traffici lungo il fiume Missisipi.

Lucido calcolatore, la sua ambiguità è il punto di forza del personaggio, e valore aggiunto all’intera serie. Il suo essere al tempo spesso un maniaco spavaldo e pericoloso e un consigliere quasi fraterno, lo rende la perfetta incarnazione del fascino del male.

5. Il contesto

Gli anni ’70 hanno ancora molto da offrire al mondo del cinema e della televisione. Da Aquarius a Vinyl quest’anno abbiamo fatto scorpacciata di pantaloni a zampa d’elefante e figli dei fiori. Quarry, però, decide di raccontare il lato più oscuro e cupo di quel periodo.

Lo spettro di un conflitto che sempre più americani vedono come ingiusto, la difficoltà di reintegrarsi per chi ha dedicato la propria vita a una Patria che ora sembra voltare le spalle. La rabbia del protagonista nei confronti del suo Paese è esplicita ed evidente.

Dal canto suo l’America si trova a dover combattere più di un conflitto, almeno negli stati del Sud. C’è la povertà, ci sono le lotte intestine della malavita, c’è la precaria questione razziale, con l’emergere del razzismo violento che ha fatto seguito alla morte di Martin Luther King.

Qualcuno potrebbe obiettare un’atmosfera fin troppo cupa, ma sarà difficile non esserne sedotti.

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