mercoledì, Dicembre 4, 2024

5 letture per resistere alla post-verità

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Perché noi italiani chiamiamo fake news quelle che sono sempre state bufale? Questo è uno dei tanti misteri a cui storici del futuro dovranno rispondere cercando di dare un senso all’epidemia mondiale di articoli dedicati alla mitologica post-verità cominciata la scorsa estate.

Nelle ultime settimane il nostro paese si è dimostrato ancora una volta all’avanguardia in quanto a soluzioni innovative a un problema che, prima del forestierismo, non è mai stato esattamente al centro dell’agenda: da chi vorrebbe dare all’Unione Europea l’autorità di rimuovere le bufale in Rete e sanzionare gli autori, alle giurie popolari che dovrebbero stabilire quando una notizia pubblicata da un giornale è falsa, fino ai giornalisti che vorrebbero vietare l’anonimato, il 2017 si preannuncia un anno piuttosto movimentato.

Tornando seri, è comunque improbabile che esista una pallottola d’argento per elevare la qualità dell’informazione (dentro e fuori dalla Rete). Per esempio, all’alba della vittoria di Trump una delle narrazioni prevalenti è stata affibbiare la colpa del risultato alle bufale on line e alla popolarità che grazie ai social network queste possono guadagnare rispetto a contenuti veritieri. Che l’avanzata dei populismi sia davvero (solo) colpa di discariche xenofobe come Breitbart e siti acchiappaclick è tutto da dimostrare, tuttavia Facebook e Google hanno rapidamente promesso (di nuovo) di impegnarsi a contrastare la diffusione di questo tipo di contenuti.

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Ma delegare l’esercizio del senso critico a queste società e ai loro algoritmi è davvero una buona idea? Persino il fact-checking non può essere da solo la soluzione a questi problemi.

Secondo gli autori di un preoccupante studio dell’università di Stanford sarebbe necessario insegnare il senso critico già a partire dalla scuola dell’obbligo, ma nel frattempo tutti, giovani meno giovani, potremmo provare a partire dai fondamentali leggendo (o rileggendo) qualche libro dedicato al pensiero critico e alla sua non sempre facile applicazione.

(Photo credit MANJUNATH KIRAN/AFP/Getty Images)(Photo credit MANJUNATH KIRAN/AFP/Getty Images)

Il mondo infestato dai demoni
Il libro più famoso dell’astronomo e divulgatore Carl Sagan è Il mondo infestato dai demoni – La scienza e il nuovo oscurantismo (1996), una raccolta di riflessioni sulla scienza e il suo posto nella società. Scrive l’autore:

“I valori della scienza e della democrazia concordano, anzi in molti casi sono indistinguibili. Scienza e democrazia hanno avuto origine – nelle loro forme civilizzate – nello stesso tempo e nello stesso luogo, ossia nell’antica Grecia, fra il VII e il VI secolo a.C. La scienza conferisce potere a chiunque si dia la pena di impararla (anche se a troppi è stato sistematicamente impedito di farlo). Essa prospera sul libero scambio di idee, che ne è anzi una condizione indispensabile; i suoi valori sono antitetici al segreto. Essa non ha alcun punto di vista speciale o alcuna posizione privilegiata. Tanto la scienza quanto la democrazia incoraggiano opinioni non convenzionali e discussioni vigorose. Entrambe richiedono ragioni adeguate, argomentazioni coerenti, criteri rigorosi di prova nonché onestà”.

Un ingrediente fondamentale per la scienza e la democrazia secondo l’autore è costituito dal pensiero scettico, che ci obbliga a valutare le prove disponibili invece che a seguire i nostri inevitabili pregiudizi. Questo strumento però, deve essere appreso e mantenuto ben affilato, facendo sempre attenzione a non confondere lo scetticismo con una chiusura mentale a qualunque nuova informazione.

I ferri del mistero
Applicare il pensiero scettico a paranormale e pseudoscienze è uno dei metodi per comunicarlo e allo stesso tempo mostrare cosa può distinguere la scienza da quello che scienza vuole solo sembrare. Con questo spirito è stato scritto I ferri del mistero – Strumenti e idee della scienza per esplorare l’insolito (2013) di Andrea Ferrero e Stefano Bagnasco, una raccolta ragionata di articoli pubblicati sulla rivista Query del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale). Gli autori nell’introduzione scrivono:

“La caccia alla bufala non è più dominio di
pochi appassionati, ma è diventata uno sport popolare tra
professionisti e amatori. Con l’esperienza maturata in tanti
anni, ci sentiamo di poter dire qualcosa sull’argomento”.

Il pensiero scettico, così come gli altri strumenti usati dalla scienza, non si può ridurre a una serie di rigide regole seguendo le quali arriveremo inevitabilmente alla verità. È vero, a volte possono bastare una manciata di campanelli d’allarme per farci sentire puzza di bruciato e scartare un’affermazione, ma in altre circostanze le cose sono più complesse. Per questo gli autori si soffermano a lungo a spiegare, per esempio, in cosa consiste il consenso scientifico o ad approfondire il difficile problema della demarcazione tra scienza e pseudoscienza. Possiamo costruirci una cassetta degli attrezzi simile a quella degli scienziati per valutare criticamente certi fenomeni, ma dobbiamo metterci dentro anche le basi filosofiche in grado di ricordarci i limiti imposti dalle specifiche competenze.

Racconti di scienza
La storia di una bufala può essere molto complessa e coprire un arco di tempo anche molto dilatato. La truffa che collega autismo e vaccini è un perfetto esempio, ma non tutti siamo disposti a leggere l’intera inchiesta di Brian Deer, il giornalista che alla fine smascherò Andrew Wakefield. Possiamo però ripercorrere agevolmente questa storia grazie a Racconti di scienza – Bugie, bufale e truffe (2015) graphic novel di Darryl Cunningham in cui l’artista evidenzia i danni tangibili che la diffusione di informazioni false su temi scientifici sono in grado di causare alla società, da qualunque fonte provengano. Scrive l’autore nell’introduzione:

“È il procedimento stesso che intendo promuovere, e non l’establishment scientifico, che non è meno in grado di imbrogliare, di farsi corrompere da politica o denaro o semplicemente di aver torto di qualsiasi gruppo umano dedito a qualsiasi attività. Sappiamo invece che del procedimento scientifico ci si può fidare perché, se così non fosse, le lampadine non funzionerebbero una volta accese, i cellulari sarebbero un peso inutile e non esisterebbero satelliti in orbita intorno al pianeta”.

Merchants of doubt
Verso la fine dell’anno Grist ha pubblicato l’articolo Fake news are old news to climate scientists: il titolo non è solo accattivante, ma assolutamente esatto e riprende quasi letteralmente un commento di Michael Mann, il celebre climatologo autore del grafico “mazza da hockey” che mostra il riscaldamento dell’emisfero settentrionale.

Facebook e le sue camere di risonanza non esistevano nemmeno quando lo scienziato entrò per la prima volta nel mirino dei negazionisti, ma per capire fino in fondo come questo sia potuto accadere è necessario leggere il libro Merchants of doubt (2011) di Naomi Oreskes e Erik M. Conway, purtroppo inedito in Italia. Dal tabacco al Ddt fino ai cambiamenti climatici i due storici documentano le tattiche con cui è stato possibile creare nel pubblico l’illusione di controversie scientifiche inesistenti e ostacolare il riconoscimento del consenso scientifico ogni volta che poteva toccare particolari interessi e/o ideologie.

Dove sono le prove?
In medicina cioè che è nuovo non è necessariamente migliore, come non è vero che più interventi siano necessariamente benefici. Spesso sulla stampa le rivoluzioni mediche sembrano dietro l’angolo, ma non è così. Una medicina migliore può invece nascere da una maggiore consapevolezza dei pazienti su quello che devono pretendere: prove di efficacia, trasparenza, partecipazione.

Il libro Dove sono le prove? – Una migliore ricerca per una migliore assistenza sanitaria (2013) si occupa di questo tema e si può leggere gratuitamente anche in italiano. Pubblicato per la prima volta nel 2006, ha ispirato una serie di iniziative dedicate all’insegnamento del pensiero critico e si è da poco concluso uno studio che ci dirà se i principi del libro possono essere insegnati anche ai bambini. Scrivono Paola Mosconi e Silvio Garattini (IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano) nella prefazione al’edizione italiana:

Chi leggerà questo libro avrà sufficienti conoscenze per non far parte del mondo dei creduloni che accettano senza spirito critico proposte terapeutiche con non hanno alcuna base scientifica

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