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Freddo e gelo si abbattono sulla penisola e la parola gelicidio irrompe nelle conversazioni e negli articoli online: ma di che si tratta? Come dice l’Accademia della Crusca, “per i molti perplessi” non è parola nuova, ma termine tecnico-specialistico della meteorologia.
Come spiegano anche i dizionari, il gelicidio è quel fenomeno meteorologico piuttosto raro (anche detto tempesta di ghiaccio, vetrone, vetrato), per il quale l’acqua piovana cade allo stato liquido anche se la temperatura è inferiore a 0 °C e si congela rapidamente una volta a contatto con gli oggetti colpiti. In altre definizioni, si legge anche che è una “patina pesante di ghiaccio depositata sugli oggetti solidi in seguito a precipitazione di acqua allo stato di surfusione”. La surfusione (o sopraffusione) è proprio il processo durante il quale un liquido si raffredda al di sotto della sua temperatura di solidificazione (congelamento nel caso dell’acqua), senza che questa solidificazione avvenga effettivamente.
A concorrere alla creazione del fenomeno del gelicidio sono peculiari condizioni metereologiche. Come si può leggere sul sito di Arpa Piemonte, a contribuire può essere lo “scorrimento di aria più calda in quota, legata a correnti umide e miti occidentali, che accompagnano una perturbazione atlantica, con piogge deboli o pioviggini” o la “presenza di un cuscinetto di aria fredda al suolo formatosi da precedenti irruzioni di aria fredda polare“.
Il gelicidio, proprio “in quanto non prevedibile e di improvvisa determinazione, risulta tra i più insidiosi per la sicurezza della circolazione”, anche per i soggetti che si trovano a gestire la viabilità e le sue emergenze nelle condizioni tipiche del clima invernale.
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