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Sulla carta era un drone unico, capace di attivarsi da solo e seguire le orme del proprietario impegnato tra discese innevate, evoluzione sulla tavola da surf o qualsiasi altra attività all’aperto. Bastava lanciarlo in area per avviare le riprese che, grazie al tracker indossato al polso, permetteva al velivolo di filmare clip Full HD a 60fps. Così Lily Camera aveva stupito gli appassionati arrivando a ottenere ben 34 milioni di dollari da circa 60mila preordini, pagati anticipatamente 499 dollari in una prima sessione e 999 dollari in un secondo momento.
Il problema è che la teoria è rimasta sempre e solo tale senza diventare mai pratica. Cioè senza mai arrivare al cliente finale. I primi scricchiolii si ebbero con il primo rinvio delle consegne, cui seguì un secondo e terzo rinvio, dopo il quale la startup di San Francisco guidata dai fondatori Antoine Balaresque e Henry Bradlow assicurò che con l’inizio dell’anno tutto sarebbe tornato alla normalità.
L’anno nuovo è stato invece la tomba del progetto. La società ha diramato una nota sul blog per annunciare la fine dei giochi. “Negli ultimi mesi abbiamo provato a trovare delle risorse finanziarie per concludere la produzione e le consegne delle prime mille unità, ma non ce l’abbiamo fatta”, si legge nel post. L’avviso è rivolto in particolar modo a chi aveva supportato lo sviluppo di Lily Camera, verso i quali la compagnia ha programmato il rimborso entro 60 giorni.
Tutto finito, quindi? Non proprio, perché l’annuncio del pensionamento del quadricottero è arrivato il giorno dopo che le autorità hanno informato la Lily Technology dell’apertura di un’indagine nei suoi confronti. A condurla è il giudice George Gascón, che come primo passo ha informato l’azienda sull’obbligatorietà del rimborso dei clienti: “Chiunque è sul mercato deve seguire le regole”, ha affermato. Querelle sui tempi a parte, però il peggio deve ancora venire, perché Lily deve rispondere alle accuse di pubblicità ingannevole e comportamento sleale verso i consumatori: alla base dell’azione legale ci sono i video realizzati dalla società per pubblicizzare le qualità del suo drone. Filmati in cui le riprese non erano registrate dalla Lily Camera, bensì da droni concorrenti e più costosi (DJI Inspire e GoPro). Una mossa che potrebbe costare alla startup una multa fino a 2.500 dollari per ogni singola violazione — che in questo caso potrebbe lievitare fino a circa 300 milioni di dollari.
Vero è che questo è lo scenario peggiore, poiché tutto dipenderà dalla decisione del San Francisco District Attorney’s (SFDA), ma considerando la prematura fine e il congelamento dei fondi disposto da Gascón a garanzia del rimborso per gli utenti, a Lily non resta altro che saldare il conto e incrociare le dita.
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