domenica, Marzo 23, 2025

No, l’agopuntura non è un rimedio per le coliche dei neonati

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Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

(foto: China Photos/Getty Images)(foto: China Photos/Getty Images)

Le cosiddette medicine alternative non sono tutte uguali. Se per credere all’omeopatia è necessario un atto di fede, altre pratiche sembrano più promettenti e sensate. Una ventina di anni fa era forse l’agopuntura a detenere il primato della più scientifica delle medicine alternative/complementari/integrative, ma i risultati delle revisioni sistematiche continuano a essere non conclusivi: l’efficacia non è superiore al placebo o non è superiore ad altri rimedi già collaudati e con miglior bilancio costi/benifici. La caccia ai fantomatici effetti terapeutici però continua, e nei giorni scorsi ha fatto il giro del mondo la notizia che l’agopuntura potrebbe essere un efficace trattamento contro le coliche dei neonati.

Si parla di colica neonatale quando un neonato altrimenti sano piange per periodi prolungati (più 3 ore al giorno, 3 giorni a settimana, 3 settimane di seguito). Le cause non sono note, ma si pensa che la condizione possa interessare fino al 40% dei neonati: per fortuna le coliche neonatali si risolvono con la crescita senza lasciare alcun danno.

Il peso per le famiglie però è altissimo, e sembra non esserci alcun modo per alleviare la disperazione del neonato.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Acupuncture medicine, e il fatto che si pubblicata tramite il gruppo Bmj, a cui appartiene anche il sacro British Medical Journal, ha investito lo studio di un’aurea di autorevolezza in più. Ora, infilare aghi nei neonati si potrebbe chiamare in molti modi, ma difficilmente qualcuno la parlerebbe di medicina e infatti diversi esperti in medicina basata sulle prove sono immediatamente insorti.

Come fanno allora gli autori dello studio, un trial clinico randomizzato in cieco, a dire che le coliche neonatali possono essere attenuate dall’agopuntura? In particolare l’effetto si manifesterebbe dalla seconda settimana di trattamento con una (lieve) riduzione del tempo passato a piangere rispetto al gruppo di controllo (dove comunque la situazione è andata ugualmente migliorando).

Forse la spiegazione più efficace  è stata del medico David Colquoun, grazie a un piccolo aiuto di una vignetta di xkcd. I ricercatori hanno eseguito ben 24 test alla ricerca di differenze statisticamente significative tra i gruppi, prendendo in considerazione il pianto normale, quello dovuto alle coliche, la semplice agitazione e la somma di questi stati, cercando differenze assolute e relative nella prima e nella seconda settimana di trattamento con tre diversi metodi statistici. Di questi 24 test solo 3 hanno dato un risultato appena significativo. Ma come spiega la vignetta di xkcd, se si fanno abbastanza comparazioni, alla fine è scontato che qualcuno restituisca un’associazione statisticamente significativa per semplice caso. E vista l’implausibilità dell’ipotesi di partenza, in questo caso è quasi certo che si tratti di falsi positivi.

Ma le debolezze dello studio sulle coliche non si fermano alla tortura analisi dei dati. Per l’esperimento i ricercatori hanno diviso i neonati in tre gruppi: nel primo gruppo l’agopuntore effettuava una sola inserzione per massimo 5 secondi nella mano; nel secondo poteva scegliere di intervenire come preferiva in base ai sintomi col solo limite di 5 aghi per massimo 30 secondi; nel gruppo di controllo invece l’agopunture entrava nella stanza senza effettuare nessun intervento.

Il medico e scettico Edzard Ernst, professore emerito di medicina complementare e pioniere degli studi che hanno cominciato a mettere alla prova le medicine alternative, sottolinea che l’assenza di differenze nei (presunti) effetti tra i due tipi di intervento dovrebbe essere un problema per l’intera ipotesi dell’agopuntura: se una piccola puntura senza stimolazione (primo gruppo) è equivalente a un intervento simile a quello che farebbe un agopuntore nel suo studio (secondo gruppo), di che si sta parlando se non di un effetto placebo? A questo proposito Ernst sottolinea che l’assenza nello studio di un confronto col placebo è fatale, eppure non sarebbe stato difficile sottoporre il gruppo di controllo a una “falsa” agopuntura, con aghi fasulli.

Secondo Colquhoun invece sarebbe anche bastato che i bambini del gruppo di controllo venissero semplicemente cullati dalla madre o da un’infermiera, invece di essere lasciati soli con l’agopuntore senza nessun intervento per 10 minuti: in uno studio analogo sulla chiropratica, cullare il bambino ha infatti dimostrato di avere gli stessi effetti sulla colica della manipolazione del chiropratico.

In aggiunta a tutto questo il medico e scettico David Gorsky sottolinea un potenziale problema con il cieco: lo studio è stato progettato in modo che i genitori, cioè coloro che erano incaricati di annotare il tempo di pianto, fossero all’oscuro. Eppure tra la prima e l’ultima visita la percentuale di genitori convinta (correttamente) che i figli avessero ricevuto davvero l’agopuntura è aumentata fino al 68%. Se effettivamente il cieco non è stato efficace, i dati potrebbero essere stati (inconsciamente) compromessi.

Intervistato dalla Bbc, l’editor della rivista Acupuncture Medicine Mike Cummings ha ammesso che lo studio è “tecnicamente negativo” proprio perché quello che si aspettavano di trovare i ricercatori prima dello studio (primary outcome) non era risultato statisticamente significativo, ma nonostante questo la ricerca rimarrebbe promettente, in attesa dei soliti ulteriori studi. Rimarrebbe allora da chiarire come questi distinguo non trapelino chiaramente anche dal comunicato stampa ricopiato in tutto il mondo, ma questo purtroppo non è certo un problema limitato alle pseudoscienze…

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