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“magazine” di
C.E. Kent, licenza
CC BY 2.0
Giovedì 9 febbraio la Condé Nast ha licenziato una giornalista, al termine di una serie di tentativi fatti all’interno (e anche fuori) del tavolo sindacale aperto con l’azienda a dicembre, quando aveva avviato la procedura nei suoi confronti.
I giornalisti Condé Nast ritengono inaccettabile il licenziamento di una collega mentre è in atto su tutto il gruppo un contratto di solidarietà difensiva volto proprio a evitare i licenziamenti e a ripartire i sacrifici economici su tutti i giornalisti della casa editrice. Insieme al Cdr, alla Federazione nazionale della stampa e all’Associazione lombarda dei giornalisti, la redazione chiede con forza il ritiro di questo licenziamento, che è assolutamente inopportuno anche perché segue una causa vinta dalla collega che contestava all’azienda il demansionamento (la sentenza ha stabilito il riconoscimento del ruolo di caporedattore e non di caporedattore ad personam quale era al momento dell’avvio della procedura di licenziamento).
Come già evidenziato da Fnsi e Alg, il licenziamento “è un atto gravissimo, che viola il patto siglato tra le parti, anche a livello nazionale, con il contratto di solidarietà difensiva. La solidarietà difensiva tra l’altro è un ammortizzatore sociale pagato dall’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, cioè dalle tasche di tutti i giornalisti, proprio per evitare i licenziamenti”.
I giornalisti Condé Nast hanno indetto due giorni di sciopero (venerdì 10 febbraio e lunedì 13 febbraio) per protestare contro questa decisione dell’azienda e chiedono all’Inpgi e a tutti gli organi competenti di valutare la legittimità del comportamento di Condé Nast. Assieme al sindacato nazionale e territoriale valuteranno inoltre tutte le iniziative possibili per contrastare questa azione unilaterale aziendale.
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