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Sono molte le persone che preferiscono Instagram ad altri social network in nome della sua natura maggiormente “pacifica”: ma non di sole rose e fiori è fatta la piattaforma. Un gruppo di accademici ha analizzato l’andamento dell’hashtag #depression sulla piattaforma. I ricercatori hanno stanato, sfruttando le API, 95,046 foto all’anno catalogate con quell’etichetta. Il campione è stato ridotto poi a 788 foto per l’analisi.
Lo studio, che sarà presentato alla conferenza dell’Association For Computing Machinery, ha evidenziato come l’hashtag fosse riferito a post di diversa natura, molti dei quali però, riconducibili ad autolesionismo, disturbi alimentari, ansia o altri disturbi di salute mentale (quella dell’autolesionismo è una tendenza già più volte evidenziata come preoccupante, lo ha sottolineato anche il Telefono Azzurro in Italia).
Il lavoro del gruppo si è poi spostato sull’analisi dei commenti ai post (1,949 a 444 contenuti pubblicati).
Quello che hanno evidenziato è il ruolo di supporto e aiuto che la community ha svolto intorno alle problematiche evidenziate, una lettura complementare al fenomeno che vede gli utenti aggregarsi e sollecitare (se non incitare) gli altri intorno a disturbi di comune matrice. Una lettura che, parimenti, vede l’anonimato non come incoraggiamento alla molestia, ma come possibilità da un lato di svelare più apertamente il problema, dall’altro di fornire un supporto con più naturalezza.
Il terreno è delicato, e sicuramente passibile di innumerevoli interpretazioni – che vanno dalla sociologia alla psichiatria – ma volendosi limitare alla cronaca della situazione fotografata in questa indagine, i commenti di supporto sono stati la maggioranza.
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Secondo i dati, il sentimento più volte espresso è stato quello di empatia (“So come ti senti”), tentativo di infondere stima (“Sei forte”), unione (“Non sei solo”), partecipazione (“Scrivimi in privato, se hai bisogno”), informazione (“sulla base della mia esperienza, alcune medicine aiutano”).
Se è vero che un commento dall’altra parte del mondo non costa niente, è anche vero che lo stesso varrebbe per un commento distruttivo e malevolo.
Facebook ha messo a disposizione dei suoi utenti un sistema che consente di segnalare post e profili considerati allarmanti (lo ha fatto proprio in collaborazione con associazioni che operano costantemente sul territorio, Telefono Azzurro per l’Italia è un esempio), e anche se questo tipo di disturbi necessitano delle opportune sedi (sanitarie e sociali) per essere affrontati e risolti, l’individuazione online è un primo passo perché siano affrontati.
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