venerdì, Marzo 28, 2025

Vetrya, come si vede il futuro dal centro esatto dell’Italia

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Abbiamo visitato l’azienda italiana che più di tutte prova a fondere due ispirazioni, presente e passata: quella delle aziende-campus della Silicon Valley e quella – più italiana – di Adriano Olivetti

L’idea di campus come luogo di aggregazione e di scambio conquista sempre di più l’Italia. Il Gruppo Vetrya, fondato dall’ex Telecom Italia Luca Tomassini, ne ha voluto uno ubicato all’esatto centro geografico del paese, individuato dall’Autorità olandese Kadaster (Dutch Land Measurement Authority), ad Orvieto, in Umbria.

campus Vetryacampus Vetrya

Una struttura di 7mila metri quadrati, su una superficie di 20mila, dedicata alle aziende del gruppo e dotata di spazi per la formazione universitaria, la ricerca, l’innovazione e lo svago.

Costruito secondo i principi di ecosostenibilità, il corporate campus diventa un luogo per la sperimentazione di soluzioni tech che miscelano internet, media, telecomunicazioni ed energie rinnovabili.

Intensa anche la collaborazione con università italiane e internazionali, per favorire lo scambio di idee e di esperienze. La partnership e l’apertura agli atenei, quell’atmosfera di ottimismo e la convinzione che le aziende debbano aprire ai capitali privati sono tutti ingredienti necessari alla riuscita di un progetto imprenditoriale di ampio respiro.

Un occhio bene aperto sul green, con pannelli fotovoltaici e parabole termodinamiche e uno sulla mobilità sostenibile, con un parco veicoli elettrici alimentati con la tecnologia Vetrya power. 50 chilometri di cablaggio garantiscono la connettività a tutte le persone che frequentano il campus, sia all’interno della struttura sia nelle zone verdi. I vetryo, totem-robot, garantiscono l’uso delle videoconferenze e la distribuzione di messaggi, oltre a gestire la prenotazione degli spazi e dei servizi disponibili.

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Ma perché scommettere su così tante tecnologie, sia nella gestione dell’azienda che nella sua identità e mission? Perché l’innovazione è ovunque, il pensiero di Vetrya. Spiega Tomassini: “La velocità del cambiamento digitale sta trasformando ogni settore della nostra vita, dal lavoro allo studio, dall’economia alla cultura, dal modo di relazionarsi alla comunicazione e, diversamente da altri periodi di cambiamento, questa volta gli effetti sono planetari. Un cambiamento epocale avvenuto più velocemente di ogni generazione che ci ha preceduto”. 

Il campus è anche dotato di un baby parking per bambini dai 13 mesi ai 10 anni di età, pensato per i figli dei dipendenti del gruppo, in cui il personale specializzato propone attività ricreative ed anche socio-educative.

Vetrya, attenta al benessere delle risorse umane, vanta il 43% di forza lavoro femminile tra dirigenti e quadri, un’età media di 33 anni, 85 ore riservate alla formazione pro capite e come spiega Katia Sagrafena, co-fondatrice e Direttore generale del Gruppo Vetrya: “L’ambiente di lavoro eccellente non è quello con il maggior numero di benefit, ma quello costruito su rispetto e fiducia. L’era digitale non è la fine dell’umanità ma un’opportunità per riconquistare l’umanità. Se saremo in grado di prenderci cura delle persone, della qualità della vita e della sostenibilità del nostro pianeta potremo vivere un’era dove non dovremo vedere uomini lavorare come macchine ma macchine che eseguono il lavoro degli uomini“.

Le aree sportive, tra cui campi di calcio, tennis, palestra e percorsi per i runner, offrono ai dipendenti occasioni di svago, e concorrono a formare la filosofia aziendale incentrata attorno all’essere umano; coadiuvando la possibilità di vivere in forma e in salute.

Vetrya, già attiva in Europa, in Africa e in America meridionale, sta cercando di conquistare i mercati dell’Est, passando dalla Malesia per raggiungere in futuro la Cina. Un aspetto non di poco conto, considerando soprattutto che il miraggio orientale è una sfida che affascina molti più di quanti partecipino all’impresa.

Quotata a Milano sull’indice AIM Tecnologia, da inizio anno le azioni sono salite del 14,65% con una crescita costante, quasi strutturale, figlia della predisposizione all’innovazione e alla ricerca di nuovi servizi e prodotti.

Ritorna quindi preponderante la corrente di pensiero che in Italia ha incarnato, alla fine degli anni ’30 del Novecento, Adriano Olivetti.

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