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Voto 9,5
Prezzo 69€
Per saperne di più: The Legend of Zelda: Breath of the Wild
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Barcellona – Sono circa le tre di notte, sono al Mobile World Congress, io colleghi dormono, gli occhi mi bruciano e sono stanco, ma dentro di me sto esultando come se avessi fatto gol alla finale di Coppa del Mondo, stringendo lo Switch come un trofeo. Il fatto è che dopo decine di tentativi sono finalmente uscito vincitore da un combattimento fondamentale di Legend of Zelda: Breath of the Wild.
Una scontro che per tutto il giorno ha occupato la mia mente, una vera ossessione, di quelle che ti fanno star male e guardare la console in cagnesco. La sera prima mi ero trovato di fronte a questo ostacolo, avevo fallito e adesso cercavo di capire come non uscirne umiliato per l’ennesima volta, quando finalmente sarei tornato nella mia stanza per provarci di nuovo.
Questo è l’effetto che Zelda ha avuto su di me e che probabilmente avrà su di voi. Una sensazione che non provavo da molto, molto tempo.
D’altronde so perché state leggendo queste righe, magari state aspettando trepidanti che il corriere consegni il pacco, che il negoziante alzi la saracinesca, oppure il 3 marzo è già passato, state uscendo da una sessione di gioco bella lunga e volete godervi un attimo di riposo, gongolando nella ricerca di conferme alle vostre impressioni. Beh sappiate che siete nel posto giusto.
Inutile girarci troppo attorno: Zelda – Breath of the Wild è un puro e semplice capolavoro.
La storia parte da una premessa molto semplice: 100 anni fa Link ha cercato di sconfiggere una grandissima forza maligna in grado di corrompere tutto ciò che la circonda: Ganon. Nel farlo è stato gravemente ferito, ma non è morto grazie all’intervento della principessa Zelda che lo ha spedito in una sorta di lunghissimo sonno durato 100 anni. Zelda invece ha continuato a lottare contro Ganon, ma non sappiamo che fine abbia fatto. Una storia abbastanza classica di bene contro male, che sa alternare momenti leggeri e altri in cui è inevitabile la stretta al cuore.
Il gioco inizia dopo il risveglio di Link in un santuario, non si ricorda niente, non ha armi né equipaggiamento. Il suo unico strumento è una tavoletta Sheikah, una sorta di tablet fantasy in grado di sbloccare alcuni poteri e fungere da mappa e macchina fotografica. Da qua in poi tocca a noi.
Le anteprime ci avevano mostrato un titolo dalle grandi potenzialità: un mondo ricco di colori e dettagli, completamente aperto e privo della benché minima struttura preconfezionata. Molti giochi sono dei racconti, bellissimi libri che sfogliamo facendo scorrere le dita su joypad, Breath of the Wild è una mappa senza nomi che dobbiamo riempire con la nostra esperienza personale.
Attenzione però, è anche un titolo che nasconde sotto l’atmosfera sognante e la colonna sonora eterea un’anima decisamente poco incline al compromesso. Gli sviluppatori sanno che siete intelligenti e che ce la potete fare anche senza troppi aiuti, sanno che dopo vi sentirete molto più soddisfatti.
Dopo ave ricevuto qualche rudimento inziale saremo libero di muoverci in un mondo che inizia in piccolo, ma che dopo poco allarga i proprio confini a dismisura con decine di chilometri da percorrere a piedi o a cavallo. Nelle prime ore impareremo che ci sono delle torri altissime sparse per la mappa che ci permetteranno di rivelarne una porzione, così da orientarsi meglio.
Troveremo poi dei santuari al cui interno ci misureremo con delle piccole sfide che ci permetteranno di sbloccare alcuni poteri con cui manipolare l’ambiente. Potremo sfruttare il magnetismo per spostare oggetti in metallo, oppure il potere del tempo per bloccare temporaneamente oggetti in movimento, creare colonne di ghiaccio o delle bombe da lanciare.
Grazie a queste abilità potremo affrontare le sfide in altri santuari, il cui premio saranno degli emblemi che potremo barattare per avere più punti vita o vigore, necessario per correre, nuotare, arrampicarsi e combattere. Tutto il resto starà alla nostra fortuna e al nostro ingegno. Verremo costantemente messi alla prova da enigmi che testeranno la nostra capacità di pensiero laterale, ma anche i nostri riflessi e il coraggio.
Il mondo di Hyrule è abitato in gran parte da mostri che non vedono l’ora di farci del male, fiumi dalle correnti impetuose, fredde montagne da scalare senza morire assiderati, deserti sconfinati in cui di giorno verremo arrostiti dal sole e di notte batteremo i denti per il freddo. L’unico modo per sopravvivere è fare esperienza e sfruttare a nostro favore ogni elemento possibile.
Immaginiamo di dover passare per forza in una zona dove si trova un avamposto di Boblin, creature abbastanza stupide ma numerose e aggressive. Attaccare a testa bassa non è sempre l’opzione migliore, perché l’inferiorità numerica può pesare e le nostre armi si rompono dopo un po’ che le usiamo, quindi dovremo colpire solo quando strettamente necessario. Magari possiamo abbattere un albero che si trova in posizione elevata sperando che gli vada contro, oppure potremmo avvicinarci di soppiatto per rubargli le armi e uccidere la sentinella, così da impedirgli una pronta risposta. E se invece dessimo fuoco all’erba secca attorno a loro? Il tutto è gestito magnificamente da un motore fisico che non presenta mai un’incertezza, un cedimento o un comportamento strano, tutto va esattamente come dovrebbe andare.
Ma questo è solo un piccolo esempio, perché il mondo di Breath of the Wild è stracolmo di nozioni fondamentali, ma nascoste, che impareremo lungo il nostro cammino. Che quando piove i nostri passi si sentono meno e potremo essere più furtivi, ma sarà più difficile arrampicarsi, che quando ci sono i fulmini è meglio non indossare armature o impugnare armi in metallo, che alcuni cavalli sono più facili da domare di altri, che quel determinato fiore, mescolato con una lucertola che resiste al fuoco e un occhio di quella creatura che avete ucciso per caso possono essere mescolati in una pozione che vi permette di sopportare gli attacchi di quel mostro che dovrete affrontare.
Probabilmente sarà uno dei giochi più discussi in rete fino al 2018, solo una coscienza collettiva potrà scovarne tutti i segreti.
Durante le mie ore di gioco ho sempre avuto l’impressione che ci fosse qualcosa che mi stavo perdendo, qualche dettaglio che mi stavo lasciando alle spalle e che avrei potuto esplorare meglio, ma anche qualcosa di incredibile che mi aspettava oltre il crinale che stavo faticosamente scalando. Magari quel tizio con cui non ho parlato mi avrebbe rivelato un passaggio segreto per quel castello in cui ho faticato tanto a entrare, magari durante la notte questa zona si popola di mostri le cui ossa potrebbero servirmi per migliorare l’armatura.
Il tutto è benedetto da una veste grafica che sfrutta la tecnologia del cel shading per regalarci panorami incredibili, fatti di riflessi di luce su specchi d’acqua cristallina, vallate verdeggianti o cime aguzze che fanno paura. Avete presente le inquadrature dall’alto de Il Signore degli Anelli mentre la Compagnia cammina per i monti? Ecco, la sensazione è qualcosa di simile. D’altronde anche Link deve sconfiggere un male oscuro andando a piedi verso una montagna abitata da creature demoniache.
Certo, non siamo di fronte al fotorealismo di Horizon: Zero Dawn e sappiamo che Switch non potrebbe nemmeno darcelo, ma onestamente non se ne sente assolutamente il bisogno. Il senso artistico di Breath of the Wild è chiaro, bellissimo, fiabesco e senza tempo. Come tutto ciò che non cerca a tutti costi di sembrare reale, non invecchierà mai. L’arte ha smesso da tempo di preoccuparsi del vero simile e Zelda può fare la stessa cosa, tanto ogni schermata è un quadro.
Breath of the Wild è una favolosa avventura, ma anche un gioco di ruolo atipico in cui non vedrete una barra dell’esperienza che cresce dopo ogni uccisione, né le vostre abilità che aumentano quando salite di livello. Certo, potremo via via contare su armi sempre più potenti (ma tanto si rompono) e armature più spesse, ma il concetto di esperienza è molto più sfumato. L’esperienza di Link è la vostra esperienza, la sua bravura nello schivare un attacco è la vostra bravura, le sue conoscenze sono le vostre conoscenze, la consapevolezza si sostituisce all’esperienza come metro per valutare la nostra progressione.
Un titolo che vi regalerà una sensazione di sfida molto difficile da trovare in questo settore. A chilometri di distanza c’è un puntino su una mappa, quella è la nostra destinazione, di fronte possiamo scorgere un fiume troppo largo per essere superato a nuoto, montagne innevate e sullo sfondo un vulcano in eruzione. Come arriviamo al puntino? Beh adesso vediamo! D’altronde ogni grande viaggio inizia con un passo, no? Se proprio vogliamo trovarci un singolo, microscopico difetto, anzi due: il frame rate non sempre al massimo e la mappatura dei tasti a volte non felicissima e, purtroppo, impossibile da cambiare.
Dopo anni di videogiochi che ti spiegano tutto ciò che succede, che ti mostrano la strada con enormi frecce, o interfacce in cui vedi i nemici anche attraverso le pareti, che cercano in tutti i modi di farti sentire sempre in controllo il primo impatto può essere devastante, come tornare in palestra dopo anni di inattività.
Certo, ci sono altri giochi che propongono mondi bellissimi e particolareggiati, altri titoli che offrono un approccio privo di compromessi, ma Breath of the Wild lo fa semplicemente meglio, con una maggiore visione d’insieme, con un game design talmente puro e privo di sbavature da mettere in prospettiva tutti gli altri titoli attorno a lui.
Credetemi, anche se la saga non vi ha mai appassionato, dovete essere felici di vivere nell’esatto momento in cui The Legend of Zelda: Breath of the Wild, uno dei giochi più importanti degli ultimi vent’anni, è arrivato sugli scaffali. Zelda è l’avventura, quella che ti fa battere il cuore, quella che hai letto nei romanzi e nei fumetti, quella che ha spinto l’uomo a esplorare i poli, l’Everest, il cuore dell’Africa e che lo porterà su Marte, e quell’invito lasciarsi alle spalle le comodità, perché è nella sfida che scopriamo la nostra vera natura. Non esiste atto d’amore più puro verso il mondo della narrativa, dell’arte, dei videogiochi e verso i milioni di persone che ogni giorno lo rendono questi mondi sempre più grandi.
Wired
Panorami spettacolari
Sensazione di libertà assoluta
Gameplay eccellente e divertente
Tired
Qualche calo di frame rate
Tasti che non possono essere riconfigurati
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