giovedì, Febbraio 13, 2025

Quello che c’è da sapere sulla Danimarca “a caccia” di impiegati

Must Read

Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

La Danimarca è alla ricerca di disoccupati da inserire nel mercato del lavoro e considerate le difficoltà nel reperire personale all’interno dei confini nazionali si è ora attivata per aprire centri per l’impiego direttamente in Italia. Ha fatto il giro del mondo un’intervista del New York Times a due imprenditori danesi, Peter Enevoldsen e Benn Sorensen, che lamentavano difficoltà nel trovare lavoratori da assumere. La Danimarca non è il paradiso dal punto di vista dell’economia e non è tutto così semplice per una persona in cerca di occupazione, ma c’è del vero: il Paese ha bisogno di manodopera e cervelli qualificati. E in queste ore, novità, ha preso piede nel Paese l’idea di aprire centri per l’impiego direttamente nell’Europa del Sud, dove la disoccupazione è elevata. Gli Stati individuati sono Italia, Spagna e Francia.

In Danimarca la disoccupazione continua a calare. Dai picchi del 5% registrati tra 2013 e 2015 si è arrivati, nel 2017, attorno al 4% (in Italia siamo al 12).

Da segnalare che nel 2008 era addirittura scesa sotto il 2%. I contratti tipici sono da 36 ore per 5 giorni a settimana, con weekend liberi. I licenziamenti sono facili, ma c’è una copertura economica importante per i disoccupati, garantita in particolare dalla cosiddetta A-Kasse, contributo che arriva a coprire fino al 90% dello stipendio per due anni. Inoltre, la formazione e l’orientamento per i disoccupati sono la norma.

Lo stipendio medio è 5000 euro lordi, attorno ai 3000 netti (la tassazione varia a seconda di diversi elementi, come ad esempio la composizione familiare).

Leggi anche

Si passa dai 10-20mila euro lordi al mese di un manager ai meno di 2mila lordi di un addetto alle pulizie. L’aspettativa per un neolaureato è 4mila euro lordi. C’è però da fare i conti con tasse elevate (si parla del 47,6 per cento di pressione fiscale) e con prezzi altrettanto elevati per prodotti di consumo e per alcuni servizi (come il trasporto pubblico, altri sono gratuiti, ad esempio l’Università). Di recente Copenhagen è stata indicata la terza destinazione turistica più cara del mondo e la quarta capitale d’Europa meno conveniente per l’affitto di un alloggio (tra l’altro non facile da trovare). Una pizza? Quasi 15 euro. Un biglietto singolo per il bus e la metro? Più di 3 euro. Una stanza in affitto? Oltre 500 euro al mese.

Il progetto di centri per l’impiego all’estero, che sta trovato grande spazio su tutti i quotidiani danesi, dallo Jyllands Posten al Politiken, è stato appena lanciato dai Socialdemokraterne, i Socialdemocratici, il principale partito del Paese in Parlamento. È la formazione che guida l’opposizione, e che potrebbe tornare al governo nel 2019 a scapito di un logoro Lars Lokke Rasmussen, premier liberale. Il piano dei Socialdemocratici ha però trovato aperture anche all’interno dell’attuale maggioranza. Se il premier si è mostrato cauto, posatezza dovuta anche al suo ruolo, non è mancato chi ha mostrato apprezzamento. E il progetto piace alla Danish society of engineers, l’associazione per le professioni tecniche e scientifiche. Si sta quindi lavorando per mettere tutti attorno a un tavolo e definire le linee operative con cui procedere alla nascita di questi jobcenter all’estero.

I profili più ricercati attualmente nel Paese sono ingegneri di tutti i campi, operatori della sanità ed esperti in informatica. Insomma, le competenze in questione non sono proprio alla portata di tutti. E c’è da valutare differenze climatiche e linguistiche che non bisogna tralasciare. Clima rigido, inverni lunghi e con poche ore di luce non sono un cambiamento da poco. L’inglese è parlato correttamente da gran parte della popolazione ed è sufficiente per molti lavori, anche specializzati. È però con il danese che si entra appieno nella società scandinava. Impararlo è complicato ed è spesso necessario per avanzamenti di carriera.

Insomma, è bene pensarci con attenzione prima di raccogliere le proprie cose e partire.

Vuoi ricevere aggiornamenti su questo argomento?

Segui

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img
Latest News

Armi italiane in Ucraina, a tre anni dall'invasione della Russia non sappiamo ancora quante ne abbiamo mandate

Le forze armate italiane, non essendo coinvolte in conflitti maggiori da decenni, hanno un ricambio di armamenti limitato. Tuttavia,...
- Advertisement -spot_img

More Articles Like This

- Advertisement -spot_img