Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Mila ZB
Dopo i record passati l’export continua a crescere: + 3,6% con 3,5 miliardi di euro.
Occhiali da sole e Europa protagonisti assoluti.
Il mercato interno fa segnare + 2,2%
Il contesto generale
Lo scenario economico globale resta caratterizzato da alti rischi economici e instabilità politica, elementi questi, strettamente connessi tra loro e legati da un rapporto circolare di causa-effetto.
Una serie di fattori sta concretizzando, anche nei paesi considerati più dinamici, la temuta stagnazione secolare: rallentamento e invecchiamento demografici, minori guadagni di produttività generati dalle attuali innovazioni, dispersione di capitale umano a causa dell’alta disoccupazione, ridotto tasso di accumulazione del capitale, rallentamento fisiologico della Cina, strisciante protezionismo.
La crescita mondiale di produzione e commercio ne risente significativamente.
Ante-crisi il PIL aumentava del 3,2% annuo e gli scambi di beni del 6,8%.
Ora non vanno oltre il 2,4% il primo e l’1,8% i secondi.
Il 2016 in particolare ha sostanzialmente radicalizzato le incertezze sul futuro: dalla Brexit alla vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, dai nuovi successi dei movimenti nazionalisti e populisti in vari paesi europei alla paralisi della comunità internazionale di fronte alla guerra in Siria, dalla nuova ondata di attacchi terroristici in Europa alle nuove incertezze sulla globalizzazione e sulla crescita economica che alimentano le fragilità sociali.
Questo significa che nessuno può far conto sul traino degli altri per uscire dal proprio stallo e che tutti devono impegnarsi, in modo coordinato, a realizzare nuove politiche per la crescita. Ciò vale in particolare per l’Eurozona.
Nel contesto di accresciuta turbolenza globale l’economia italiana presenta una debolezza superiore all’atteso. L’evoluzione recente fa poi riemergere con forza la questione del divario di crescita tra l’Italia e gli altri paesi europei, che pure in media non sono brillanti.
Questo quadro generale ha pesato anche sui risultati dell’occhialeria italiana.
Dopo due anni record per le proprie esportazioni, con variazioni tendenziali a doppia cifra, chiude positivamente il 2016, ma con una crescita che ha una nuova dimensione: una dimensione “normale”.
Anche dal mercato interno, che resta positivo, non arriva però quello slancio capace di riportare ai livelli pre-crisi.
Produzione, aziende e occupati
La produzione dell’occhialeria italiana nel 2016 è stata di 3.697 milioni di Euro, in crescita del 3,7% rispetto al 2015.
L’aumento della produzione è tornato su livelli inferiori rispetto agli ultimi due anni per il ridimensionamento nella crescita dell’export e per lo scarso slancio nel mercato interno.
Il totale delle aziende è rimasto sostanzialmente costante, si contano 862 aziende a livello nazionale (-0,9% rispetto al 2015).
Anche il fronte occupazionale ha chiuso in pareggio rispetto al 2015: senza considerare le forme contrattuali diverse (circa 500) sono 17.250 gli addetti a fine 2016.
Le esportazioni e la bilancia commerciale
Le esportazioni di montature, occhiali da sole e lenti, che assorbono quasi il 90% della produzione del settore, sono cresciute del 3,6% rispetto al 2015, raggiungendo il valore di 3.579 milioni di euro (si tratta di dati di preconsuntivo, stimati da ANFAO sulla base degli ultimi dati ISTAT disponibili relativi al periodo gennaio-ottobre 2016, n.d.r.)
L’apporto a tale crescita è derivato esclusivamente dalla performance degli occhiali da sole, mentre le montature hanno segnato il passo, confermando quella che era stata la tendenza già dell’ultima parte del 2015.
L’export degli occhiali da sole nel 2016 ha fatto segnare una variazione tendenziale del 6,8% attestandosi a circa 2.465 milioni di euro.
Le esportazioni di montature hanno registrato, invece, una flessione del 2,8%, arrivando a 1.045 milioni di euro circa.
A testimoniare questo rallentamento nella crescita, anche l’andamento delle importazioni che sono cresciute a livello tendenziale del 3,3% per un valore vicino ai 1.184 milioni di euro.
La bilancia commerciale dell’occhialeria italiana continua comunque ad essere largamente in attivo (2.395 milioni di euro il saldo export-import nel 2016), in crescita di circa 4 punti percentuali rispetto al 2015.
Le esportazioni per aree geografiche
Relativamente alle aree geografiche, considerando le esportazioni nel loro complesso, occhiali da sole e montature, possiamo osservare che:
- Area di riferimento per le esportazioni dell’occhialeria nel 2016 resta sempre l’Europa, con una quota vicina al 50% del totale delle esportazioni italiane del settore e una crescita tendenziale del 7,1% (+12,2% per gli occhiali da sole, -1,3% per le montature).
- La quota dell’export destinata all’America nel 2016 è stata del 30,2%, con un aumento dell’export del comparto sole-vista del 2,7% rispetto al 2015 (+3,9% per gli occhiali da sole, -0,5% per le montature). All’interno da segnalare il buon risultato delle esportazioni degli occhiali da sole in Centro e Sud America (+6,4%) a fronte di un andamento più negativo delle montature da vista (-5,7%).
- In Asia, area che accoglie il 17,4% delle esportazioni italiane di occhiali da sole e montature, la variazione tendenziale dell’export nel 2016 è stata negativa per 1 punto percentuale. Molto diversa la performance dell’export di occhiali da sole (+2,4%) rispetto alle montature, le cui esportazioni chiudono il 2016 con -11,5%. Da monitorare l’andamento dell’export in Asia Centrale (+9,6% per gli occhiali da sole, +7,5% per le montature).
A livello di mercati di approvvigionamento si conferma la predominanza dell’import proveniente dall’Asia con una quota del 73%.
Dal punto di vista dell’analisi per singoli paesi di esportazione possiamo notare:
- Negli Stati Uniti (da sempre primo mercato di riferimento per il settore, nel 2016 con una quota del 25,2%) l’export complessivo del sole-vista ha fatto segnare un +2,6% rispetto al 2016, crescita sicuramente ridimensionata rispetto ai due anni precedenti. Le esportazioni di occhiali da sole (+3,4%) sono risultate maggiormente in evidenza rispetto a quelle di montature che hanno chiuso l’anno sostanzialmente stabili (+0,4%).
- Il Vecchio Continente è stato sicuramente il protagonista indiscusso per le esportazioni dell’occhialeria italiana nel 2016. Il settore in Europa ha ottenuto risultati significativi in molti dei principali paesi soprattutto grazie alla performance dell’export degli occhiali da sole. In Francia, secondo paese di riferimento per le esportazioni del settore con una quota di circa il 13%, complessivamente il comparto sole-vista ha segnato una variazione tendenziale del +3,2%, declinata in un +5,4% per gli occhiali da sole e uno stabile +0,2% per le montature. In Germania le esportazioni italiane complessive del sole-vista sono cresciute del 6,9% a livello tendenziale, declinato in un +16,3% per il sole che ha più che bilanciato il risultato negativo dell’export di montature a -4,6%. Risultato analogo in UK dove le esportazioni italiane dell’occhialeria sono cresciute del +3,1% rispetto al 2015 con un +10,5% per gli occhiali da sole che ha fatto da contraltare al -11,1% per le montature. In Spagna l’export complessivo del settore ha registrato un buon +8,9% in valore rispetto al 2015 (+12,7% per gli occhiali da sole e stabili le montature da vista). Buono anche l’andamento delle esportazioni italiane nei Paesi Bassi dove le esportazioni complessive nel 2016 hanno registrato +14,7% (+23% per gli occhiali da sole e +4,4% per le montature da vista), in Grecia dove le esportazioni hanno fatto segnare +16,2% (+17,5% del sole e +11,5% delle montature), in Portogallo con una variazione tendenziale complessiva del +10,1% (declinata in un +23,6% per il sole che ha bilanciato il -8,4% per il vista). Completano il buon andamento delle esportazioni dell’occhialeria in Europa nel 2016 anche i risultati ottenuti in Polonia (+38,4%), Croazia (+63,5%), Norvegia (+10,4%) e Ungheria (+39,6%). Questi ultimi paesi pesano sicuramente poco nel quadro complessivo delle esportazioni del settore, ma dimostrano che nell’Europa vi sono ancora aree di crescita potenziale.
- Come sempre un capitolo a parte merita l’andamento delle esportazioni dell’occhialeria nei paesi emergenti. Come abbiamo potuto verificare in questi anni l’occhialeria è il settore del Made in Italy le cui esportazioni hanno un raggio d’azione kilometrico maggiore sia per numero dei mercati serviti, sia per la lontananza degli stessi. Per il comparto dunque non è una novità trovarsi di fronte a difficoltà da affrontare e opportunità da sfruttare derivanti da questa vasta dimensione dei mercati e dei consumi che rappresenta comunque un potenziale enorme in termini di sbocco per l’export dell’occhialeria italiana. A livello di quote di mercato i numeri sono ancora poco significativi, tuttavia, nel suo complesso il 2016 rispetto ai mercati emergenti è stato sottotono. Riportiamo, in ordine di rilevanza rispetto alla quota attuale che assorbono delle esportazioni del settore, le variazioni tendenziali registrate nel 2016 in questi paesi:
– Cina +7,3% (+11,9 il sole e -3,1% le montature)
– Emirati Arabi Uniti -1,5% (+0,9% il sole e -11% le montature)
– Turchia -9,4% (-7% il sole e -19,3% le montature)
– Corea del Sud -18,4% (-18,6% il sole e -16% le montature)
– Brasile -6,8% (-8,5% il sole e -3,7% le montature)
– Messico +16,4% (+22,7% il sole e +1,7% le montature)
– Giappone -0,3% (+4,6% il sole e -15% le montature)
– Israele +42,5% (+74,4% il sole e -28,1% le montature)
– Arabia Saudita +0,7% (+11,7% il sole e -19,3% le montature)
– India -9,7% (-9,6% il sole e -1,2% le montature)
Discorso a parte per la Russia dove, pur permanendo le difficoltà geopolitiche che continuano a essere di ostacolo per le esportazioni del settore, le stesse hanno registrato nel 2016 una variazione tendenziale a valore positiva a +20,3% (+18,7% gli occhiali da sole e +23% le montature) facendo ben sperare per il futuro.
Le quote di mercato delle esportazioni italiane
Considerando le esportazioni mondiali di occhiali da sole e montature, che nel 2016 possono essere stimate, sulla base dei dati ad oggi disponibili, intorno ai 15,7 miliardi di euro (+4,7% rispetto al 2015), la quota di mercato in valore riferibile all’Italia è del 22%, dietro alla Cina. Se considerassimo la sola quota relativa al prodotto di fascia alta le esportazioni italiane sarebbero sempre al primo posto con una quota a valore vicina al 70%.
Analizzando singolarmente i due comparti, la quota di mercato a valore delle esportazioni di occhiali da sole italiani aggiornata al 2016 è del 30,5%, per le montature la quota è del 20,5%.
Le esportazioni in volume
Complessivamente l’occhialeria italiana ha esportato nel 2016 circa 100,1 milioni di paia di occhiali, quantità in crescita del 2,1% rispetto al 2015.
Degli oltre 100 milioni di paia esportati, 66,8 milioni sono stati di occhiali da sole (il 66,7%) e 33,3 milioni di montature da vista (il 33,3%). Nel dettaglio le esportazioni di occhiali da sole sono cresciute in quantità del 4,4% rispetto al 2015, quelle di montature sono, invece, diminuite del 2%.
Il mercato interno
Nel 2016 il mercato interno ha mantenuto la tendenza positiva instaurata nello scorso anno, tuttavia, il risultato positivo registrato in valore (+2,2% il sell-in) è stato sotto le aspettative generali che auspicavano uno slancio maggiore per recuperare il divario accumulato dal 2007 in poi.
A livello di prodotti, si conferma un recupero maggiore dell’occhiale da sole (+3%) rispetto alle montature (+1%), mentre nel comparto delle lenti oftalmiche (+0,5%) restano sempre in evidenza le lenti progressive (+3,8%).
Conclusioni
Gli ultimi dati diffusi dai principali istituti di ricerche evidenziano uno scenario economico globale migliorato con una buona accelerazione delle attività produttive, sia nel manifatturiero che nel terziario a cui contribuiscono coralmente i mercati avanzati e alcuni dei maggiori emergenti (Cina in testa).
Su tale buon andamento continua però a pesare la spada di Damocle dell’instabilità, legata sia all’alta volatilità dei mercati finanziari (azioni, tassi, valute, materie prime) sia al quadro geopolitico (appuntamenti elettorali, Francia e Germania su tutti, avvio del negoziato per la Brexit, neoprotezionismo, terrorismo).
Tuttavia, la fiducia rilevata tra le imprese nei paesi OCSE è ai livelli più elevati dal settembre 2007 e potrebbe costituire una buona premessa per la partenza di un ciclo internazionale degli investimenti, tassello mancante nel dare slancio alla ripresa e rivitalizzare gli scambi commerciali. In tale direzione sembrerebbe muovere anche la dinamica dei prezzi, che sta abbandonando la zona deflazione, consentendo alle Banche centrali (FED americana in primo luogo) di puntare alla graduale normalizzazione delle politiche monetarie.
L’Italia prosegue ad avanzare lentamente, ma rimane tirato il freno del credito bancario e resta l’incognita dei tempi e dei modi delle elezioni politiche. Per la finanza pubblica la trattativa con la UE sulla legge di bilancio 2017 è cooperativa, con la reciproca consapevolezza che la priorità è la crescita sostenibile. Per questa occorre portare a compimento il processo di riforme.
Considerando il quadro generale, di crescita, ma spiccatamente caratterizzato dall’incertezza, è forzatamente d’uopo mantenere le previsioni improntate alla prudenza.
Considerando le peculiarità strutturali del settore, votato principalmente alle esportazioni, sicuramente lo stesso saprà, come sempre, trarre il massimo dalle opportunità che i mercati internazionali potranno offrire.
Il 2016, inoltre, ha evidenziato come anche nei mercati maturi come il Vecchio Continente ci possano essere possibilità di crescita interessanti.
Questi molteplici aspetti quindi potrebbero condurci a una crescita sicuramente ridimensionata nella misura, ma probabilmente più costante nel tempo.
Ulteriore considerazione che non può non essere fatta è quella relativa ai recenti avvenimenti che hanno visto protagonista l’occhialeria: la fusione tra i due colossi mondiali Luxottica e Essilor, leader indiscussi rispettivamente nei comparti occhiali (montature/sole) e lenti e l’ingresso diretto nel settore di uno dei big mondiali del lusso, LVMH, con la creazione di una joint venture con Marcolin.
Questi avvenimenti testimoniano sicuramente la vitalità e la valenza del settore a livello internazionale e seguono una ulteriore tendenza che avevamo già registrato, ovvero il rientro delle produzioni legate al prodotto di fascia molto alta, nel nostro Paese.
È difficile prevederne gli effetti nel breve e nel lungo periodo, tuttavia, è possibile delineare alcune prime valutazioni di base.
Le aziende italiane del settore dispongono di livelli di eccellenza indiscussi e di una leadership riconosciuta a livello mondiale. Il know-how e le competenze professionali e tecnologiche delle imprese del comparto, in particolare del distretto bellunese, sono frutto di uno sviluppo secolare che ha contribuito all’evoluzione dell’occhialeria a livello internazionale in maniera decisiva.
Da un lato, quindi, la massima integrazione verticale (vedi l’operazione Luxottica-Essilor) è innegabilmente un elemento che consentirà al gigante di Agordo di garantirsi uno sviluppo futuro solido e sicuro ampliando ulteriormente le proprie possibilità. L’operazione potrebbe, quindi, permettere un ulteriore sviluppo sia in termini occupazionali che di investimenti sul territorio, così come i vertici dell’azienda hanno recentemente precisato agli organi di informazione.
Dall’altro, l’ingresso dei grandi gruppi del lusso nel settore (vedi Kering prima e LVMH adesso) ripercorre quanto già avvenuto in altri comparti della moda, abbigliamento, calzature, pelletteria, senza per questo sminuire il ruolo della manifattura italiana, ma consentendo, invece, investimenti superiori, oggi sempre più necessari per competere nell’arena globale.
Non da ultimo, questa situazione potrebbe essere incentivante verso una maggior integrazione nella filiera delle piccole e medie aziende consentendo a queste ultime, contraddistinte da una marcata ricerca del prodotto innovativo o estremamente specializzate, di cogliere le opportunità derivanti da una maggior dimensione sui mercati internazionali.