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Un pagamento con telefonino via Satispay
L’anno scorso in Italia, roccaforte del contante, i pagamenti digitali con carta di credito hanno sfondato quota 190 miliardi di euro, il 9% in più del 2015. Secondo i calcoli del Politecnico di Milano, significa che gli italiani hanno pagato con carta il 24% dei loro acquisti. A trainare la crescita sono i nuovi pagamenti digitali, che valgono 30 miliardi ma in dodici mesi sono cresciuti del 51%.
Gli italiani, d’altronde, si trovano tra le mani sempre più strumenti. Due carte di credito ogni 5 sono contactless e un pos ogni due è in grado di leggerle, sicché le transazioni senza strisciata, anche superiori ai 25 euro (limite per l’inserimento del pin), sono più frequenti ed entro il 2019 il Politecnico stima che varranno tra 50 e 70 miliardi di euro. Crescono gli acquisti via telefonino, raddoppiano i pagamenti via cellulare per i biglietti di autobus, treni, bike e car sharing. Circa 85mila pos leggono i pagamenti da smartphone e anche se il transato medio è di 9.
500 euro all’anno (contro i 7.000 del 2015), gli osservatori si attendono crescite a doppia cifra.
A fare la differenza sui risultati del 2017 sarà anche l’ingresso sul mercato italiano di Apple pay, il sistema che digitalizza la carta di credito sullo smartphone. Il debutto è previsto nella seconda parte dell’anno e le banche convenzionate, come Unicredit, hanno iniziato ad allertare i clienti. “E molto probabilmente Samsung pay e Android pay (sistemi simili per le altre gamme di smartphone, ndr) seguiranno a ruota”, commenta Valeria Portale, direttore dell’osservatorio mobile payments & commerce del Politecnico di Milano.
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“È molto interessante capire quale sarà la risposta delle banche, smaniose di non perdere il presidio dei loro clienti. Per questo dobbiamo attenderci (e sta già succedendo) una risposta bancaria forte in ambito Mobile Wallet”, prosegue l’esperta.
(Foto: Apple)
Sul circuito Apple pay viaggeranno le carte di credito, che stanno lavorando ad affinare gli strumenti per agevolare il sistema di transazioni contactless. “Abbiamo una penetrazione del 20% di transazioni contactless sul totale delle nostre e le vediamo crescere di 1,5% mese su mese – spiega Paolo Battiston, presidente della divisione Italia e Grecia di Mastercard -. Secondo queste stime prevediamo un’ulteriore crescita al 30% entro fine anno”. “Gli italiani sono ancora più propensi alla direzione dei pagamenti via mobile – puntualizza Davide Steffanini, country manager di Visa in Italia -. Per utilizzo del cellulare, tempo medio in cui persone stanno sul cellulare, penetrazione dello smartphone per numero di cittadini, le nostre ricerche dimostrano che l’Italia ha numeri mediamente superiori a molti paesi europei. In prospettiva l’Italia è tra i primi dieci paesi al mondo per uso dei mobile payments”.
Per questo i gestori delle carte stanno sviluppando strumenti sofisticati per eliminare il rettangolo di plastica, virtualizzare la carta e trasferirla su apparecchi che dal cellulare potrebbero estendersi a smartwatch. Mastecard, ad esempio, lavora con Omate, che disegna orologi intelligenti, e con Atlas e Moov, che operano nel campo dei wearable per sportivi. E con il protocollo Mdes, in futuro qualsiasi dispositivo mobile può essere abilitato.
Alla base c’è la tecnologia del token, ossia un numero seriale che per ogni transazione il dispositivo emette al posto del numero stampato sulla carta fisica. “Con i token si potrà abilitare la carta per una sola transazione al giorno, per un tetto di spesa massimo”, precisa Steffanini. “Noi abbiamo sviluppato tecnologie che permettono di abilitare o disabilitare la carta in determinate aree geografiche o canali di vendita, come l’e-commerce – incalza Battiston -. Abbiamo anche una api che permette non solo di trasformare il pagamento in un finanziamento a breve termine, ma di visualizzare in anticipo il costo del prestito, per evitare sorprese in negozio”.
Pagamenti così smaliziati richiedono, d’altro canto, barriere di sicurezza più elevate. Il pin, insomma, non basta più. “Stiamo sperimentando che sul cellulare il pagamento via token non possa partire senza il riconoscimento dell’impronta digitale – prosegue Steffanini -. Però lo stesso processo avrà un percorso, con tecniche di riconoscimento dell’iride, del viso, della voce, della struttura del corpo e del modo di camminare”.
All‘Innovation Center di Londra, ad esempio, Visa sta sperimentando un’applicazione in realtà aumentata che permette di scegliere i posti in uno stadio per un concerto come se si fosse nell’arena e di concludere il pagamento dando l’ok con gli occhi e il riconoscimento tramite voce. Oltre alle impronte digitali, Mastercard punta a quello che definisce il selfie pay, che quest’anno approderà in Italia. “Utilizziamo immagini dinamiche e non statiche”, precisa Battiston. American Express, invece, ha lanciato “un servizio innovativo (completamente digitale e papersless) per la richiesta di nuove carte di credito avvalendosi dei più avanzati sistemi di autenticazione e firma digitale. Mentre è in via di sviluppo la firma biometrica per i punti di direct sales”.
Alla biometria live guarda anche il secondo anello della catena dei pagamenti, ossia un emittitore di carte come Cartasi. “Entro l’estate avremo sistemi di biometria live”, spiega Roberto Catanzaro, direttore innovazione e business dell’azienda. “Stiamo verificando cosa preferisce il consumatore, perché alcuni dicono che preferiscono pin”, prosegue il manager.
Cartasi ha messo a budget un miliardo di euro di investimenti in cinque anni per investimenti in tecnologia. “Stiamo per lanciare un servizio di pagamento in host cloud emulation – precisa Catanzaro -. Può essere usata dai clienti di 50 banche partner che abbiano scaricato la app Mysi pay sul loro cellulare Android. Il servizio è sicuro perché i dati della carta risiedono nel cloud. Inserisci il pin e lo avvicini al pos, che tramite tecnologia nfc completa il pagamento su tutti i pos contactless in Italia, non solo quelli su quelli Cartasi”. Cartasi ha 100mila clienti iscritti a Mysi pay e ottomila utenti regolari. Ma il servizio copre solo la galassia Android. E questo perché Apple blocca a terze parti gli elementi tecnologici per abilitare i pagamenti. Perciò anche Cartasi ha preso contatti con il colosso di Cupertino per poter accedere all’universo Ios.
Una forma di mobile wallet, che digitalizza le carte, in Italia esiste già da tempo ed è proprietà di Poste. Attraverso la app del colosso finanziario passa una transazione online ogni quattro in Italia e la prepagata del gruppo ha il 70% di quota di mercato. E Poste lavora in tandem con circuiti come Visa e Mastercard per innovare i sistemi di pagamenti. Al protocollo Masterpass della seconda, che consente di pagare in rete senza inserire ogni volta i dati finanziari, Poste ha agganciato la sua app Postepay.
I dati di mercato però indicano che al momento sistemi come Apple pay hanno un’adozione ancora bassa. Nel Regno Unito, ad esempio, il 5% degli aventi diritto fa pagamenti con il portafoglio mobile della mela. E secondo Satispay, piattaforma di pagamenti digitali italiani, questa condizione è destinata a durare. “Per operatori come Apple pay l’utilizzo 2 o 3 volte al mese del sistema di pagamento va bene – osserva Alberto Dalmasso, fondatore e amministratore delegato di Satispay -. Noi invece abbiamo voluto innovare e chi paga con Satispay, lo fa in media sei volte al mese, contro le 2,8 volte in cui si usano le carte”. La startup milanese salta il passaggio della carta di credito e si connette direttamente con l’iban, il lunghissimo codice alfanumerico che identifica un conto corrente. “L’iban è più sicuro della carta e ogni pagamento deve autorizzato dallo specifico telefonino – aggiunge Dalmasso -. La normativa impone questo requisito a partire dal 2018 e noi siamo già compliance dal 2015”.
La strategia di Satispay punta a due aree dove la longa manus di Apple e simili non può arrivare. La prima è il circuito “fedeltà” con i clienti. Apple pay effettua pagamenti anonimi per ragioni di sicurezza, senza identificare l’utente. “Questo non consente di applicare meccaniche di fidelizzazione e promozione sulla community – osserva Dalmasso -. Questo è anche il motivo per cui lo strumento di mobile payment più utilizzato negli Stati Uniti non sia Apple pay, ma l’applicazione di Starbucks”.
La seconda interessa le piccole attività, come taxisti, edicole e bar che non accettano le carta, ma che tramite smartphone possono accettare altre forme di mobile payments. Satispay si è anche alleata con i grandi. “Catene come Benetton, Grom, Venchi, Total Erg, Old Wild West e molti altri – precisa l’ad -. Questi grandi brand, che hanno punti vendita anche in altri Paesi, saranno il nostro ponte per l’ingresso in nuovi mercati”. Il piano di internazionalizzazione scatterà nel 2018, puntando prima ai Paesi più simili all’Italia per sistemi di pagamento, come Germania e Austria, poi a Francia, Belgio e Spagna. L’ultima alleanza è stata siglata con Snaitech, per aprire a Satispay anche la galassia delle ricariche telefoniche.
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