venerdì, Settembre 20, 2024

L’economia cresce, le emissioni no, ma non è il caso di essere ottimisti

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Se per decenni la crescita dell’economia globale ha portato inesorabilmente a un aumento delle emissioni di gas serra, un rapporto pubblicato qualche giorno fa dall’International Energy Agency (IEA) ci offre un barlume di speranza. Per il terzo anno consecutivo le emissioni relative al settore energetico sono rimaste stabili intorno ai 32 miliardi di tonnellate di gas serra, mentre il Pil globale è cresciuto del 3,1%.
Il trend ha iniziato a essere evidente intorno al 2010, con la significativa sostituzione del consumo di carbone col gas naturale e le fonti rinnovabili: queste ultime nel 2016 hanno rifornito più della metà della domanda globale di elettricità.

Il divario tra crescita economica e la riduzione delle emissioni è più evidente nelle economie sviluppate: a fronte di una diminuzione dei gas serra dell’1 per cento, l’anno scorso in Cina, il Pil è aumentato del 6,7 per cento.

Un andamento simile si è verificato nell’economia statunitense: nel 2016 c’è stata una crescita dell’1,6 per cento, mentre le emissioni sono diminuite del 3 per cento. Dal 1992 a oggi l’economia a stelle e strisce è cresciuta dell’80 per cento, ma le sue emissioni sono gradualmente ritornate ai livelli di quell’anno.

Nell’Unione Europea le emissioni sono invece rimaste stabili, malgrado il consumo di carbone sia diminuito del 10 per cento.
Questi dati sono confortanti, perlomeno perché confutano l’opinione, ancora salda in alcuni politici ed economisti, che la regolamentazione dei gas serra e le politiche ambientali stritolino l’economia.

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Ma l’entusiasmo per ora va moderato. L’IEA avverte infatti che questi numeri ancora non sono sufficienti a evitare un aumento delle temperature globali di 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. La comunità scientifica concorda unanimemente che superare quella soglia condurrebbe a conseguenze disastrose per tutte le specie viventi sul pianeta, inclusa la nostra.

Va anche detto che le temperature non aumentano sul pianeta in modo omogeneo, e in varie regioni la colonnina del termometro è già salita in modo allarmante. Secondo Ousmane Ndiaye, capo dell’unità climatica dell’Agenzia meteorologica del Senegal, dal 1950 al 2015 le temperature medie nel paese sono aumentate di 2 gradi. In altre parole, nello stato africano gli scenari che tolgono il sonno agli scienziati sono già realtà.

Dall’insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti le cattive notizie sul fronte climatico non sono mancate. È quindi legittimo gioire per un momento per il rapporto dell’IEA, ma è importante farlo con la consapevolezza che il bicchiere è ancora abbondantemente mezzo vuoto. Anche perché concentrarsi solo sulla riduzione dei gas serra, senza una riflessione sul concetto stesso di crescita economica, può essere davvero pericoloso. Da qui a qualche decennio potremmo essere in grado di estrarre le risorse naturali e creare ricchezza senza riscaldare il pianeta. Ma se la ricchezza non viene poi distribuita equamente e non restano risorse a sufficienza per le generazioni successive, stiamo creando un’economia a emissioni zero, ma non necessariamente più sostenibile.

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