lunedì, Febbraio 10, 2025

Alan Friedman apre i lavori del Corporate Travel Forum

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Alan_Friedman1«Gli amici di Hrs mi hanno dato 25 minuti di tempo per parlare degli scenari macroeconomici mondiali. Mi sono detto, ok!» Alan Friedman, giornalista e scrittore statunitense, legato professionalmente e personalmente all’Italia da lunghe stagioni, apre i così i lavori della terza edizione del Corporate Travel Forum targato Hrs.

Trump, Putin e il Russia-gate, la Brexit e le fatiche dell’Europa e la nuova avanzata della Cina. Tanti i temi toccati da Friedman, che non fa sconti a nessuno e condisce il suo viaggio tra le economie del globo con la sua cifra ironica.
«Per capire la politica economica di Donald Trump bisogna allacciare le cinture – anticipa – le società statunitensi hanno 2mila miliardi di dollari offshore, servirebbe una tantum, con un tasso del 10% per riportarle in America, creando indotto e posti di lavoro. Nel frattempo però, il presidente spera di fare accordi con la Russia di Putin, mentre attraversa il Russia-gate che potrebbe causare gravi problemi a Washington e le avventure di Putin hanno comportato gravi problemi per l’economia russa».

Gettando lo sguardo ancora più a Oriente, tocca alla Cina, che per Friedman sarà la «l’economia numero uno al mondo nel giro dei prossimi 15/20 anni», mentre, osservando la classe dirigente del Dragone, spiega come «il presidente cinese sia stato applaudito come “difensore del mercato libero mondiale” e dei trattati di Parigi sull’ambiente. E stiamo parlando della Cina!»

Che l’Oriente detterà legge nel prossimo futuro è cosa certa per Friedman, nonostante il Giappone stia soffrendo di una crisi demografica, tra Cina, India e il blocco dei Paesi del Sudest asiatico, «parliamo di 3 miliardi di persone, con economiche in crescita di 5/6 punti e il 65% della popolazione di età inferiore ai 30 anni».
L’Europa è invece nei titoli di coda, sia nell’intervento del giornalista statunitense, sia nel ranking delle economie mondiali. «Il Vecchio Continente sta vivendo una sorta di “crisi esistenziale ” – prosegue Friedman -, la Brexit si sta facendo sentire, banalmente, quando si parla di business e la crescita del populismo e di partiti e movimenti che soffiano sul fuoco del disagio sono pieni tutti i principali Paesi dell’Unione.  Purtroppo il mondo sta tornando a premiare uomini forti e dittatori». E su questa chiosa anche il sorriso di Friedman si spegne per qualche istante.

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