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“Outsourcing del processo di Travel: come evolvono le competenze dei Travel Manager” è il titolo della ricerca, condotta a livello mondiale e focalizzata sull’ottimizzazione dei processi e sulla riduzione dei costi nascosti del business travel, oltre che sulla figura e sulle competenze dei travel manager.
La ricerca si suddivide in due parti: una qualitativa con interviste ai chief procurement officer e una parte quantitativa sui travel manager di aziende strutturate e con ampio budget gestito. «Ho intervistato personalmente diversi professionisti – introduce il presidente di Diciottofebbraio -, e la discrepanza tra il punto di vista dei cpo rispetto ai tm, su molti punti è stata notevole». Per i primi la conoscenza della travel industry è la condizione fondamentale, seguita dal coordinamento delle funzioni aziendali mentre, per i travel manager, le capacità operative e il problem solving sono i punti cardine.
«Mi piace sottolineare che per una volta all’Italia spetta un primato positivo – rivela Jarach -, l’utilizzo di supporti informatici è il doppio rispetto al resto del mondo» ma, dalla Penisola arriva un altro primato, questa volta in negativo, circa le scelte di outsourcing. In generale il 52,5% dei travel manager partecipanti alla ricerca ha dichiarato di non utilizzare ancora l’outsourcing, dato che, in Italia, sale vertiginosamente all’85,7%. «Il principale ostacolo? La perdita dei controllo sul processo – conclude il presidente di Diciottofebbraio -, al 13,2% a livello globale, che arriva al 22,5% in Italia. Ovvero, non si fa outsourcing perché si teme di perdere il potere».