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Siamo stati nelle fabbriche di Ligier e Aixam, i due principali produttori europei, per controllare processi produttivi e standard di sicurezza dei quadricli
Un tempo le minicar o, secondo la definizione del codice della strada, i quadricicli leggeri, si guidavano senza patente. Erano vetturette spartane e venivano acquistate e guidate prevalentemente da adulti che avevano perso la patente per svariati motivi (soprattutto gli anziani per sopraggiunti limiti di età). Poi sono accadute alcune cose. Sono diventate “di moda” tra i giovanissimi, soprattutto a Roma e nelle città del Sud, per i quali costituiscono una sorta di ingresso anticipato nel mondo automobilistico. E sono stati introdotti la patente AM, quella dei cinquantini (si può prendere a 14 anni), e il certificato medico di idoneità.
Il risultato è che il mercato dei quadricicli è cambiato e si è rivolto sempre più al target giovanile, venendo incontro alle esigenze di una nicchia: i 14-17enni di buona famiglia che possono permettersi di spendere oltre 10mila euro per un’alternativa al classico motorino. Le vetturette hanno un bel design, sono super accessoriate, e somigliano alle loro sorelle maggiori, le automobili vere e proprie.
Dopo alcuni anni di crisi il mercato, che secondo i dati di Confindustria Ancma (l’associazione di categoria che riunisce le aziende costruttrici di veicoli a 2 e 3 ruote, di quadricicli e dei relativi accessori) ha un fatturato di circa 50 milioni di euro, si è ripreso e ha segnato un’inversione di rotta, con una crescita del 64% negli ultimi due anni.
L’Italia è il secondo mercato europeo dopo la Francia e nel 2016 sono stati venduti 6.
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058 quadricicli, mentre il parco circolante ammonta a circa 80mila unità. La città in cui si vendono più minicar è ovviamente Roma, che raccoglie circa il 15% del totale. Seguono, staccatissime, Milano (4%), Firenze (3,2), Napoli (3) e Catania (2,8).
La catena di montaggio della fabbrica di minicar Aixam a Chanas (Francia) – foto Wired
I quadricicli leggeri hanno una potenza massima di 6kW, possono raggiungere una velocità massima di 45 km/h e devono pesare al massimo, in ordine di marcia, 425 kg. I principali costruttori europei sono francesi e italiani: nell’ordine, il gruppo Driveplanet (Ligier e Microcar), Aixam, Chatenet, Casalini, Bellier, Piaggio.
Siamo stati nelle fabbriche dei primi due (Ligier a Vichy e Aixam a Chanas, in Francia) per saperne di più su un prodotto spesso demonizzato e sul quale c’è poca chiarezza. Innanzitutto la sfida principale per i produttori è la stessa dei pugili: devono rientrare nella categoria di peso. Devono cioè costruire vetture super accessoriate, e possibilmente sicure, senza sforare il limite di 425 kg, un’inezia se confrontato con il peso di un’autovettura normale: una Smart Fortwo, per esempio, supera il doppio di questa cifra.
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Per raggiungere l’obiettivo i telai, fatti in casa, sono in alluminio e la carrozzeria è composta da pannelli di plastica che vengono incollati al telaio. I motori sono generalmente diesel e il consumo medio è molto basso, circa 3 litri/100 km. Da quest’anno il regolamento quadro dell’Unione Europea ha introdotto nuove norme in materia di emissioni inquinante, prevedendo la certificazione Euro 4 entro la fine dell’anno (Euro 5 nel 2020) e le case produttrici si sono adeguate, introducendo nelle proprie gamme propulsori di questo tipo, che consentono un abbattimento delle emissioni di circa l’85%. I motori della Ligier sono costruiti dall’italiana Lombardini, quelli di Aixam dalla giapponese Kubota.
Presto la propulsione elettrica, oggi diffusa soprattutto nelle minicar del servizio di car sharing Share’n go, dovrebbe guadagnare una quota di mercato significativa: secondo uno studio Emisia toccherà il 33% entro il 2030. Nel frattempo Aixam sta per introdurre sul mercato italiano i modelli elettrici City e Coupé, disponibili in Italia a fine mese.
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Tornando alla produzione delle minicar, uno degli aspetti più sentiti è quello della sicurezza. Gli standard dei quadricicli sono migliorati notevolmente negli ultimi anni e i produttori sottopongono volontariamente i propri veicoli a crash test simili a quelli delle automobili, anche se non sono richiesti dalla legge, affidandosi a centri qualificati con i quali – in assenza di riferimenti normativi – vengono concordati i protocolli di prova. Le cinture di sicurezza sono obbligatorie e la maggior parte delle minicar ha i freni a disco sulle quattro ruote, mentre tra gli optional ci sono elementi utili alla sicurezza come i fari led e la retrocamera.
Ma gli optional più richiesti dai giovanissimi clienti sono in generale altri. Cerchi in lega, schermo touch, bluetooth, sedili in pelle, che fanno lievitare il costo. La gamma Ligier va da 11.600 a 15.000 euro, quella Aixam da 10.700 a 15.700: prezzi che limitano l’acquisto dei quadricicli a una nicchia di famiglie con buona capacità di spesa. I due marchi dominano il mercato europeo (e pure quello italiano, in cui gli under 18 rappresentano circa l’80% dei clienti), con quote intorno al 45% ciascuna, lasciando gli altri costruttori a spartirsi le briciole.
I freni a disco delle minicar Ligier – foto Wired [embedded content]
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