lunedì, Settembre 16, 2024

Non mandate emoji ai cinesi

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emojichina

Usare le emoji pensando che possano creare meno fraintendimenti rispetto alle parole potrebbe non essere una buona idea. Il senso delle faccette nate in Giappone assume sfumature diverse anche in base alle piattaforme — come è già stato dimostrato —  e una nuova conferma arriva da un’indagine che riguarda il pubblico cinese. Le piattaforme sulle quali si consuma il maggior numero di emoji in Cina sono certamente Weibo, con i suoi 313 milioni di utenti al mese, e WeChat, con 700 milioni. Le tastiere dei due servizi offrono faccine leggermente diverse rispetto a quelle che è abituato a vedere chi usa WhatsApp e affini e l’interpretazione, che deve tener conto sia della struttura, che degli utenti, descrive risultati inaspettati.

Per esempio, alla faccetta qui sotto, che non si farebbe fatica ad associare alla felicità, sembra che la maggior parte dell’utenza cinese attribuisca un significato che parte dall’antipatia (come minimo) e arriva al disprezzo.

smileemoji

Perché mai? Le ragioni per cui l’espressione in questione tradirebbe ostilità invece che buonumore, sarebbe spiegata dalla posizione dei muscoli: quelli superiori all’occhio immobili, e quelli sopra le labbra “tirati”, come se stessero trattenendo un sorriso. Almeno, così la vede Zhihu, un utente che ha fornito tale spiegazione su Quora. E così la pensano le 16mila persone che hanno manifestato approvazione per la sua teoria. Insomma, a quella con l’occhio “pallato”, a Oriente si preferiscono altre emoji che trasmettono risate genuine, come quelle nella foto qui sotto.

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altrefacce

Un’altra guida all’uso, quella di Zara Zhang, conferma: il sorrisetto con l’occhio pallato non si addice ad un uso amicale, salvo che — cito testualmente — “non abbiano più di 40 anni”.

Altro esempio, l’emoji sorridente con la manina che saluta. Un gentile congedo? Tutt’altro: un “Non ho nessuna intenzione di sentirti oltre, vattene”. Emojipedia sembra aver capito il gioco, e nella descrizione della luna nera, aggiunge: “Talvolta può essere percepita come inquietante”. E infatti, a detta di Quartz, quella che dovrebbe rappresentare la luna nuova, dalle sembianze umane, in Cina potrebbe risultare “subdola” e, ancora una volta, indicare diprezzo. Si tratta di una delle prime introduzioni del Consorzio Unicode, la struttura che si preoccupa di creare standard e approvare l’introduzione di nuove immagini. Ciò che indurrebbe il pubblico cinese a una lettura alternativa dell’icona — che non è nemmeno nella tastiera di default, su WeChat — sarebbero lo sguardo di sbieco (scetticismo) e, ancora una volta, il sorrisetto trattenuto.

Gli esempi si sprecano, e anche la guida di Zhang tira fuori delle chicche: l’emoji denominata “fight”, viene usata in termini tutt’altro che rissosi (indica la mossa che anticipa gli incontri di Kung Fu), ma indica anzi “ti rispetto, sono pronto a imparare da te”, oppure “mi spiace per averti preoccupato” ed è l’immagine adatta da rivolgere a qualcuno di più anziano, che si stima.

In fondo, le emoji, sono simboli: come la pittura rupestre, come qualsiasi illustrazione, per quanto standardizzate le si voglia rendere, verranno usate e interpretate in base a un infinito numero di fattori, dall’inclinazione personale, al contesto culturale. Di chi le invia, e di chi le riceve.

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