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Cinque studi di architettura tra i più famosi al mondo hanno immaginato come riconvertire gli scali ferroviari dismessi di Milano
Cinque rendering che per ora sono solo una traccia, ma che potrebbero definire il volto del futuro di Milano. Dovranno esserci gare e progetti internazionali, ma il passo più importante è stato compiuto: sul futuro dei sette scali ferroviari dismessi, su cui da tempo non si trovava un accordo, hanno lavorato cinque tra gli studi di architettura più famosi al mondo.
A Porta Genova, proprio in questi giorni, è possibile osservare le idee messe a punto per gli scali di Porta Genova, scalo Romana, Farini, Greco-Breda, Rogoredo, Lambrate e San Cristoforo dal team Embt (guidato da Benedetta Tagliabue), Mecanoo (Francine Houben), studio Sba (Stefano Boeri), Mad Architects (Ma Yansong) e Cza (Cino Zucchi).
“Un fiume verde per Milano” è il nome del progetto presentato da Stefano Boeri e dal suo team. L’idea è di realizzare sul 90% dei 7 scali dismessi un sistema continuo di boschi, oasi, frutteti e giardini pubblici legati da una nuova linea metropolitana (la M6). Nel rimanente 10% ci saranno “bordi urbani” con spazi di studio/laboratori per i giovani, servizi culturali e di assistenza al cittadino.
“La Città delle connessioni — Memoria e Futuro”, di Mad Architects, punta invece sulla mobilità sostenibile, con piste ciclabili, percorsi cittadini, filari alberati e aree a traffico limitato, fino alle reti di trasporto infrastrutturale a lunga percorrenza. L’obiettivo è quello di collegare le reti di mobilità rimaste finora non connesse. Il progetto di Mecanoo trasforma gli scali in hub multimodali, dove si incontrano mezzi di trasporto diversi e si ha sempre meno bisogno della macchina.
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L’idea è anche quella di trasformare l’area intorno agli scali in zone chiuse al traffico urbano.
“Miracoli a Milano” è il progetto presentato da Tagliabue: qui l’elemento di connessione è l’acqua, anche se ogni scalo avrà una precisa identità e un suo nome. “Sette bellissimi Broli, sette luoghi ospitali per la nuova città” è il progetto dello studio Cino Zucchi Architetti: il verde qui diventa il colore con cui si disegna l’intera città. La parola “Brolo” indica un prato alberato; nella cerchia dei nuovi Broli, quindi, ci saranno nuovi servizi, spazi verdi e percorsi che innervano il territorio agricolo ancora esistente.
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