mercoledì, Aprile 23, 2025

Va bene lo shopping online, ma siamo pronti a rinunciare ai negozi?

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È l’ “essere non essere” in salsa shopping: meglio i saldi oggi oppure il “black Friday” domani? Il dilemma che tormenta noi consumatori spinge alcuni commercianti tradizionali a tirar giù definitivamente le saracinesche. “Non c’è sfida”, pensano. Hanno ragione: la competizione tra on e offline, possiamo dirlo, è finita. Sdoganato il tabù di un’impossibile convivenza, fioccano ora i casi in cui il digitale si integra con la vendita tradizionale, promettendo “shopping experience” davvero memorabili.

Per i più intrepidi esploratori dei megastore, ad esempio, la ricerca del prodotto perduto potrebbe diventare semplice ed addirittura divertente, come dimostra il caso di Foyles. La storica libreria britannica ha sviluppato un’applicazione che guida il cliente tra le centinaia di scaffali e le migliaia di titoli del suo multipiano londinese a Charing Cross. Come un navigatore, Foyles Book Search permette al visitatore di recuperare il libro che cerca, senza dover chiedere e soprattutto attendere assistenza.

Il concorrente statunitense Barnes & Noble ha anche installato sui propri scaffali dei dispositivi che consentono ai clienti di ottenere informazioni sui testi.

Le eterne indecise, quelle che prima di acquistare hanno bisogno di conferme, potrebbero ottenerne migliaia in un attimo, senza obbligare amiche, fidanzati, commesse, passanti a rispondere all’annosa domanda: “faccio bene a comprarlo?”. Nei suoi store brasiliani, il retailer tedesco C&A ha implementato il sistema Fashion Like: ogni volta che qualcuno aggiunge un pollice in su ad uno dei capi presenti sulla pagina Facebook di C&A Brazil, il totale dei “like” accumulati appare in tempo reale sul contatore installato sulla gruccia.

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Per i più affezionati clienti entrare in negozio sarà “come essere a casa”: Barneys New York, celebre rivenditore di moda di lusso, ha sviluppato diversi strumenti per offrire contenuti digitali su misura e guidare il cliente verso i prodotti in linea con il suo profilo e lo storico dei suoi acquisti. Nei negozi della designer americana Rebecca Minkoff l’esperienza di acquisto è poi davvero coinvolgente ed emozionante. Attraverso i “digital mirror”, le clienti possono sfogliare il catalogo, selezionare gli abiti che desiderano provare e farseli portare in camerino. Una volta all’interno poi, un analogo specchio digitale suggerisce eventuali altri articoli elementi per completare l’outfit, permette di richiedere un’altra taglia ed addirittura di modificare le impostazioni di luce all’interno del camerino per… vedersi al meglio.

A rendere ancor più sensazionale l’esperienza “in store” contribuiranno infine “augmented reality” (AR) e “virtual reality” (VR). Grazie ad uno schermo per realtà virtuale 4 metri per 2 ed alla tecnologia “sensorial-based”, i visitatori degli showroom Jaguar-Land Rover possono entrare all’interno del modello preferito, visionarlo a 360 gradi, apportare modifiche in tempo reale. Il retailer inglese John Lewis sfrutta la tecnologia AR per consentire ai propri clienti, prima di decidere di acquistare un mobile, di provare a vedere come starebbe in casa propria.

Tra lo shopping da salotto ed il tradizionale “giro di spese” a vincere sarà dunque un’esperienza “ibrida”, il cui vero limite potrebbe essere che il consumatore, perso tra mille suggestioni, finisca per dimenticare cosa voleva davvero comprare.

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