martedì, Ottobre 8, 2024

Hai poche risorse? Meglio, sarai più creativo

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Mi capita di ascoltare, spesso, persone che si lamentano per propri risultati, decisamente scarsi, e “giustificano” la poca creatività, personale o aziendale, dicendo: “Non abbiamo tempo …”, “Non abbiamo persone …”, “Non abbiamo budget …”, ecc. Il tempo di queste scuse è finito: recenti studi mostrano come gli ostacoli e la scarsità di risorse rappresentano un importante stimolo per il pensiero creativo.

Ostacoli e creatività quotidiana
La creatività non è (solo) l’intuizione “originale” che permette ad un artista di creare un capolavoro (un testo, un dipinto, un scultura, una composizione musicale, ecc.), ma è, soprattutto, la capacità di pensare “fuori dagli schemi” e di individuare (e realizzare) soluzioni, innovative ed efficaci, alle sfide e ai problemi quotidiani.
Troviamo “tracce di creatività”, quindi, nel codice che scrive un programmatore di app, nei servizi, originali, offerti da un freelance, nella capacità organizzative di una mamma che integra gli impegni professionali e familiari, nel piano marketing di un manager che individua nuovi mercati (o nuove applicazioni) per il suo prodotto, nella composizione di un nuovo piatto di uno Chef, nella passione con cui un insegnante rende utile e affascinante la sua lezione, ecc.

In tutte queste situazioni la persona si trova ad affrontare diversi problemi e a fare i conti con una serie di “limiti”. “Uno scrittore” – come ricorda Annamaria Testa (nel post La creatività ama gli ostacoli, i limiti, i vincoli e le barriere) – “negozia costantemente coi vincoli imposti da linguaggio, trama, struttura.

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Un pittore, con la bidimensionalità del quadro, coi confini della tela, con le caratteristiche dei colori, coi limiti del gesto pittorico. Un cuoco, coi vincoli della commestibilità, del gusto, della chimica dei cibi … ciascuno fa un gran lavoro che riguarda il superare, l’aggirare, il rifondare, il reinterpretare le regole della sua disciplina.”
Sono proprio questi limiti, con cui ci scontriamo quotidianamente, a rappresentare un trampolino di lancio per il pensiero creativo.

I limiti rappresentano un punto di partenza
Iniziare a “creare” partendo da zero, da un foglio bianco, non è facile, ne parlavo anche nel post “Come superare (creativamente) il blocco dello scrittore”, i vincoli rappresentano una traccia da cui partire per realizzare il nostro lavoro.
Frank Gehry, noto architetto canadese, famoso per aver progettato il Museo Guggenheim di Bilbao e il Disney Concert Hall di Los Angeles ha ammesso, più volte, che ciò che lo ispira maggiormente sono proprio le limitazioni e vincoli. Quando gli è stato chiesto di costruire una casa, senza alcun vincolo, si è trovato seriamente in difficoltà. “È stato orribile” – ha confessato Gehry – “ho faticato moltissimo, mi sono domandato che senso avesse un progetto simile. È decisamente meglio avere qualche problema su cui cominciare a lavorare, credo che, in questo modo, siamo stimolati a trasformare questi vincoli in azione”.

Anche limiti di carattere economico possono avere un impatto positivo sulla creatività. Se chiediamo ai nostri collaboratori di progettare un nuovo prodotto, otterremo una decina di buone idee, ma se imponiamo loro un budget limitato, è molto probabile che riceveremo soluzioni decisamente creative (che si tratti di ideare nuovi prodotti, di cucinare pasti originali o di riparare giocattoli rotti). Questo è quello che emerge dalla ricerca “How Do Financial Constraints Affect Creativity? svolta, nel 2014, da Irene Scopelliti, Paola Cillo, Bruno Busacca e David Mazursky, docenti presso l’Università Bocconi di Milano.

Se ci guardiamo intorno, la realtà che ci circonda è piena di (sorprendenti) possibilità che nascono da risorse decisamente limitate. I colori fondamentali sono solo 3 (rosso, giallo e blu), eppure, siamo in grado di ottenere, dalla loro combinazione, milioni di colori e di sfumature differenti. Le note musicali sono 7 (più 5 semitoni), ma hanno permesso di realizzare le più diverse melodie in ogni genere musicale. Le cifre sono solo 10, ma ci consentono di elaborare calcoli che permettono di costruire ponti e palazzi, di mettere in orbita navicelle spaziali, di criptare codici ed informazioni e tanto altro. Gli elementi “vincolanti” che caratterizzano i nostri contesti sociali e professionali rappresentano, allora, degli interessanti punti di partenza per dar vita ad un ventaglio creativo di (infinite) possibilità.

I limiti estendono le nostre percezioni
Che influenza hanno la scarsità o l’abbondanza di risorse sulle nostre percezioni e sulla nostra creatività?
Ravi Mehta, docente presso l’Università dell’Illinois, e Meng Zhu, ricercatore presso la Johns Hopkins University, hanno svolto, nel 2015, un’interessante ricerca dal titolo: “Creating when you have less: the impact of resource scarcity on product use creativity”. Dai vari test della ricerca è emerso chiaramente che i partecipanti che hanno lavorato in “condizioni di scarsità” hanno ideato soluzioni molto più originali e creative.

Le abilità creative sono apparse molto più dipendenti dalla situazione che da tratti della personalità: quando si sono trovati ad affrontare la scarsità, i partecipanti si sono sentiti “costretti” ad “ingegnarsi” per utilizzare le (poche) risorse in modo non convenzionale. I partecipanti che hanno lavorato in “condizioni di abbondanza”, invece, si sono limitati a riproporre i pochi usi più comuni, senza superare la cosiddetta “fissità funzionale”.
Questo concetto, introdotto dallo psicologo gestaltista Karl Duncker, riguarda la capacità di usare un oggetto in modo originale e inusuale. Nel 1940 Duncker ha svolto una serie di esperimenti chiedendo ai partecipanti quali utilizzi si possono fare, per esempio, di una chiave inglese o di un martello. La maggior parte degli artigiani (idraulici, falegnami, riparatori) ha risposto “per battere” o “per stringere”. Le persone che non usavano quotidianamente questi attrezzi, invece, come le casalinghe o gli studenti, hanno suggerito delle funzioni differenti: fermacarte, fermaporta, contrappeso, ecc. La “fissità funzionale”, quindi, può essere definita come l’incapacità (o la difficoltà) di attribuire ad un oggetto funzioni diverse rispetto a quelle per cui viene usato abitualmente.

Il nostro cervello, in conclusione, appare progettato in base a principi di “risparmio energetico”: tende a seguire i “percorsi” già noti, riproponendo utilizzi (o soluzioni) che hanno funzionato in passato, finché non viene “costretto”, dalla scarsa disponibilità di risorse, a superare gli schemi e ad immaginare soluzioni creative.
Tu quali usi “alternativi” sapresti elencare per un fermacarte, una bottiglia di plastica o uno pneumatico?

I vincoli stimolano a superare lo “schema segreto”
Gli ostacoli possono aiutare a cogliere il “quadro d’insieme” e ad “aprire” la mente?
Un interessante studio (“Stepping back to see the big picture: when obstacles elicit global processing”), condotto da Janina Marguc-Steck, ricercatrice presso l’Università di Amsterdam, ha esplorato l’influenza degli ostacoli sul pensiero creativo.
I partecipanti sono stati sottoposti ad una serie di test in cui dovevano svolgere un compito semplice, come risolvere un anagramma, completare un labirinto, ecc. Metà di loro, però, ha avuto un ulteriore “ostacolo” durante l’esecuzione del test: una voce che elencava parole o numeri che non erano collegati all’esercizio.
Questo secondo gruppo si è dimostrato molto più abile (in alcuni casi di più del 40%) in successivi esercizi inerenti l’associazione di idee (come il Remote Access Test), la flessibilità mentale e la visione “globale” (fondamentale per cogliere collegamenti trasversali che portano a soluzioni veramente creative).
Questa ricerca dimostra” – ha affermato la Marguc-Steck – “che incontrare degli ostacoli nello svolgimento di un compito può stimolare uno stile di pensiero più ampio che porta le persone ad allargare la propria percezione, ad estendere le categorie mentali e a migliorare l’integrazione di concetti apparentemente non correlati tra loro.

Alf Rehn, docente di “Innovation and Entrepreneurship” al Royal Institute of Tecnology di Stoccolma, sostiene che nella nostra mente ci siano due “schemi” inseriti l’uno dentro l’altro. Quando svolgiamo qualche esercizio per stimolare la creatività agiamo solo sullo schema più interno, più facile da “infrangere”. Abbiamo così delle idee che ci sembrano creative, il cervello ci ricompensa con la dopamina (che ci dà piacere e la sensazione di essere intelligenti e creativi), ma lo “schema segreto” più profondo (e lo status quo) rimangono, inalterati, al sicuro.

Per raggiungere (e modificare) lo “schema segreto” è necessario allenare, in modo progressivo, il nostro pensiero con sfide sempre più impegnative (come suggerivo nel post “Sai generare idee (creativamente) pericolose? Intervista con Alf Rehn”).
Gli ostacoli e la scarsità di risorse, quindi, sono uno stimolo prezioso per ampliare il nostro pensiero, per superare un approccio ordinario e far “decollare” la nostra creatività.

Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai” – ammoniva Ernest Hemingway – “Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è.”

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