giovedì, Maggio 22, 2025

Le Pussy Riot al Wired Next Fest

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Proteste. Provocazioni. Performance.
Nadezda Andreevna Tolokonnikova, in arte Nadya Tolokno, sarà uno degli ospiti internazionali del Wired Next Fest di Milano, in programma ai Giardini Montanelli dal 26 al 28 maggio. È uno dei volti più noti delle Pussy Riot, il collettivo di attiviste russe, oltre che gruppo punk rock, che si è reso protagonista negli ultimi anni di numerose contestazioni ai danni del presidente Vladimir Putin e di alcuni clamorosi casi giudiziari.

Nadya è nata a Noril’sk nel 1989 e ha vissuto tra la Siberia e Mosca, dove ha studiato filosofia. Impegnata sin da giovanissima per i diritti delle donne e contro l’establishment, nel 2007 aderì al gruppo di street artist Vojna.
Con lei c’era l’artista e attivista russo-canadese Pyotr Verzilov, oggi suo marito, una delle figure più vicine alle Pussy Riot, portavoce non ufficiale e ispiratore del gruppo. Nadya era presente alla maggior parte delle azioni del collettivo.

Nel loro mirino le politiche autoritarie del Cremlino, le incarcerazioni di oppositori e blogger, le leggi contro gli omosessuali e la liberazione sessuale.

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Nel febbraio 2008 prese parte alla performance dal titolo Fuck for the heir Puppy Bear, per irridere la politiche sulla riproduzione e la crescita della popolazione lanciate da Dmitrij Medvedev. Assieme a una ventina di persone diede vita a un rapporto sessuale di gruppo all’interno del Timiryazev State Biology Museum di Mosca, allora era incinta e pochi giorni avrebbe partorito.

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Il gesto le diede grande popolarità e i primi seri problemi con la legge. Più volte Nadja e le compagne hanno organizzato irruzioni durante processi e manifestazioni pubbliche. Nel 2011 fecero il giro del mondo le immagini della loro Operation Kiss Garbage per le strade e nella stazione della metro di Mosca, dove le ragazze baciarono alcune agenti donna della polizia russa.

Nel 2014 fu arrestata e poi rilasciata a Sochi. Le Pussy Riot si trovavano in città per protestare contro le Olimpiadi Invernali organizzate da Vladimir Putin, ma furono aggredite dalle guardie durante una esibizione musicale.
L’episodio più clamoroso risale al febbraio 2012, quando Nadya, allora 23enne, fece il suo ingresso con due compagne nella Cattedrale di Cristo Salvatore, luogo sacro per la Chiesa ortodossa russa a Mosca. Qui suonarono la loro “invocazione punk” per la cacciata di Vladimir Putin: furono subito scortate fuori dalla polizia e messe in stato di accusa per “teppismo motivato dall’odio religioso e sociale”.

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Pochi giorni dopo furono condotte in carcere e diedero vita a uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni in cui si trovavano i detenuti: nel mondo si susseguirono manifestazioni per la loro libertà, star come Madonna e ong come Human Rights Watch e Amnesty International ne chiesero la liberazione. Durante la detenzione Nadya ebbe problemi di salute e denunciò l’impossibilità di comunicare con l’esterno. Fu più volte trasferita, senza che la struttura in cui si trovava fosse comunicata. La sua prigionia era divenuta un caso internazionale. Il 19 dicembre 2013 la Duma approvò l’amnistia, con due mesi e mezzo di anticipo rispetto alla sentenza. L’attività artistica e politica delle Pussy Riot da allora non si è più interrotta.

Prossimamente annunceremo data e orari esatti dell’intervento di Nadezda Andreevna Tolokonnikova. Qui l’evento Facebook del Wired Next Fest: cliccate su Parteciperò per non perdere tutti gli aggiornamenti sul programma.

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