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Mentre tristemente ci avviamo verso la conclusione di questa stagione televisiva, i palinsesti tradizionali si riempiono di episodi conclusivi e di repliche, mentre le novità si fanno più rare. Con le dovute eccezioni, ovviamente: su Netflix a maggio e giugno arrivano rispettivamente House of Cards e Orange Is the New Black, mentre a luglio torna il tanto atteso Game of Thrones. Ma anche Amazon Prime Video ci riserva una sorpresa, con I Love Dick.
Questa nuova serie tv di otto episodi da mezz’ora ciascuno partirà infatti il prossimo 12 maggio, dopo essere stata mostrata in anteprima il mese scorso durante il Festival di giornalismo di Perugia. È un prodotto irriverente e inconsueto, in cui una coppia in crisi subisce il fascino inaspettato e violento di un fantomatico e magnetico artista. Se ancora non ne avete sentito parlare, ecco qualche motivo per non farvi sfuggire una delle serie fra le più originali di questo periodo fra primavera e estate.
1. È tratta da un libro cult
La serie è tratta dall’omonimo libro divenuto di culto negli Stati Uniti, ma ancora inedito in Italia.
Scritto dall’autrice e regista Chris Kraus nel 1997, viene descritto dalla stessa scrittrice come la “fenomenologia di una ragazza sola“. Si tratta di un romanzo epistolare marcatamente sperimentale, in cui la protagonista, anche lei di nome Chris, manifesta la sua ossessione psicologica e sessuale per l’artista Dick (il cognome non è mai menzionato, ribadendo nella lingua inglese il sottinteso riferimento al membro maschile).
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Nel romanzo c’è una forte componente autobiografica e compaiono anche numerosi artisti contemporanei realmente esistenti, citati con nome e cognome. Lo stesso marito della protagonista, Sylvère, si riferisce a Sylvère Lotringer, fondatore della Semiotext(e), casa editrice del romanzo. Emily Gould del Guardian l’ha definito “il libro più importante dell’ultimo secolo sul rapporto tra uomini e donne”.
2. La dirige la creatrice di Transparent
Se avete apprezzato il coraggio, l’inconsuetudine sperimentale e al contempo la delicatezza di una serie come Transparent (un’altra proposta Amazon), non potete perdervi I Love Dick perché è realizzato dalla stessa creatrice, Jill Soloway, la quale ha appena esteso il suo accordo con Amazon. Convintamente femminista, Soloway nelle sue opere vuole sfidare la concezione tradizionale della donna nella società e nella cultura.
In effetti ci sono molte assonanze con Transparent: la protagonista Chris, attraverso il suo attaccamento per Dick e la scrittura delle lettere a lui rivolte, inizia un percorso di liberazione sia sessuale sia socio-economica, sfidando il ruolo subalterno che lei stessa aveva costruito nei confronti del marito più grande. In qualche modo riprendendo il ruolo e l’identità che le spettano, proprio come la transgender Maura.
3. C’è Kevin Bacon
Soloway ha pensato che un artista intellettuale ma anche fascinoso come Dick dovesse essere un cowboy che si muove per la città a cavallo e ha il proprio ranch. E ha subito pensato a Kevin Bacon per la parte, sex symbol anche all’età di 58 anni, perfetto per un personaggio capace di attirare un’attenzione quasi morbosa e al contempo di risultare estremamente distaccato nei confronti dei fan.
Ma grande merito va anche a Kathryn Hann, che dà il volto a Chris. Per lungo comprimaria in commedie strampalate e sitcom varie, in questi ultimi anni Hann si sta ritagliando ruoli di più grande richiamo, come appunto la sua partecipazione in Transparent o in film come La famiglia Fang, Capitan Fantastic e Bad Moms (di cui già si sta girando il seguito).
4. È una riflessione su fallimento e ossessione
Nel primo episodio Chris, che è una regista dalle fortune non proprio brillanti, ha la possibilità di portare il suo ultimo film al festival di Venezia ma riesce nuovamente a mandare tutto all’aria. La sua frustrazione nasce anche dal fatto di dover ancora dipendere dal marito, ma quando incontra la magnetica personalità di Dick non fa altro che passare da una dipendenza maschile all’altra.
A ciò si aggiunge che il personaggio di Kevin Bacon la tratta con sufficienza e quasi la ignora, ma questo non fa che aumentare l’ossessione di Chris. Contro ogni aspettativa, comunque, questa mania origina un percorso di liberazione e e consapevolezza incanalata proprio nella scrittura di assurde e intense lettere.
5. È decisamente femminista
Una protagonista così fallimentare e dipendente dalle figure maschili può sembrare a un primo sguardo un modello non proprio edificante. Invece Soloway è interessata a questa vicenda poiché “una volta individuato il percorso all’interno della serie, si trova questa cellula dormiente femminista, questo grido selvaggio che racconta come ci si sente a essere una donna“.
Le fa eco Hahn, affermando che tutto si basa sul percorso di evoluzione e crescita della protagonista: “Sta cercando di rivendicare la sua voce, senza però doversi infilare nel classico ruolo da brava ragazza“. Creata assieme alla sceneggiatrice Sarah Gubbins, la serie vanta un pool di autrici tutto al femminile: un rivendicazione precisa, quella di Soloway (che ne ha diretto anche sette episodi), “in un’epoca in cui un Presidente è stato registrato mentre faceva apprezzamenti offensivi nei confronti di tutte le donne“.
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