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Se leggi le regole di Blue Whale e cerchi di capire di cosa si tratta, la prima cosa che ti viene in mente è la sceneggiatura di un brutto film contro l’influenza negativa di internet sulle giovani menti scritto da uno che di internet non capisce niente.
Il solito neo-luddista noioso e annoiato.
Invece, è tutto vero.
Non si tratta di una sceneggiatura, ma di un gioco – se lo vogliamo chiamare così – ideato da uno studente in Psicologia. Un gioco crudele e idiota che sfrutta, appunto, internet per condizionare le menti dei più giovani.
Blue Whale è stato lanciato da un gruppo sul social network russo Vk dal suo ideatore, Philipp Budeikin, 22 anni. È circolato in Russia per poi allargarsi e coinvolgere un numero maggiore di adolescenti. Consiste nel seguire una cinquantina di prove che vanno dal tagliarsi i polsi, ma senza andare troppo in profondità, all’incidersi il disegno di una balena sul braccio, passando per la visione notturna di film horror, fino all’ultima definitiva richiesta: gettarsi da un piano alto.
Morire prendendo il controllo definitivo della propria vita.
In Italia di Blue Whale si è iniziato a discutere con un servizio delle Iene. In rete si parla di centinaia di suicidi di partecipanti tra i 9 e i 16 anni, sparsi in tutto il mondo, in America Latina, come in Europa, Italia inclusa: a Livorno un quindicenne si è lanciato nel vuoto da un grattacielo. A proposito di Philipp Budeikin, l’ideatore: è stato arrestato con l’accusa di istigazione al suicidio, senza mostrare il minimo pentimento, confermando tutto e dicendo che un giorno capiremo. “Ci sono le persone e gli scarti biologici. Io selezionavo gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili, che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società” ha detto. “Ho fatto morire quelle adolescenti, ma erano felici di farlo. Per la prima volta avevo dato loro tutto quello che non avevano avuto nelle loro vite: calore, comprensione, importanza“.
Io penso che, superando lo choc di un simile fatto di cronaca, la gente abbia già capito tutto senza bisogno che Budeikin spieghi alcunché. Il mondo è pieno di persone condizionabili. L’età in cui si è maggiormente vittima delle follie altrui è l’adolescenza. Blue Whale, in sé, non è una minaccia all’ordine costituito. Non è l’equivalente psichico di un virus informatico. Non è il gioco malvagio dal potere subliminale in grado di crackare le menti dei nostri ragazzi per ridurli ad automi. Non è l’Olocausto 2.0. No, non facciamoci influenzare anche noi da queste frasi a effetto. Blue Whale è follia pura. È una cosa perversa, da malati, che va a intaccare menti malate, deboli, ma non è a rischio pandemia. Perché gli adolescenti sono sì influenzabili, ma meno coglioni di quanto i loro genitori pensino.
Ancora una volta, non bisogna considerare il fenomeno in sé, o meglio, non solo, ma caso per caso, quei ragazzi che si sono uccisi o anche solo hanno partecipato, fallendo alla prima prova. Hanno compiuto un gesto folle perché c’era una certa dose di follia nella loro testa. Blue Whale l’ha plasmata, le ha dato un metodo, una serie di regole-prove da superare, ma rimane sempre follia. Un vuoto che c’era prima di Budeikin e del suo giochino da Joker psicopatico di quarta categoria. È da quel vuoto che bisogna partire per disinnescare certi fenomeni. E non dal fenomeno in sé che passerà per poi ritornare a galla in un’altra forma e farci dire che è colpa di internet, della televisione, dei videogiochi o di chissà cos’altro e fare dire al poveretto che l’ha ideato che “un giorno capiremo“.
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