venerdì, Gennaio 17, 2025

Ritmo e (alcuni) bravi attori: promossa la nuova serie 1993

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1993 La serie SkyTermina il primo episodio della serie 1993; dopo lo stacco pubblicitario mi aspetto che inizi il secondo, invece, mi trovo a vedere la replica della puntata che avevo appena visto. Rimango sorpresa per qualche istante, poi controllo l’orologio e solo in quel momento mi rendo conto di una cosa: non sono trascorsi i classici 50 minuti di un episodio, ma il doppio. Per oltre un’ora e mezzo sono stata di fronte alla tv, così presa dalle vicende narrate che non mi sono neanche resa conto del tempo che stava trascorrendo.

Ciò che distingue la nuova produzione di Sky dalla precedente 1992 è il ritmo: tutto accade molto velocemente senza dare il tempo allo spettatore di riuscire ad anticipare le svolte narrative che, altrimenti, in alcuni casi, sarebbero potute essere facilmente intuibili.
La serie segue i tempi della realtà: se 1992 ha rappresentato la salita sulle montagne russe, il percorso lento per arrivare fino in cima, 1993 rappresenta invece la discesa, la rapidissima caduta di un’intera classe dirigente.

Nel secondo capitolo di quella che è stata annunciata come una trilogia (prossimamente sarà realizzato il capitolo conclusivo, 1994), ritroviamo gli stessi personaggi presenti in 1992, con gli stessi pregi, ma, purtroppo, anche con gli stessi difetti. I 6 protagonisti, le cui vite si inseriscono nel difficile contesto storico italiano, restano delineati superficialmente e spesso sono rappresentati come delle macchiette, tra cliché e stereotipi, come la showgirl pronta ad andare a letto con il dirigente della Rai per fare carriera, il pubblicitario senza scrupoli che vede gli italiani solo come consumatori, l’ereditiera figlia di papà e il poliziotto buono che lotta per la verità.

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Ciononostante, le brillanti interpretazioni di alcuni membri del cast, come Miriam Leone (l’aspirante showgirl Veronica Castello), Guido Caprino (sempre più convincente nel ruolo del deputato leghista Pietro Bosco) e Antonio Gerardi (nei panni di un Antonio Di Pietro non parodistico), riescono a rendere la serie credibile e piacevole.

Non è facile avere a che fare con personaggi che hanno segnato la storia recente del nostro paese, ma gli sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo riescono a dosare magistralmente i vari elementi che permettono di renderli riconoscibili senza farli sembrare delle caricature, come nel caso di Massimo D’Alema (Vinicio Marchionni) e di Silvio Berlusconi (Paolo Pierobon).

1993 si presenta quindi come una versione migliorata e corretta del già buono 1992 nella speranza di un ulteriore crescita per un 1994 senza sbavature.

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