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2. I salti temporali
In pochi ricordano che il film pilota del 1975, che ha dato il via alla serie e la prima stagione andata in onda fra 1976 e 1977, erano ambientati durante la seconda guerra mondiale. Dopo la prima stagione, però, la Abc decise nonostante il successo di cancellarla, perché le ambientazioni d’epoca erano troppo costose e i nemici (i soliti nazisti) iniziavano a diventare noiosi.
L’anno successivo, però, la Cbs non si fece nessun problema a ordinare nuove stagioni, intitolate ora The New Adventures of Wonder Woman e ambientate nella contemporaneità, cioè negli anni Settanta. Gli unici del cast a rimanere furono ovviamente Carter e Lyle Waggoner, che nella stagione precedente interpretava Steve Trevor e ora suo figlio, Steve Trevor Jr (venne escluso però un coinvolgimento romantico anche con il discendente). Nonostante fossero passati 35 anni, Wonder Woman non era invecchiata di un soffio e nessuno si fece particolari domande, trattandosi pur sempre di un essere semidivino.
3. Le attrezzature
Nelle diverse versioni a fumetti o animate, Wonder Woman può variabilmente volare o fare lunghissimi balzi. Non potendo rendere questi poteri anche nella serie, i potenti mezzi delle tv anni Settanta pensarono bene di riesumare un altro dei suoi mirabolanti attributi: l’aereo invisibile. Anticipando di parecchi decenni la tecnologia stealth, si vedeva l’eroina volare su quello che era chiaramente un modellino di aeroplano trasparente.
Ma l’equipaggiamento della protagonista non finiva sicuramente qui. C’erano ovviamente i bracciali che rifrangevano i proiettili (su cui Lynda Carter azionava manualmente della cariche esplosive per simulare gli spari) e il lazzo che costringe a dire la verità. Non mancarono però attrezzature più moderne, come una tuta da sub a stelle e strisce e uno skateboard corredato dal suo caschetto en pendant.
4. I nemici
Nel corso dei numerosi episodi la struttura narrativa era piuttosto stabile: Diana Prince, segretaria dell’esercito all’apparenza svampita, veniva a conoscenza di qualche operazione segreta o svelava quasi casualmente l’identità di una qualche spia. A quel punto entrava in azione Wonder Woman e, dopo essere stata quasi sempre buttata al tappeto, intrappolata o ridotta in stato d’incoscienza, si riprendeva e sconfiggeva i nemici di turno (senza quasi mai usare la violenza, molto mal vista sul piccolo schermo all’epoca).
Per gli standard delle serie di quegli anni niente di troppo banale. Sorprendenti sono i nemici che di volta in volta la nostra era costretta ad affrontare: da ballerini con poteri ipnotici a delfini dalla volontà maligna, passando per bambini col potere di rubare le anime dei malcapitati con le Polaroid, una gang di mimi, fino all’incredibile cervello senziente di un milionario defunto. Niente che una principessa amazzone cresciuta in un’isola tropicale non possa sconfiggere, in ogni caso.
5. E gli amici
Non che gli alleati di Wonder Woman nella serie fossero meno bizzarri. A partire dalla sorella, Drusilla, inviata in mezzo agli umani nella prima stagione per riportare Diana sull’isola Paradiso ma poi convinta a stare con lei per vedere quanto il mondo avesse bisogno di aiuto. Si trasformava quindi in Wonder Girl (in altre versioni a fumetti il personaggio è riservato alle allieve, e non alla sorella, della Wonder Woman ufficiale), ma il suo ruolo fu così fastidioso (e inutile) da durare solo alcuni episodi.
Ma se qui siamo ancora nel canone dei fumetti, gli altri compagni di avventura di Diana Prince sono degni della più fervida immaginazione degli sceneggiatori anni Settanta: andiamo infatti da un supercomputer dotato di precoce intelligenza artificiale, Irac, a un piccolo robot semovente dalla voce squillante, chiamato Rover. In uno degli ultimi episodi, quando Wonder Woman si trasferisce a Los Angeles in vista di un’ipotetica ma mai realizzata quarta stagione, viene introdotto anche uno scimpanzé dalla pellaccia indistruttibile. Non sapremo mai come sarebbe andata a finire, comunque, a meno che il primate non venga reintrodotto in uno dei prossimi film.