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In un momento storico di riflessione sulle tematiche di genere, in cui i guardaroba si miscelano e si fanno fluidi, in cui la moda maschile è libera (finalmente) da obsolete forme rigide standardizzate, il Victoria & Albert Museum di Londra apre una grande mostra che celebra proprio il “potere, l’artisticità e la diversità dell’abbigliamento e dell’aspetto maschile”. Si intitola Fashioning Masculinities: The Art of Menswear, con la curatela di Claire Wilcox, Rosalind McKever e Marta Franceschini, e l’idea è quella di raccontare la pluralità della mascolinità, esplorando i modi in cui stilisti, sarti e artisti l’hanno costruita e interpretata, costruendola per poi disfarla, attraverso i secoli.
«La mostra muove dall’urgenza di guardare alla moda maschile con una sensibilità contemporanea, oggi è lei più che mai al centro dell’attenzione: sempre più designer scelgono di proporre le proprie idee – di moda, ma anche relative alla società e alla dimensione politica del proprio lavoro – mandando sulle passerelle maschili (e non solo) nuove definizioni di inclusività, mettendo in discussione la fissità tradizionale e gli stereotipi legati al vestire maschile», racconta a GQ Marta Franceschini, Exhibition Research Assistant per Fashioning Masculinities: The Art of Menswear, «E questo succede anche nell’arena pubblica in senso lato: i media straripano di rappresentazioni che si contrappongono all’idea di mascolinità come univoca e monolitica. La mostra vuole ripercorrere la storia dell’abbigliamento e dell’apparire maschile in maniera tematica, utilizzando opere d’arte e oggetti di moda per dimostrare come la mascolinità sia stata una categoria plurale e fluida, in passato come oggi».