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L’azienda finlandese F-Secure ha riferito alla rivista tedesca Der Spiegel di aver smesso di fornire il suo servizio Vpn, Freedome, in Russia nel 2017, per evitare di trasmettere un falso senso di sicurezza agli utenti che volevano evitare il controllo del governo. “Abbiamo preso la decisione di non vendere la nostra Vpn in Russia in modo molto consapevole – ha detto a Wired UK Antero Norkio, vicepresidente per la sicurezza dei consumatori di F-Secure –. Il governo russo non ti permette di fornire una Vpn adeguata che sia veramente sicura dal punto di vista dell’utente. Per esempio, le autorità possono richiedere l’accesso al servizio Vpn, cosa che sottoporrebbe i consumatori alla sorveglianza statale o al blocco degli accessi ai servizi web imposto dallo stato“.
F-Secure dice di operare esclusivamente in paesi dove può rispettare le leggi locali. La posizione dell’azienda non è però condivisa da tutti i suoi concorrenti. Le società di Vpn ancora attive nel paese dicono di operare ignorando le regole con discrezione.
L’opposizione delle aziende
La Russia lotta da anni con la crescente popolarità delle Vpn. Nel novembre del 2017 il paese aveva introdotto la cosiddetta legge sulle Vpn, nel tentativo di obbligare le aziende a bloccare i siti limitati dal governo. In Russia le Vpn sono tenute a impedire agli utenti l’accesso a qualsiasi url indicato nel registro unificato dei siti web bloccati del Roskomnadzor, che ora include anche Facebook e Bbc, spiega il vicepresidente di ExpressVPN Harold Li, aggiungendo che la sua azienda non rispetta la norma. F-Secure, invece, è tra le società che si sono fatte intimorire dal governo, interrompendo la vendita dei suoi prodotti Vpn un mese prima che la legge entrasse in vigore.
La legge sulle Vpn ha però dato slancio alle aziende straniere che non hanno lasciato la Russia, che sono diventate l’alternativa anti-regime. Non avendo personale nel paese che potrebbe subire conseguenze, queste società hanno potuto permettersi di ignorare le norme russe . “Oggi nessuno dei servizi più importanti è russo”, dice Migliano. Nel mercato russo operano invece aziende internazionali con sede in paesi come le Seychelles e le Isole Vergini Britanniche, che sono ben contente di aggirare le leggi del paese per continuare a garantire l’accesso agli utenti russi. “Alcune aziende russe che hanno cercato di rispettare la legge hanno finito per chiudere – spiega Klimarev della Internet Protection Society –. Nessuno comprava i loro servizi“. Ora il gruppo consiglia agli utenti russi di acquistare solo servizi Vpn da aziende straniere.
Quando le autorità russe bloccano le Vpn straniere che si rifiutano di adeguarsi alle norme del paese, le aziende trovano dei metodi alternativi. Nel settembre 2021 il Roskomnadzor ha preso di mira sei aziende leader nel settore imponendo loro delle limitazioni per aver violato la legge russa. L’autorità ha dichiarato che le società stavano creando “un ambiente per attività illegali, comprese quelle relative alla diffusione di droghe e pornografia infantile, estremismo e incitamento al suicidio“. ExpressVPN, una delle aziende oggetto dei provvedimenti, dice di essere stata presa di mira perché si è rifiutata di bloccare l’accesso a siti di news, servizi di posta elettronica sicuri e contenuti di opposizione politica. “All’epoca abbiamo detto, pubblicamente, che non lo avremmo fatto. È in antitesi al motivo per cui forniamo un servizio Vpn – racconta da Singapore Li di ExpressVPN –. Per quanto ne sappiamo, [il blocco, nda] fu una reazione a questo“.
Li racconta che subito dopo il blocco di ExpressVPN ci sono stati tentativi di bloccare il traffico dell’azienda, che però è riuscita ad aggirarli camuffando il suo traffico vpn in modo che sembrasse traffico regolare e non essere così individuato dalle autorità. “Preferiamo non scendere nei dettagli, ma si tratta perlopiù di cambiare l’aspetto dei nostri pacchetti di dati “, spiega Li, che aggiunge di aspettarsi blocchi più sofisticati che imitino le tecniche utilizzate da altri paesi dove ExpressVPN già opera.
“Potremmo assistere a un aumento dei blocchi di ip e domini, o delle limitazioni alla possibilità delle persone di accedere ai download delle app, come abbiamo visto in molti altri paesi – aggiunge –. Ci sono motivi di preoccupazione“.