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Ad oggi un iter creativo così complesso, lungo e meticoloso è semplicemente impensabile, l’industria cinematografica è cambiata così profondamente che ormai la connessione tra autorialità e intrattenimento è labile, comporta ogni volta una scommessa che dipende da un pubblico imprevedibile e capriccioso. Lo spettatore generalista odierno vuole evasione, immediatezza, divertimento, ripetizione pedissequa. Matrix Resurrection ce l’ha spiegato bene. Ed ecco perché tentare ancora la fortuna con questa saga, vuol dire farla deperire sempre di più.
Replicare la perfezione è impossibile
Il film del 1979 era un survival movie a dir poco portentoso a livello di contenuti e riferimenti, che spaziavano dal ricreare sulla nave Nostromo la società americana degli anni ’70, fino alla metafora della violenza verso la donna, inscenate dal concepimento e nascita dello xenomorfo, la stessa struttura fisica di quest’ultimo.
Non vanno dimenticati anche i riferimenti alla mitologia greca e mesopotamica, al femminismo in crisi di quegli anni e anche per questo ancora oggi il Tenente Ripley di Sigourney Weaver è la più grande eroina femminile del cinema.
Il sequel fu un action sci-fi a tinte forti, meno sofisticato forse nei contenuti, ma comunque ricchissimo a livello di sceneggiatura e simbolismo, con una suspense, un’atmosfera e sequenze diventate a dir poco leggendarie.
La protagonista diventò ancora più simbolo di una rivalsa delle donne, di un nuovo modo di intendere la presenza femminile in quel cinema dominato da Rambo e compagnia. Poi vennero il terzo e quarto film, ancora oggi fortemente detestati da tanti fan, generalmente considerati dei fallimenti, operazioni inutili, ma a fare un confronto con Prometheus e Covenant escono a testa altissima. Troppa cattiveria? No.
Se persino Ridley Scott in questi due tentativi non è riuscito a trovare il bandolo della matassa, un ulteriore possibilità di uno sviluppo non fine a se stesso, allora bisogna accettare un semplicissimo dato di fatto: Alien ha già dato tutto quello che poteva dare.
Bene o male la sua essenza di survival movie rende onestamente impossibile che diventi qualcosa di particolarmente vario o diverso da una lotta per la sopravvivenza contro un terribile nemesi. Per quanto ci abbia provato con un dispendio di mezzi enorme e a fronte di una resa visiva sicuramente affascinante, Scott non ha potuto nascondere buchi di sceneggiatura enormi, con una richiesta di sospensione dell’incredulità ben oltre la decenza.
Tutto ciò che ha un inizio ha una fine
Volete degli esempi? Pensiamo a Prometheus, dove due astronauti contro ogni logica trovavano che fosse una straordinaria idea cominciare a giocherellare con una specie di cobra alieno albino cieco e super aggressivo. Non andava meglio in Covenant, con un involontario omaggio alla commedia slapstick a base di scivolate sul sangue e colpi di lupara che distruggono una nave in stile la Pantera Rosa.