giovedì, Marzo 28, 2024

La storia di Luchè attraverso i suoi tatuaggi

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In questi giorni Luchè raccoglie il successo di un nuovo album fresco di stampa, Dove Volano Le Aquile, terzo lavoro uscito dai Co’Sang, dopo Malammore, Potere e DVLA. Un disco che lo trova e lo esprime al suo apice e riflette un momento di ritorno ma pure di cambiamento (anche di casa discografica). Negli ultimi mesi lo abbiamo incontrato due volte. La prima in occasione della sua dichiarazione di nuovi quanto antichi intenti, un post che ha annunciato le sue novità per il 2022, su tutte quella di fare uscire nuova musica in risposta a qualcosa che ha sentito come una chiamata a una missione. Quindi, ci ha raccontato Dove Volano Le Aquile, da cosa è nato e come si libra verso vette altissime. Nel mezzo, abbiamo registrato questo video che ripercorre la sua storia di musica e di vita sulla pelle, la sua personale tela dipinta. O come dice Luchè, una passione per i tatuaggi di cui non potrebbe mai pentirsi, perché non li ha mai fatti seguendo uno scopo estetico o un’aspirazione edonistica, ma per il significato che avrebbero avuto per lui, scelti senza seguire temi precisi ricorrenti, ma rispecchiando un’illuminazione del momento o una necessità interiore. Non li nasconderebbe, o peggio, eliminerebbe per alcun motivo al mondo. Anzi, ama molto «vedere rockstar invecchiate con tutti i loro tatuaggi ancora addosso: molto cool, vissute, come dei libri viventi».

Tattoo Tour con Luchè

I dieci minuti di questo video condensano le storie di diversi tatuaggi senza essere esaustive di una splendida opera in progress, che cresce parallela alla vita del rapper. Step più recente, un tatuaggio sulla tempia destra, frutto di un’illuminazione mattutina. L’idea era quella di un disegno che scendesse dalla tempia allo zigomo come un ricciolo. Una cosa di serpente sarebbe stata pesante, grave, oltre che banale. Così Luchè ha optato per un genio della lampada, qualcosa di decisamente più affine, che rimanda a ingegno e creatività. Sta vicino ad altri due tatuaggi importanti. Da un lato, sull’altra tempia, la scritta PROLIFIC, la stessa che aveva Nipsey Hussle, di cui era ed è fan, fatta in sua memoria quando è venuto a mancare. «Mi piaceva quel prolific», celebrativo di una mente che ribolliva di idee e «quasi una sorta di incoraggiamento a darsi da fare». Più sotto, una chiave musicale, che se sta lì non è un caso. «Tutti si fanno la lacrima per fare i “cattivi”, ma io non ne ho bisogno perché la reputazione mi precede. Così mi sono tatuato una nota, per cambiare la narrativa e riportarla alla musica». Il tour continua, esplorando dalla celebrazione eterna degli anni nei Co’Sang a quella dei suoi film preferiti (per musica o per racconto), a cui ha dedicato ben tre tatuaggi, fino al suo angelo custode, Yeiayel, la cui ala fa capolino dal(lo s)collo di camicie e polo, e Sant’Alfonso, a cui è devota tutta la sua famiglia e che gli è in qualche modo apparso a sorpresa a New York, in due occasioni entrambe importanti.

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