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Kat Dennings, attrice per la quale abbiamo un debole perché interpreta sempre la parte della tipa buffa, geek e prosperosamente sexy, non può più esprimere appieno le proprie doti comiche. Le viene sottratto il primato di protagonista per lasciare spazio a una narrazione più corale. L’unico vero problema della seconda stagione di Dollface, tuttavia, è Stella: l’autrice Jordan Weiss ha scaltramente deciso di sfruttare il trend che predilige i personaggi nerd sul piccolo schermo focalizzando l’attenzione su Jules, ma il suo alter ego televisivo è proprio Stella e con lei è sempre fastidiosamente apologetica. L’indulgenza nei confronti di questa vacua socialite che vuole passare per una donna bellissima ma che non se la tira, pratica ma anche creativa, corteggiatissima ma insicura in amore, sortisce l’effetto opposto rispetto alle intenzioni, delineando un personaggio artificioso e ostico, fastidioso e finto.
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Se Jules è la Miranda della situazione, Madison la Carrie del caso, Izzie è Charlotte, Stella sarebbe la versione di Samantha, ma non ci siamo. Senza l’audacia, la scorrettezza e il menefreghismo di questa figura iconica del panorama seriale, quello che resta non è affatto intrigante. Meno strana, brillante e “Jules-centrica“ della prima stagione, Dollface va ad aggiungersi alla folta schiera di autoproclamati prodotti pro-Girl power che non dicono e fanno niente di memorabile. È ancora divertente e piacevole, ma un po’ di delusione resta.