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Cosa succede al corpo di un astronauta in missione? Alla vigilia di un vero e proprio tour de force spaziale che vedrà le principali agenzie districarsi tra la sostituzione della Stazione Spaziale Internazionale (dove Samantha Cristoforetti ha appena segnato il record social con la prima diretta TikTok dallo spazio), il ritorno sulla Luna e la preparazione verso lo sbarco dell’uomo su Marte, un nuovo studio mette in guardia sul tempo trascorso dagli astronauti nello spazio. Stando ad una ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports il cervello degli astronauti subirebbe dei cambiamenti in orbita: analizzando il cervello di 15 astronauti, prima e dopo il viaggio di mesi sulla ISS, la ricerca ha evidenziato un’anomalia negli spazi perivascolari che si trovano intorno ai vasi sanguigni celebrali registrando un volume maggiore negli astronauti che sono andati sulla stazione spaziale per la prima volta. Chi era già stato nello Spazio, invece, non ha mostrato alcun cambiamento, segnalando la possibilità che il corpo riesca ad adattarsi alla microgravità: «Gli astronauti esperti potrebbero aver raggiunto una sorta di omeostasi», ha dichiarato il capo del team di ricerca Juan Piantino.
Nessun problema di memoria
Anche se i cambiamenti al cervello potrebbero sembrare drammatici o allarmanti – una dilatazione degli spazi perivascolari è considerato un sintomo importante per i malati di malattie neurodegenerative – gli astronauti non hanno mostrato alcun problema con l’equilibrio o la memoria, pertanto non c’è motivo di pensare che stiano soffrendo di problemi a causa di questi cambiamenti. La trasformazione è dovuta alla mancanza di gravità: poiché gli spazi di cui abbiamo parlato sono pieni di liquido, in assenza di gravità i fluidi tendono a raggrupparsi nella parte superiore del corpo durante i lunghi soggiorni nello spazio. Questo è ciò che provoca quell’effetto di gonfiezza nel volto e che potrebbe essere responsabile del calo alla vista segnalato da diversi astronauti. «Ci siamo tutti adattati a usare la gravità a nostro favore, ma cosa succederà alla fisiologia umana se dovessimo farne a meno? D’altronde, se la natura ha messo il cervello nella testa e non dentro ai piedi c’è una ragione», ha dichiarato Piantino al sito specializzato Digital Trends.
Cosa impariamo da questi studi
Capire come cambia il corpo umano durante il volo spaziale è una delle principali preoccupazioni per le agenzie spaziali, ma studiare questo argomento può anche essere vantaggioso per le persone sulla Terra. Sapevamo già che il cervello tende a diventare più grande nello spazio e che sembra adattarsi alle condizioni di microgravità facendo più affidamento sulle informazioni visive e tattili per l’equilibrio rispetto al sistema vestibolare del corpo, ma analizzare ogni singolo funzionamento può essere decisivo anche per ottenere più informazioni sulle malattie che influenzano la circolazione del liquido cerebrospinale.