venerdì, Settembre 29, 2023

Peggio del discorso di Elisabetta Franchi su donne e lavoro, ci sono le risposte tarde e ambigue della ministra delle Pari opportunità

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Perché la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti ha impiegato così tanto tempo a replicare alle frasi della stilista Elisabetta Franchi? E perché non ha ritenuto di dire praticamente nulla durante il famigerato convegno Donne e moda organizzato dalla società di consulenza Pricewaterhouse Cooper e Il Foglio, passato alla storia per le posizioni “medievali” dell’imprenditrice sul lavoro femminile, a cui pure Bonetti è intervenuta in collegamento? Risposta numero uno: perché il grande buco nero di questo paese è la pavidità con cui, in occasioni del genere, non si ha il coraggio di strappare il microfono e sistemare immediatamente le cose fuori posto. Così è stato per la moderatrice dell’incontro, la giornalista Fabiana Giacomotti, fra qualche sghignazzo e qualche battutina, così per la ministra di Italia viva.

C’è poi una risposta più articolata, che parla di diritti e valori. Oggi, con un’intervista a Repubblica, Bonetti ha rotto l’imbarazzante silenzio in cui era scivolata da giorni. “Ritengo che siano state frasi forti, che hanno evidenziato criticità e discriminazioni, e mettono in luce anche reali difficoltà delle aziende nei confronti del lavoro femminile e della maternità. Alle quali ho risposto spiegando quali misure concrete, a cominciare dal Family Act, il governo ha messo in campo proprio per evitare questa discriminazione. Dagli asili nido ai congedi parentali per i padri“, ha detto la ministra al quotidiano. Definire “frasi forti” quella robaccia è un eufemismo. Mentre la frase “reali difficoltà delle aziende nei confronti del lavoro femminile e della maternità” costituisce invece una formula come minimo ambigua da parte di una ministra della Repubblica. Le difficoltà sono anzitutto di chi si mette in fila per asili pubblici che coprono solo il 23% del fabbisogno fra 0 e 3 anni. Ma andiamo avanti.

Il rischio di discriminazione

Come ha giustamente messo in risalto Vitalba Azzollini su Domani, quello di Franchi è stato un discorso ai limiti della legalità: “Offrire vantaggi professionali in relazione al genere, all’età, alla maternità – ha scritto la giurista – può costituire un’ipotesi di discriminazione ai sensi del Codice delle pari opportunità, nonché un trattamento di dati personali che esula dai casi consentiti”. Su quello avrebbe dovuto intervenire la responsabile delle Pari opportunità, e immediatamente, con la serenità e la severità che si dovrebbe sfoderare quando si replica a oscenità come quelle pronunciate da Franchi. Per poi, semmai, preoccuparsi di snocciolare renzianamente quel che il governo ha fatto o non ha fatto. 

In altre parole, serviva – meglio prima ma sarebbe andato bene anche dopo – un intervento sui valori. Mentre Bonetti ha prima scelto sostanzialmente di tacere nel corso del convegno e poi di intervenire un paio di giorni in ritardo con qualche stringata rispostina in purissimo politichese. Sono parole un po’ tristanzuole. Va per esempio fiera di un congedo di paternità di 10 giorni, quando altrove in Europa si arriva anche a tre mesi. Ma soprattutto parole che schivano attentamente quella dura replica sui valori di cui c’era bisogno. Occorreva una condanna chiara, è arrivato un minuetto un po’ inconsistente. Sentite qui: “Il mio lavoro è creare le condizioni per non dover più sentire un discorso come quello di Elisabetta Franchi“.

La risposta che non è arrivata

Davvero non si capisce il senso di queste posizioni: Franchi ha detto di assumere donne sopra i 40 anni perché “se dovevano far figli o sposarsi lo hanno già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa e lavorano h24, questo è importante”. Sono persone a completa disposizione dell’azienda senza maternità e congedi, senza cioè la fantasia di godere dei propri diritti. Quali misure la ministra potrebbe proporre per neutralizzare quelle posizioni? Per non ascoltare più un discorso come quello di Elisabetta Franchi avrebbe dovuto risponderle sottolineando la gravità di un simile approccio: l’imprenditrice non ha infatti parlato di congedi parentali o asili nido, non è entrata nel merito dei provvedimenti politici che probabilmente ignora, ha fatto un rabberciato intervento pieno di stereotipi e diritti mal sopportati, autodenunciando fra l’altro il modo “discriminatorio” in cui gestisce la sua azienda. Di nuovo: Bonetti su quello avrebbe dovuto rispondere.

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