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Eurovision Song Contest 2020. Il mondo intero sogna di uscire dal suo primo lockdown generale e Diodato canta Fai rumore tutto solo nell’Arena di Verona all’interno di un’edizione simbolica della competizione canora.
Eurovision Song Contest 2022. Diodato è uno dei primi ospiti di una festa della musica tornata in presenza (e in Italia!!) e canta di nuovo Fai rumore che, viste le prove, possiamo assicurare che suonerà tutta nuova. Potere della musica, delle emozioni e di un’umanità felice di ritrovarsi tutta assieme.
«Sono molto contento di essere qui, di partecipare a una manifestazione importante tra le più seguite al mondo, un momento di forte condivisione, una festa consapevole – delle regole di sicurezza e anche di un clima storico teso – ma pur sempre festa, molto colorata». E’ passato per l’Eurovision Village e ci tiene a condividere la forte impressione che lascia: «dona una sensazione bellissima. C’erano un dj set e la gente a ballare sotto il palco, la sensazione di vivere un momento di liberazione.. una cosa che fa bene all’anima. Perché partecipare a eventi come questo è importante anche per l’anima». Non ha nessun rimpianto per la gara “mancata” del 2020 con un brano fortissimo capace di fare molto bene. Per Diodato è quasi meglio così. «E’ bello esser qui da ospiti (non sono un tipo competitivo e così lo vivo meglio)», spiega. Poi, subito, passa a descrivere la “nuova versione” di Fai rumore, mutata nella performance.
L’evento chiude un percorso di quasi tre anni («anche della canzone, perché sto lavorando a cose nuove e non vedo l’ora di poterle condividere con tutti»). «Dopo tutto questo tempo non volevo portare proprio la stessa canzone, volevo che in quei 4 minuti ci fosse anche un racconto, un racconto che appartiene a me ma probabilmente anche a molti altri (quello di un isolamento forzato dalle emozioni, più forti e capaci di attraversare un’umanità che sembra essere immobile e congelata ma pian piano torna alla vita)». Promette un momento pieno di emotività anche sul palco («i ballerini trasmettono umanità anche solo con la presenza fisica, il contatto che creano tra loro»). La coreografia partirà da una situazione di freddezza a «un momento di calore, celebrazione della voglia di tornare a vivere ed emozionarsi e condividere emozioni con altri esseri umani». Fai rumore è recentemente risuonata forte al concerto del 1° maggio a Taranto, con la canzone eseguita davanti a migliaia di persone («cambia il suo vestito e suona proprio come canto di liberazione, invito ad abbattere il silenzio tutti assieme»). Dopo l’Eurovision, tornerà in studio («non amo passarci tanto tempo, ma è una fase di cui avevo bisogno per mettere a frutto tutto il vissuto di questi due anni»). Prevede un’uscita non imminente, ma nemmeno così lontana e con la nuova musica arriva anche un tour europeo in autunno. «Toccherò le principali città europee ed è una cosa che mi rimette in connessione con tutto quello che mi ha portato a fare musica: nel live mi trasformo, è un momento fondamentale per me e poterlo condividere fuori dai confini italiani è un grande privilegio». L’Eurovision gli sta regalando un anticipo di queste sensazioni: la concorrente armena mi conosceva e mi ha citato alcuni versi delle mie canzoni; per me è stato un momento assurdo, è bello sentire di aver raggiunto una parte profonda di qualcun’altro che magari nemmeno parla la mia lingua, proprio come io per anni ho ascoltato canzoni in un inglese che ancora non parlavo… la musica ha una magia inspiegabile: è una ricerca umana che supera ciò che viviamo tutti i giorni». Insomma, Fai rumore ha ormai un’esistenza a sé stante. Come i bei classici.
Si tratta di un percorso capitato a molte canzoni passate nel contest internazionale e non necessariamente vincenti. Zitti e buoni ha aperto Måneskin la strada per un decollo che in molti hanno sognato per decenni. I brani dati per favoriti quest’anno che potenzialità hanno? «In Stefania della ucraina Kalush Orchestra, ci sono elementi interessanti anche se sono molto lontani dal mio genere: c’è forza, un’energia che viene forse anche da ciò che sta accadendo, ma il pezzo funzionerebbe comunque (ha qualcosa anche di pop, contiene un che della tradizione folk locale e poi ha del rap e pure elementi melodici che bucano», commenta Diodato mettendosi per un attimo nei panni del critico musicale. «Sicuramente è uno dei pezzi 2022 che ti ricordi di più». Le quote dei bookmaker indicano che sarà la rivale di Brividi di Mahmood e Blanco, «un pezzo bellissimo; ci siamo abbracciati al volo dietro le quinte prima delle prove e sento in loro una bella tensione emotiva», sottolinea il cantante, consapevole della difficoltà della gara in generale. «Il rischio di un brano con così tanto successo è che poi si sottovaluti, ma loro sono concentrati e attenti. Il problema è che ripetersi (come Stato) nelle vittorie è difficile». Per certi versi, anche stando alla filosofia con cui è nato L’Eurovision Song Contest, la vittoria vera sta nella partecipazione, nel proporre bene la propria musica e il suo messaggio, un po’ come alle Olimpiadi. Soprattutto con i venti di guerra che turbano questa primavera 2022. L’ESC arriva nel momento giusto come una «festa consapevole anche rispetto al messaggio di pace che si vuole comunicare e condividere, è molto importante anche per quello: la gioia dello stare insieme è ancora più consapevole».