mercoledì, Marzo 22, 2023

Se ti è piaciuto Doctor Strange nel multiverso della follia, devi assolutamente vedere L'armata delle tenebre

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Le riprese furono incredibilmente impegnative per tutte le persone coinvolte, ma l’estasiante immaginazione visiva di Raimi e l’entusiasmo di tutta la sua troupe, compreso un giovane assistente al montaggio di nome Joel Coen, diedero come risultato uno degli indubbi capolavori dell’horror postmoderno, così pieno di energia e di freschezza da attirare l’attenzione di Stephen King, già consacrato come il re dell’horror letterario. Il suo ardente e del tutto altruista lavoro di proselitismo è stato essenziale per far sì che La casa trovasse una distribuzione (New Line Cinema) e fosse persino visto al Festival di Cannes.

Il passo successivo nella carriera di Sam Raimi fu I due criminali più pazzi del mondo (1985), una collaborazione con i fratelli Coen che ebbe molto meno successo sia di critica che di pubblico. Fu allora che il suo agente, Irvin Shapiro, gli raccomandò di tornare sul set e di girare un sequel de La casa. Ma l’idea non gli piaceva e Raimi invece, presentò al super-produttore Dino De Laurentiis – un altro miracolo operato direttamente da King e dal suo inesauribile amore per il film – un’idea poco ortodossa: mandare il protagonista del film precedente, Ash (Campbell, nel suo ruolo più iconico), a combattere i demoni nel Medioevo. 

Alla fine, lui e De Laurentiis trovarono un compromesso: girare prima un sequel che sarebbe rimasto più o meno fedele all’originale e, se avesse funzionato, unirsi a quel film con quello che alla fine divenne L’armata delle tenebre. Non solo ha funzionato, ma La casa 2 (1987) rimane ancora oggi uno dei più estasianti mix di horror soprannaturale, gore esplicito, umorismo e puro piacere cinematografico. Il suo epilogo cliffhanger garantiva un’estensione di questa forma pagana, ma purissima, di magia.

L’armata delle tenebre si apre con una nuova versione della tragedia fondamentale di Ash (con Bridget Fonda che questa volta interpreta la sua ragazza!) per passare senza troppi giri di parole a un’epopea medievale piena di doppioni oscuri, scheletri, storie d’amore superficiali, omaggi ai cartoni animati della Warner, insuperabili gag fatte di gesti, puramente fisiche… Un terzo atto in cui l’ombra di Mark Twain e il suo Yankee alla corte di Re Artù vanno di pari passo con un alone di cinema d’avventura classico che profuma inconfondibilmente di lettera d’amore. 

Dopo l’anteprima al Festival di Sitges, molti fondamentalisti dell’horror si lamentarono del fatto che Raimi avesse tradito il gore delle sue origini a favore di uno spettacolo più ricco (spese undici milioni di dollari contro i 1.600.000 con cui girò Within the Woods) e di un tono giovanile, quasi familiare, che sarebbe stato inimmaginabile per lui dieci anni prima. In effetti, L’armata delle tenebre ha dimostrato che il cineasta poteva rimanere fedele a se stesso e alla sua concezione del cinema come un grande parco divertimenti pur operando ai margini del mainstream, cosa che il suo ultimo lavoro non fa che confermare. 

Doctor Strange nel multiverso della follia è un film dei Marvel Studios, sì, ma contiene abbastanza DNA raiminese per celebrare quell’ibridazione apparentemente impossibile tra spettacolo per tutte le età ed eccentricità autoriale. Usando le parole immortali di Ash:  così “Groovy!”.

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