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Abbiamo poi affrontato il tema della regolamentazione. Gli ho chiesto la sua impressione personale – dopo alcuni giorni (e incontri) in Italia – rispetto alla possibilità di arrivare a un punto di caduta condiviso tra Stati/governi/autorità regolatorie e Binance (e in generale le piattaforme di exchange di cripto). CZ si è detto favorevole a una regolamentazione, ma ci ha tenuto pure a sottolineare la possibile inefficacia dal suo punto di vista di una over-regulation. Gli ho fatto però una domanda più a monte: se vedeva un terreno minimo di confronto, anche solo considerando che mentre lui parla di valuta/moneta, molte istituzioni e autorità pubbliche continuano a ritenere che per le cripto si debba parlare di una nuova asset class (e che quindi così vadano trattate dal punto di vista regolatorio e fiscale). Ha risposto che c’è ancora un gap significativo tra le due visioni ma che ha visto, anche solo in questi ultimi sei mesi e nelle interlocuzioni concrete che ha avuto, una certa volontà nuova di ragionare insieme, e che un po’ di avvicinamento c’è stato.
Ci hai poi parlato della Academy di Binance, dove fanno formazione di base su blockchain e cripto con video e articoli tradotti in oltre 30 lingue, disponibili anche in italiano. E ha menzionato la collaborazione di Binance con tre università italiane: Insubria, Cattolica e Bari – ma “con l’obiettivo di passare da 3 a 30”. Intanto sarà interessante approfondire il perché di questo mix di partenza abbastanza originale.
Da ultimo, abbiamo ragionato, anche assieme alla sua Senior Executive VP Helen Hai e al suo Executive Vice President per l’Europa (ed ex ministro dell’innovazione della Slovacchia) Martin Bruncko di NFT, e quindi di cultura e arte e di come un Paese come il nostro potrebbe trarre vantaggio da una politica ben ragionata e attenta a distinguere e sostenere cosa di interessante, serio e promettente ci sia nel mondo della criptoarte.
Insomma: molte criticità e più di un punto interrogativo, pensando anche al momento di instabilità che sta caratterizzando il sistema finanziario in maniera trasversale dai mercati azionari agli scambi di cripto, alla improvvisa crisi dei nuovi ecosistemi. Ma senza dubbio (assieme a quello che ho fatto ad aprile a San Francisco con il vice presidente di Nvida Keith Strier) uno degli incontri più stimolanti da tanto tempo a questa parte e sicuramente temi – con opportunità e rischi, come ogni volta accade quando si parla di innovazione di grande scala – sui cui la parte più acuta del nostro Paese, pubblica e privata, dovrebbe massicciamente confrontarsi prima che il mondo si trasformi così profondamente da diventare per noi irriconoscibile.