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Come spiega Guberti, queste invasioni anomale di animali selvatici negli spazi urbani vanno corrette immediatamente, senza attendere che il cittadino si abitui alla presenza del cinghiale e viceversa. Attenzione, non si tratta solo di dare la caccia ai cinghiali, anzi: “Uno dei principali problemi è la gestione venatoria di questi animali, che ne ha accelerato la riproduzione e la proliferazione. Il modello di gestione che abbiamo adottato è un modello che ne ottimizza la riproduzione ed esalta la sua demografia. Il modo in cui facciamo la caccia al cinghiale oggi paradossalmente ne accresce il numero. Bisogna cambiare strategia e adottarne una complessa, dove sono previste azioni diverse e non la caccia indiscriminata”.
La carne di maiale cotta può propagare la peste
Quando la carne di maiale è cotta sopra i 60 gradi, il virus muore. Ma quando è cotta sotto i 60, il virus vive: salame, salsiccia e tutti i salumi a breve stagionatura possono quindi propagare il virus. E quando la carne di maiale è inservibile, finisce nella spazzatura: se questa è esposta alla possibilità che cinghiali o maiali la mangino, il virus si propaga. Per questo la gestione dei rifiuti nelle città è vitale per frenare l’avanzata della peste suina. Attenzione però, precisa Guberti: “Non ci sono alcune conseguenze o possibilità di infezione per gli uomini, né per altri animali diversi da maiali e cinghiali. Ma, se pensiamo alla conservazione della specie, nel sudest asiatico il cinghiale barbato – una specie di maiale selvatico – è molto sensibile al virus e sta rischiando l’estinzione“.
La peste suina africana in Europa
Al momento nell’Unione europea ci sono 350mila km quadrati di area infetta da peste suina africana, con più di un milione di cinghiali che ci vivono. Tutto è iniziato nel 2014 e oggi coinvolge la Polonia, la Germania, i paesi baltici, la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia. “È un problema quantitativo enorme”, continua lo scienziato. Che indica anche quali paesi hanno reagito al meglio: “Belgio e Repubblica Ceca: lo stanno affrontando come vorremmo fare noi, recintando le aree infette. Sta funzionando anche in Germania, ma qui c’è il problema enorme dei cinghiali che arrivano di continuo dalla Polonia”. Si tratta di linee guida codificate dall’Unione europea, a cui hanno contribuito studiosi come lo stesso Guberti. “In Italia ci sono le competenze e sappiamo quali regole devono essere seguite”. Il problema è applicarle in modo rapido ed efficace.