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Sostenute dall’aumento dei prezzi delle materie prime, impennati a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, le principali compagnie di combustibili fossili hanno goduto di un’ottima salute finanziaria nel primo trimestre dell’anno, a scapito di quella generale del pianeta. I 28 maggiori produttori mondiali di petrolio e gas hanno infatti guadagnato quasi 100 miliardi di dollari nei primi tre mesi del 2022.
Al primo posto troviamo quasi a pari merito la norvegese Equinor e la francese Total, con un introito di 17, 9 e 17,4 miliardi di dollari ciascuna. A seguire la britannica Shell, che ha realizzato incassi per 9,1 miliardi di dollari, il triplo di quanto guadagnato nello stesso periodo del 2021, e la statunitense Exxon, con incassi pari a 8,8 miliardi. Mentre Chevron, tristemente famosa per i disastri ambientali causati in Ecuador, ha aumentato i suoi guadagni di soli 6,5 miliardi e British petroleum, anch’essa famosa per alcuni disastri ambientali come quello nel Golfo del Messico del 2009, di 6,2 miliardi, chiudendo con i fatturati trimestrali più alti degli ultimi dieci anni.
“L’avidità di queste aziende è sconcertante – ha dichiarato al Guardian Lori Lodes, direttore esecutivo del gruppo ambientalista Climate Power che ha raccolto i dati sugli introiti delle compagnie -. Abbiamo sentito i loro dirigenti vantarsi di quanto l’inflazione e la tragedia della guerra in Ucraina gli abbiano permesso di aumentare i prezzi e questi profitti finiscono dritti nelle loro tasche”. Ben Van Beurden, amministratore delegato di Shell ha dichiarato che la situazione attuale ha consentito all’azienda di avere “una performance migliore, dalla quale gli azionisti potranno beneficiare”.
Proprio in questi giorni, l’Agenzia internazionale per l’energia ha affermato come sia assolutamente necessario non sfruttare nuovi pozzi di petrolio o giacimenti di carbone e gas, al fine di evitare una catastrofe climatica imminente. Secondo la comunità scientifica infatti, per arrivare a emissioni 0 entro il 2050 ed evitare che il pianeta superi un aumento della temperatura di 1,5 gradi, più dei due terzi di tutte le riserve di petrolio e gas identificate nel mondo dovranno restare nel sottosuolo. Lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato che “investire in nuove infrastrutture per i combustibili fossili è una follia morale ed economica”.
E mentre le compagnie petrolifere aumentano i loro introiti a dismisura, i prezzi globali della benzina e dell’energia continuano a salire e l’intervento statale riesce a malapena a contenerli. Anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è espresso in maniera abbastanza dura a proposito, sostenendo in un tweet come le aziende petrolifere e del gas non dovrebbero gonfiarsi le tasche sulle spalle dei lavoratori statunitensi.