lunedì, Settembre 16, 2024

Il tennis sarà sempre in buone mani, anche dopo Djokovic

Must Read

Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

Lei segue lo sport da oltre trent’anni, si ricorda la prima volta che è stato a Roma per lavoro?

«Era il 1994. Un’edizione importante per gli Stati Uniti, Pete Sampras vinse il singolare maschile, il suo primo e unico titolo sulla terra rossa e accese l’illusione di poter conquistare anche il Roland Garros». 

Sono passati 28 anni da allora, quanto è cambiato il Foro?

«Come tutto nel mondo, è cambiato anche questo torneo. La trasformazione più evidente è il Campo Centrale. Dal 2010 è stato completamente ristrutturato, ora è più grande e più capiente. Personalmente, lo preferivo prima: il campo era più vicino, i giocatori si vedevano meglio». 

Qual è il suo ricordo più bello degli Internazionali d’Italia?

«Un’intervista che ho fatto a Venus e Serena Williams, nel 1997. Mi sembra di ricordare ancora il nome del ristorante, Cavalieri. Le due sorelle erano giovanissime, diciassette e sedici anni, portavano l’apparecchio e le treccine colorate. Ricordo che Venus parlava tantissimo, mi avevano persino regalato una specie di diario che avevano scritto sul tennis». 

Secondo lei le rivedremo ancora in campo?

«È molto difficile rispondere. A volte mi sembra che Venus in realtà si sia già ritirata anche se non ufficialmente. Con le due sorelle è però impossibile formulare giudizi, qualunque cosa possiamo immaginare riguardo il loro ritiro, loro penseranno a qualcosa di diverso. L’unica cosa che penso è che quando succederà, si ritireranno insieme». 

In questi giorni agli Internazionali si sono visti molti striscioni riguardanti Roger Federer. Nella semifinale tra Zverev e Tsitsipas il nome Roger è stato urlato molte volte. È normale questa nostalgia nei confronti di un campione? Accadeva anche in passato?

«La nostalgia è sempre esistita e io personalmente sono un tipo nostalgico. Ma credo che Federer sia un’altra cosa, al pubblico manca davvero perché si è sempre sentito in sintonia con lui. Federer è un giocatore empatico, le persone sentono in qualche modo una connessione con lui, direi empatia. Per questo manca così tanto». 

E come sopravviveremo?

«La cosa positiva è che sono sicuro che il tennis andrà avanti, continuerà anche quando Federer smetterà di giocare. Mi convinco sempre di più guardando Carlos Alcaraz giocare. Lo spagnolo ha solo diciannove anni e un gioco spettacolare. Anche per i prossimi anni il tennis sarà in buone mani. Forse adesso sembra strano, i nostri vecchi amici sono sempre diversi dai nostri nuovi amici. Ma bisogna dargli fiducia».

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img
Latest News

Recensione Wash G1, la prima lavapavimenti Dyson

Dopo l'anteprima dello scorso maggio, abbiamo messo alla prova Dyson Wash G1, la prima soluzione per lavare i pavimenti...
- Advertisement -spot_img

More Articles Like This

- Advertisement -spot_img