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L’eruzione del Tonga è stata molto più potente non solo di qualsiasi evento vulcanico avvenuto nel ventesimo secolo, ma anche di qualsiasi test svolto per le bombe atomiche dopo la seconda guerra mondiale. È, quindi, la più grande e devastante esplosione mai registrata nell’atmosfera dalla strumentazione moderna quella del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, nel sud del Pacifico, tra le Fiji e la Nuova Zelanda, che lo scorso 15 gennaio ha eruttato distruggendo due isole, provocando enormi e ripetuti tsunami che hanno distrutto numerosi villaggi, ma fortunatamente pochissime vittime.
A confermarlo sono oggi un paio di studi pubblicati sulla rivista Science che, esaminando tutti i dati disponibili, sono giunti alla conclusione che probabilmente solamente l’eruzione del Krakatoa, evento catastrofico avvenuto in Indonesia nel 1883 e che ha causato oltre 30mila morti, può essere paragonabile con l’enorme impatto atmosferico prodotto di recente dal vulcano Tonga. “Tonga è stato un evento veramente globale, proprio come lo è stato Krakatau”, ha commentato alla Bbc News Robin Matoza, dell’Università della California a Santa Barbara, tra gli autori di uno degli studi. “Oggi abbiamo sistemi di osservazione geofisica che hanno registrato qualcosa che è davvero senza precedenti nei dati moderni”.
Infatti, grazie alla straordinaria gamma di strumenti terrestri e spaziali oggi disponibili, come sensori di pressione atmosferica, sismometri, idrofoni e satelliti, i ricercatori hanno potuto constatare che l’esplosione di Tonga, avvenuta dopo alcune settimane di attività del vulcano, ha prodotto diversi tipi di onde di pressione atmosferica che si sono propagate a grandissime distanze. Per esempio, per la gamma dei suoni udibili, alcune persone hanno riferito di aver sentito ripetuti boati anche in Alaska, a 10mila km di distanza circa. Anche la rete di rivelatori istituita per far rispettare il trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari ha captato il segnale degli infrasuoni: i dati hanno indicato che l’eruzione del vulcano Tonga ha prodotto un’onda di pressione atmosferica paragonabile a quella della più grande esplosione nucleare mai avvenuta, la bomba Tsar fatta esplodere dai sovietici nel 1961, ma con una durata maggiore di quattro volte.
In proposito, come vi abbiamo già raccontato, anche la Nasa aveva dichiarato pochi giorni dopo l’evento catastrofico che l’eruzione del vulcano Tonga risultava essere 500 volte più potente della bomba atomica sganciata su Hiroshima. “Abbiamo ottenuto un numero”, spiegava l’esperto dell’agenzia spaziale James Garvin, “circa di 10 megaton (milioni di tonnellate, ndr) di equivalente in tritolo”. “Potrebbe essere l’eruzione più rumorosa”, aggiungeva Michael Poland, del servizio geologico statunitense, “da quella di Krakatoa nel 1883″.
I due nuovi studi, inoltre, si sono concentrati sull’analisi delle cosiddette onde di Lamb, chiamate così in onore del matematico Horace Lamb, che sono onde energetiche che si propagano alla velocità del suono, lungo un percorso guidato dalla superficie terrestre. Anche in questo caso, osservano gli esperti, gli impulsi delle onde di Lamb prodotti dall’eruzione di Tonga hanno fatto il giro del pianeta almeno quattro volte. Inoltre, hanno contribuito, insieme a quelle dell’oceano, alla propagazione dello tsunami, non solo nell’Oceano Pacifico, ma anche nell’Oceano Atlantico e nel Mar Mediterraneo. Come racconta la Bbc, nel Regno Unito che dista circa 16mila km da Tonga, questi impulsi hanno iniziato ad arrivare 14 ore dopo l’eruzione, causando perturbazioni atmosferiche. “Se cercavamo la prova che l’atmosfera è straordinariamente interconnessa, eccola”, commenta Giles Harrison, fisico dell’atmosfera all’Università di Reading e coautore di uno dei due articoli. “Ciò che accade da un lato del pianeta può propagarsi dall’altro lato alla velocità del suono”.