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Le partenze internazionali raggiungeranno il 68% dei livelli pre-Covid nel 2022; dato che salirà all’82% nel 2023 e al 97% nel 2024, prima di recuperare completamente entro il 2025 al 101% dei livelli del 2019, con una proiezione di 1,5 miliardi di partenze internazionali. Sono le stime della più recente indagine di GlobalData, che evidenzia anche come la traiettoria della ripartenza internazionale non sarà lineare tra le diverse regioni o Paesi.
“Nel 2021 gli Stati Uniti sono diventati il più grande mercato di viaggi outbound del mondo – sottolinea Hannah Free, analista del settore viaggi e turismo di GlobalData -. Nel 2022, si prevede che le partenze dal Nord America raggiungano il 69% dei livelli del 2019, prima di recuperare completamente nel 2024, raggiungendo il 102% dei livelli del 2019, prima di altre regioni.
“Le partenze internazionali dai Paesi europei dovrebbero raggiungere il 69% dei valori del 2019 nel 2022. Con la ripresa della fiducia nei viaggi, si prevede che il mercato intraeuropeo ne beneficerà, grazie alla preferenza per i viaggi a corto raggio.
Entro il 2025, si prevede che le partenze internazionali saranno pari al 98% dei livelli del 2019″. Quanto al conflitto scaturito dall’invasione della Russia in Ucraina, se è vero che la guerra non ha superato i confini del Paese, “nel 2019 la Russia è stata il quinto mercato mondiale per i viaggi outbound, mentre l’Ucraina è stata il dodicesimo. In futuro, la limitazione dei viaggi in uscita da questi Paesi ostacolerà la ripresa turistica complessiva dell’Europa.
Ripresa rallentata per l’Asia-Pacifico, dove le partenze raggiungeranno “solo il 67% dei livelli del 2019 nel 2022, a causa della rimozione più lenta delle restrizioni di viaggio e della propensione a rinnovare le restrizioni interne durante le epidemie di Covid-19. Un tempo il più grande mercato di viaggi in uscita della regione e del mondo, la Cina non mostra alcun segno di allentamento delle sue rigide misure alle frontiere nel breve termine. Nel 2021, le partenze internazionali dalla Cina sono state appena il 2% dei livelli del 2019.
“Oggi i consumatori sono ora più propensi a ricercare esperienze autentiche, a richiedere offerte di viaggio personalizzate, a combinare viaggi di lavoro e di piacere e ad essere più consapevoli del loro impatto ambientale complessivo. La strada da percorrere per raggiungere una situazione normale è ancora lunga. Tuttavia, una potenziale piena ripresa al più tardi entro il 2025 offre al settore dei viaggi e del turismo buone ragioni per essere ottimista per il futuro”.