sabato, Settembre 14, 2024

Quelli che sentono l'odore dei suoni su TikTok

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La voce dello youtuber James Charles sa di vodka da cinque dollari in bottiglia di plastica. Non è una metafora: questo è letteralmente il sapore che l’utente di TikTok @tessfstevens sente quando ascolta Charles cantare. Secondo @henpuffs, un altro utente della piattaforma, il nome Harvey ha il sapore della salsa barbecue, mentre Daisy saprebbe “di burro lasciato al sole“. Che aspetto ha la voce di Miley Cyrus? L’anno scorso, @sarahkraning ha detto che è verde scuro, con sfumature di azzurro.

Questi tiktoker, insieme a molti altri, hanno la sinestesia, un fenomeno percettivo in cui due sensi si sovrappongono, consentendo di percepire l’odore dei colori, di vedere la musica o assaporare i suoni. Su TikTok i contenuti legati al fenomeno sono molto popolari: i video con il tag #synesthesia hanno messo insieme circa 289 milioni di visualizzazioni, e i “sinesteti” vengono tempestati da commenti di persone che li implorano di assaporare il loro nome o descrivere il colore della loro canzone preferita (almeno uno di questi tiktoker sollecita donazioni su PayPal per le richieste).

Lo scetticismo intorno al fenomeno

In teoria, però, la sinestesia dovrebbe essere un fenomeno raro. Si stima che la sinestesia lessicale-gustativa, quella che porta a sentire il sapore delle parole, si verifichi in meno dello 0,2% della popolazione. Quante probabilità ci sono che così tante di queste persone siano finite su TikTok? E come mai le celebrità antipatiche sembrano associate a un sapore cattivo, mentre quelle più popolari sanno di “pane caldo e fiocchi di neve“? In passato, alcuni tiktoker sono stati accusati di simulare un disturbo dissociativo dell’identità (ddi) per aumentare la propria fama. C’è qualcosa che non torna nel #synesthesiatok?

Questi ragionamenti si inseriscono nella lunga storia di scetticismo nei confronti della sinestesia. Nonostante nel 1993 il neurologo Richard E. Cytowic abbia stimato per la prima volta che solo una persona su 100mila era affetta da sinestesia, una ricerca più recente condotta dal Multisense synaesthesia lab della University of Sussex calcola che il 4,4 per cento della popolazione sia interessato dal fenomeno. “Il sospetto è che in realtà sia piuttosto comune, spiega il neuroscienziato John Harrison, autore di Synaesthesia: The Strangest Thing.

Harrison racconta che quando, negli anni Ottanta, iniziò a studiare la sinestesia con lo psicologo Simon Baren-Cohen fu “praticamente deriso” da un circolo di neuro-oftalmologia londinese. “Tornai qualche anno dopo con delle belle immagini di alcuni cervelli e tutti mi dissero: ‘Sì, immaginavo che ci fosse qualcosa di vero’“, riporta Harrison.

Nel 1995 Harrison e Baron-Cohen sottoposero sei sinesteti a un esame pet (tomografia a emissione di positroni), facendo nello stesso tempo ascoltare ai pazienti suoni e parole. Quando sentivano i suoni, la corteccia visiva dei sinesteti si “accendeva”. I risultati – racconta Harrison – furono “piuttosto notevoli” e permisero di realizzare una mappatura dell’esperienza sensoriale soggettiva. Da allora sono stati condotti sempre più studi di imaging cerebrale sulla sinestesi e Harrison afferma che il fenomeno è “passato dalla neurologia visionaria al mainstream“.

I dubbi sull’autenticità dei video

Per quanto riguarda le persone comuni (o gli utenti di TikTok), però, Harrison osserva che “se qualcuno sostiene di essere un sinesteta, a meno che non abbiate un sacco di soldi e di tempo, bisogna credergli sulla parola“. La soggettività dell’esperienza fa sì che anche i sinesteti nutrano dei dubbi su se stessi: nel subreddit r/synesthesia si possono trovare numerosi post con titoli come “Penso che la mia sinestesia sia falsa“, “Non so se fingo o no” e “Sto fingendo?“. Su Reddit, alcuni di questi utenti dicono di temere che nel loro caso il fenomeno sia semplicemente legato al desiderio di volersi sentire “speciali“.

Come si spiega allora la tendenza su TikTok? Harrison racconta che durante il suo primo incontro, quarant’anni fa, i sinesteti erano restii a parlare della loro condizione, perché temevano di essere ridicolizzati. “Sembra che la situazione sia cambiata – aggiunge Harrison –. Ora essere un sinesteta è molto affascinante“.

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