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Il Cnn – dal canto suo – non ha potuto fornire i dati né sul numero delle procedure avviate con il nuovo sistema; né sui costi medi applicati su tutto il territorio nazionale. Disco verde invece sul numero di richieste di intervento per istruzioni e malfunzionamento della piattaforma arrivate all’help desk. “Nel corso del 2021 abbiamo fatto numerosi corsi formativi su tutto il territorio nazionale in modo da permettere alla categoria di essere pronta e operativa da subito senza creare disservizi. In totale l’helpdesk ha ricevuto 25 richieste di supporto da parte di notai che dovevano svolgere la procedura online; molti altri hanno svolto la procedura in maniera autonoma sin dal primo atto. Coloro che hanno avuto bisogno di un primo supporto, a seguire hanno svolto la procedura online autonomamente per altri atti”, riferisce Vincenzo Gunnella, consigliere nazionale del notariato coordinatore commissione informatica.
L’esclusiva della costituzione online ai notai
È passato più di un anno (marzo 2021) dalla sentenza del Consiglio di Stato che aveva annullato il decreto del ministero dello sviluppo economico che permetteva la costituzione delle start up direttamente online, senza alcuna “vidimazione” del notaio o, in altri termini, “in assenza di atto pubblico”.
La sentenza accoglieva il ricorso del Consiglio nazionale del notariato, respinto in primo grado. Il Governo, prendendo il treno del recepimento della direttiva comunitaria 1151 del 2019 sull’uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario, ha ripristinato la competenza esclusiva dei notai che, con Notartel – la società informatica del Consiglio nazionale del notariato- hanno costituito la piattaforma on line insieme alla commissione informatica del Cnn (Pni, Piattaforma del notariato italiano).
La direttiva Ue, in verità, lasciava liberi gli Stati membri di decidere se optare per l’atto pubblico o meno, in considerazione delle proprie tradizioni giuridiche, ma ha fissato obblighi precisi a cui le piattaforme, da chiunque gestite, devono conformarsi. Il Governo ha esercitato la delega con il decreto legislativo 183 del 2021, non senza paradossi: si utilizza la piattaforma on line dei notai, ma la costituenda società deve rivolgersi ad un notaio della regione. La concorrenza va bene, ma non per tutti.
“Secondo il rapporto Doing Business della Banca Mondiale l’Italia è all’ultimo posto in Europa per costi e lunghezza delle procedure per costituire una società. Da noi in media costa circa 3mila euro e 10 giorni di lavoro, mentre nel Regno Unito bastano 12 pound e qualche ora, in Francia 100 euro e 24 ore. Con la nuova procedura riusciamo ad aprire una società 100% online e a ridurre tempi e costi di costituzione in misura considerevole. C’è ancora molto lavoro da fare però per allinearsi allo standard internazionale. Oggi per l’apertura di una società in Italia vengono lo Stato impone tasse onerose e procedure retrograde che non ci rendono competitivi a livello europeo”, ribadisce Toffoletto.