martedì, Aprile 23, 2024

Qual è il rischio sismico in Italia?

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Il 20 maggio 2022, alle ore 5.59, una scossa di magnitudo 3,3 ha colpito la provincia di Crotone, in Calabria. Lo riferisce l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv): il comune più vicino all’epicentro, a 2 chilometri di distanza, è Umbriatico. Nelle ore precedenti si erano già verificate diverse scosse, di cui una alle 23.01, di magnitudo 3,2. 

Lo stesso giorno di dieci anni fa, il 20 maggio 2012, si registrò, alle 04.03, una scossa di magnitudo 6,0 a 30 chilometri da Ferrara. Tra maggio e giugno di quell’anno, infatti, la parte centrale della pianura Padana fu colpita da un’importante sequenza sismica, che causò vittime, feriti e gravi danni agli edifici, per un valore economico stimato di circa 2 miliardi di euro. I terremoti fanno parte da sempre della storia della nostra penisola, ma qual è il rischio sismico in Italia?

Cos’è il rischio sismico e la qual è la situazione in Italia

Il rischio sismico misura i danni di un terremoto attesi in un certo intervallo di tempo. È una grandezza data dalla combinazione di pericolosità sismica, dalla vulnerabilità e dell’esposizione, fattori che variano in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e della presenza di opere e attività umane sul territorio. In particolare, per pericolosità sismica si intende la frequenza e la forza con cui si verificano eventi sismici su un territorio: tanto più, in un certo intervallo di tempo, sono frequenti terremoti ad alta magnitudo, maggiore sarà la pericolosità sismica della zona. Si tratta di una caratteristica fisica del territorio che non dipende dalle attività umane e che pertanto non può essere modificata, come la presenza di rilievi montuosi o di corsi d’acqua.  

Nel 2004 l’Ingv ha rilasciato la mappa della pericolosità sismica ( navigabile qui ) che fornisce un quadro delle aree più pericolose da un punto sismico in Italia in base ai valori di accelerazione del terreno attesi nei prossimi 50 anni. I colori associati ad accelerazioni più basse (azzurro, verde, giallo) indicano zone dove la frequenza di terremoti più forti è minore (ma non è impossibile che si verifichino); i colori più scuri (arancio, rosso, viola), invece, che indicano le zone in cui la pericolosità sismica è maggiore, seguono la dorsale degli Appennini, comprendendo zone che anche negli ultimi anni sono state colpite da forti eventi sismici, come quelli dell’Italia centrale del 2016 e del 2017. 

Mappa di pericolosità sismica. Fonte: INGV

A partire da questi dati si può fare una valutazione – seppur probabilistica – delle zone in cui è più facile che si verifichi un terremoto di una certa magnitudo.

Sebbene la pericolosità sismica sia un dato importante, non è l’unico fattore da tenere in considerazione quando si parla di rischio sismico. Concorre anche la vulnerabilità, ovvero la predisposizione di una costruzione o un edificio a essere danneggiato da un terremoto: è da questa grandezza, infatti, che dipendono principalmente le conseguenze di una scossa. Un edificio può essere vulnerabile – e quindi rispondere in maniera peggiore alle sollecitazioni delle onde sismiche – per numerosi motivi: tipo di edificio, progettazione inadeguata, utilizzo di materiali di qualità scadente o scarsa manutenzione. Infine, vi è l’esposizione, ovvero la presenza di beni o persone che effettivamente vengono esposti al rischio di subire danni in seguito all’evento sismico: per esempio, una città densamente popolata e ricca di edifici storici è più esposta rispetto a un paese con pochi abitanti e case relativamente nuove. 

L’importanza di essere preparati

Secondo la Protezione civile, l’Italia possiede una pericolosità sismica medio-alta, una vulnerabilità molto elevata e un’esposizione altissima, sia per la densità abitativa che per il patrimonio storico e artistico presente sul territorio. Tutte queste caratteristiche rendono la nostra penisola a elevato rischio sismico. Tuttavia, molto si può fare per fare prevenzione in zone ad alta pericolosità sismica e ridurre la vulnerabilità degli edifici: per esempio, nel 2018 sono state aggiornate le cosiddette Norme tecniche per le costruzioni all’interno della legislazione italiana, secondo cui la progettazione di nuovi edifici si basa sulla stima della pericolosità sismica e sulle caratteristiche del territorio a livello locale.

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