giovedì, Aprile 18, 2024

Uncharted & co.: i guai geopolitici di film e serie tv in Asia

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La chiamano “linea dei nove tratti“. È quella linea di demarcazione a U sulla quale la Cina basa le sue rivendicazioni territoriali nel mar Cinese meridionale. Ed è alla base di più di un rompicapo per i produttori cinematografici internazionali. Sì, perché con il perdurare delle tensioni diplomatiche e talvolta militari nelle innumerevoli aree contese dell’Asia-Pacifico aumentano i problemi e le possibili trappole di chi produce contenuti culturali come film o serie televisive. Il caso più emblematico degli ultimi tempi è quello di Uncharted, l’adattamento dell’omonima e popolarissima serie di videogiochi. Il film (che ha tra i protagonisti Tom Holland, Mark Wahlberg e Antonio Banderas) racconta la vicenda dei fratelli Drake, imprigionati per aver cercato di rubare la prima mappa realizzata dopo la spedizione di Magellano.

Il fulcro della storia è ambientata nelle Filippine, uno dei paesi del Sud-Est asiatico coinvolti nelle dispute territoriali con Pechino. Anzi, proprio su iniziativa di Manila nel 2016 il tribunale arbitrale dell’Aja ha emesso una sentenza che ha invalidato le pretese cinesi in buona parte della regione. Acque nelle quali transitano ogni anno merci per un equivalente di tremila miliardi di dollari. Sentenza mai riconosciuta dal governo cinese ma che costituisce invece la base sulla quale i governi dei paesi del Sud-Est asiatico fondano le loro lamentele di fronte alle manovre navali di Pechino, sia militari sia civili.

Fatto sta che in Uncharted compare per un frammento di due secondi l’immagine di una mappa che recepisce tutte le rivendicazioni territoriali cinesi. Vale a dire, la celeberrima linea dei nove tratti. Per questo motivo le Filippine hanno deciso di vietare la distribuzione della pellicola. La scena “è contraria alla sicurezza nazionale”, ha affermato il ministro degli Esteri Teodoro Locsin Jr. Dopo che nel 2016 il presidente uscente Rodrigo Duterte aveva avviato uno storico avvicinamento a Pechino, nell’ultimo anno Manila sembra essere in fase di ritorno al tradizionale “ovile” statunitense, visti anche i numerosi accordi militari e di difesa che intercorrono tra le Filippine e gli Usa. In concomitanza dell’uscita del film sono state realizzate tra l’altro delle maxi esercitazioni militari congiunte tra i due eserciti, in risposta anche al prolungato stazionamento di decine di navi cinesi nelle acque rivendicate dalle Filippine.

I fratelli Drake bannati nelle Filippine, ma anche in Vietnam e Malesia

Uncharted non ha avuto problemi solo nel paese che ha appena eletto presidente il figlio del dittatore Marcos. Anche il Vietnam, infatti, ha bannato il film e lo ha fatto sempre per lo stesso motivo: la mappa con la linea dei nove tratti. Le acque contese tra Pechino e Hanoi, peraltro, sono ricche di risorse naturali. Tanto che al loro interno il governo vietnamita ha assegnato concessioni petrolifere ad aziende nazionali. Il capo del dipartimento del cinema, chiamato a censurare i prodotti culturali non in linea con la sicurezza nazionale, ha spiegato il divieto di distribuzione del film citando una “immagine illegale dell’infamante linea dei nove tratti”. Anche Hanoi ha di recente avuto problemi con la Cina, avanzando rimostranze per delle esercitazioni militari svolte all’interno di un’area che il governo vietnamita ritiene come parte della sua zona economica esclusiva.

La stessa decisione è stata presa anche dalla Malesia, altro paese che ha in corso dispute territoriali nel mar Cinese meridionale. In un caso, tra l’altro, la Cina non è coinvolta. Si tratta dell’area di Sabah, rivendicata da Kuala Lumpur, Manila e Giacarta. Proprio l’Indonesia ha invece scelto di non vietare Uncharted.

Gli altri precedenti tra cinema e streaming

Non si tratta comunque certo del primo caso. Ne 2019 il film d’animazione Abominable, prodotto dalla DreamWorks, è stato bannato sia nelle Filippine sia in Vietnam. E sempre per aver mostrato la linea dei nove tratti. All’epoca, sempre il ministro filippino Locsin Jr. aveva chiesto alla popolazione non solo di rifiutare di guardare il film anche online ma anche di boicottare l’intera compagnia. Nel 2021, Netflix ha dovuto rimuovere alcuni episodi della serie tv Pine Gap, un thriller australiano, dalla sua piattaforma di streaming in versione vietnamita. Hanoi è forse la capitale più decisa tra quelle dell’area nel difendere le sue rivendicazioni territoriali e per questo negli ultimi anni è entrata più volte in polemica con il governo cinese. Nel 2020, durante la sua presidenza di turno dell’ASEAN (l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico), il Vietnam aveva ottenuto per la prima volta una presa di posizione unitaria sulla questione del mar Cinese meridionale. Questione non ancora regolata da un codice di condotta unitario la cui introduzione viene ufficialmente richiesta anche da Pechino.

Non c’è solo la questione del mar Cinese meridionale a dover essere tenuta in considerazione dai produttori cinematografici. Nelle scorse settimane, il kolossal indiano The Kashmir Files è stato vietato a Singapore. La pellicola è stata apertamente lodata dal primo ministro indiano Narendra Modi e dal suo governo ultra nazionalista. Racconta la storia dell’esodo degli indù dal Kashmir, regione a maggioranza musulmana, in una maniera che secondo i critici rischia di rinfocolare l’odio razziale e i sentimenti ostili nei confronti dei musulmani, i cui diritti in India sono stati fortemente erosi negli ultimi anni. A Singapore, città-stato comporta da una commistione di popolazione etnicamente cinese, malese e indiana, l’armonia interetnica e religiosa è un dogma sul quale si fonda la stabilità nazionale. Da qui la decisione di bloccare il blockbuster di Bollywood amato da Modi.

Gli schermi asiatici pesano sempre di più nei conti dei produttori cinematografici internazionali. Ma per non incappare in brutte sorprese meglio studiare le complesse questioni diplomatiche della regione.

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